In viaggio a tempo indeterminato/382: tutta l'Italia, con Cubetto
"Ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui mi incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos'è il Rinascimento.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio."
Questo testo lo cantava Gaber più di vent'anni fa, ma quella canzone io non l'avevo mai sentita prima di oggi.
Stavamo viaggiando lenti su una di quelle strade a curve dell'Appenino. Lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
È la prima volta che percorriamo in auto tutta l'Italia, da nord a sud, direzione Sicilia.
Non abbiamo un programma preciso, esattamente come quando viaggiamo all'estero. Saranno il caso, il destino, le coincidenze, gli incontri a guidarci.
Abbiamo un letto, una cucina, le provviste, l'acqua. Ci sta tutto nel retro di questa nuova macchina. Da fuori sembra minuscola, un cubo, ma noi in un letto così largo raramente ci abbiamo dormito.
Trovarla non è stato semplice, ma ormai abbiamo capito che in questi casi si deve solo avere la pazienza di aspettare.
Ci siamo imbattuti in auto che sembravano rubate, in venditori che alzavano il prezzo il giorno prima del passaggio di proprietà e persino in un vecchietto che ci ha urlato e bestemmiato in faccia solo perché abbiamo chiesto di provare a guidare la macchina.
Ma ora siamo qui, a bordo di Cubetto.
Seduti su sedili comodi.
Con le tre palle di stoffa portafortuna che vengono con noi dal 2021 quando le abbiamo acquistate da una señora in Guatemala.
La radio accesa gracchia perché perde la frequenza.
La melodia saltella e le parole a tratti spariscono.
Entriamo in una galleria e in sottofondo resta solo il rumore delle ruote sull'asfalto e delle altre macchine che vengono nella direzione opposta.
Quando sbuchiamo dall'altra parte del tunnel, sento quelle parole. È il testo di una canzone che non ho mai sentito.
"È Gaber. Bella questa canzone!" mi dice Paolo che ha riconosciuto la voce.
Quel testo, in quel momento, sembra descrivere quello che pensiamo, che non abbiamo mai detto ma che vorremmo dire.
"Poteva andarmi peggio"... e la radio torna a gracchiare. Salta e passa su un'altra frequenza.
"Ma come non ti accorgi
Di quanto il mondo sia
Meraviglioso
Meraviglioso
Perfino il tuo dolore
Potrà apparire poi
Meraviglioso
Ma guarda intorno a te
Che doni ti hanno fatto
Ti hanno inventato il mare"
Mamma mia quanto mi piace la voce del cantante dei Negramaro.
Paolo non lo sopporta.
Canto a squarciagola quelle parole che questa radio ballerina ha deciso di farci sentire.
Da quando siamo partiti nel 2018, ogni volta che sento questa canzone, è come se ascoltassi un inno. (Grazie Modugno)
Apprezzare la meraviglia che c'è nel mondo a volte è una sfida. Devi togliere lo strato di preconcetti che negli anni hai accumulato.
Devi mettere il "filtro bellezza" per riuscire ad apprezzare davvero quello che quel luogo può darti. Devi fare il passo di andare oltre il primo impatto per immergerti davvero nella "meraviglia" di quel luogo.
Lo abbiamo fatto in India, dove con anni di "allenamento" siamo riusciti a lasciare in secondo piano i clacson costanti, l'immondizia e il caos, e ci siamo immersi nella follia di una cultura millenaria.
Lo abbiamo fatto in Cina dove rivalutando tutto quello che pensavamo di sapere, abbiamo scoperto un Paese avanti anni luce.
Lo abbiamo fatto in Iran dove buttando giù tutte le barriere, ci siamo ritrovati attorniati da un'ospitalità che ci ha tolto il fiato.
E ora proveremo a farlo in Italia.
"Il Paese più bello del mondo" ci sentiamo ripetere da tutta la vita.
Ma anche quello da cui ci siamo allontanati perché ci stava stretto.
Quello che abbiamo osservato per anni da lontano. Che a volte abbiamo apprezzato e altre ci ha deluso. Quello che ci mancava ma dove non volevamo tornare. Viaggiare in Italia, per noi, non sarà semplice. La difficoltà non sarà logistica, di spostamenti o altre questioni pratiche. Cubetto sarà la nostra salvezza. La parte complessa questa volta sarà amarlo per quello che è, con tutti i suoi difetti, senza fare l'inutile tentativo di provarlo a cambiare. Non scontrarsi ma incontrarsi. Mamma mia sarà difficile!
Entriamo in galleria.
Purtroppo per Paolo, so tutto il testo della canzone. Quindi anche senza musica continuo a cantarla a squarciagola, ovviamente stonata.
"E vedrai che andrà bene
Andrà tutto bene
Tu devi solo smettere di gridare
E raccontare il mondo con parole nuove
Supplicando chi viene dal mare
Di tracciare di nuovo il confine
Tra il bene ed il male
Tra il bene ed il male"
Ok, ora inizio a preoccuparmi.
Questa radio è posseduta. O sembra conoscermi già molto bene.
Le canzoni di Brunori SAS per me sono un colpo al cuore. Non so quante lacrime abbiamo versato io e Paolo ascoltandole mentre guidavamo sulle interminabili strade australiane.
Questa in particolare mi fa mancare il respiro. Sento una stretta allo stomaco e mi ferisce per quanto è vera e cruda. E penso a quei bambini su un gommone in balia del mare che nessuno vuol fare attraccare. Sento le urla disperate di chi si accalca per un pezzo di pane, dopo mesi di bombe, morte e distruzione che tutti hanno visto ma nessuno ha voluto fermare.
E mi sento fuori luogo, mi sento in colpa per la fortuna che ho di essere nata in questo Paese, che oggi, con questo viaggio forse imparerò a conoscere meglio.
Mannaggia alla radio di questo Cubetto, se avesse trasmesso "Tutta l'Italia" di Gabry Ponte, forse avrei iniziato il viaggio un po' più spensierata! (O forse avrei messo la retromarcia).
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui mi incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos'è il Rinascimento.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio."
Questo testo lo cantava Gaber più di vent'anni fa, ma quella canzone io non l'avevo mai sentita prima di oggi.
Stavamo viaggiando lenti su una di quelle strade a curve dell'Appenino. Lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
È la prima volta che percorriamo in auto tutta l'Italia, da nord a sud, direzione Sicilia.
Non abbiamo un programma preciso, esattamente come quando viaggiamo all'estero. Saranno il caso, il destino, le coincidenze, gli incontri a guidarci.
Abbiamo un letto, una cucina, le provviste, l'acqua. Ci sta tutto nel retro di questa nuova macchina. Da fuori sembra minuscola, un cubo, ma noi in un letto così largo raramente ci abbiamo dormito.
Trovarla non è stato semplice, ma ormai abbiamo capito che in questi casi si deve solo avere la pazienza di aspettare.
Ci siamo imbattuti in auto che sembravano rubate, in venditori che alzavano il prezzo il giorno prima del passaggio di proprietà e persino in un vecchietto che ci ha urlato e bestemmiato in faccia solo perché abbiamo chiesto di provare a guidare la macchina.
Ma ora siamo qui, a bordo di Cubetto.
Seduti su sedili comodi.
Con le tre palle di stoffa portafortuna che vengono con noi dal 2021 quando le abbiamo acquistate da una señora in Guatemala.
La radio accesa gracchia perché perde la frequenza.
La melodia saltella e le parole a tratti spariscono.
Entriamo in una galleria e in sottofondo resta solo il rumore delle ruote sull'asfalto e delle altre macchine che vengono nella direzione opposta.
Quando sbuchiamo dall'altra parte del tunnel, sento quelle parole. È il testo di una canzone che non ho mai sentito.
"È Gaber. Bella questa canzone!" mi dice Paolo che ha riconosciuto la voce.
Quel testo, in quel momento, sembra descrivere quello che pensiamo, che non abbiamo mai detto ma che vorremmo dire.
"Poteva andarmi peggio"... e la radio torna a gracchiare. Salta e passa su un'altra frequenza.
"Ma come non ti accorgi
Di quanto il mondo sia
Meraviglioso
Meraviglioso
Perfino il tuo dolore
Potrà apparire poi
Meraviglioso
Ma guarda intorno a te
Che doni ti hanno fatto
Ti hanno inventato il mare"
Mamma mia quanto mi piace la voce del cantante dei Negramaro.
Paolo non lo sopporta.
Canto a squarciagola quelle parole che questa radio ballerina ha deciso di farci sentire.
Da quando siamo partiti nel 2018, ogni volta che sento questa canzone, è come se ascoltassi un inno. (Grazie Modugno)
Apprezzare la meraviglia che c'è nel mondo a volte è una sfida. Devi togliere lo strato di preconcetti che negli anni hai accumulato.
Devi mettere il "filtro bellezza" per riuscire ad apprezzare davvero quello che quel luogo può darti. Devi fare il passo di andare oltre il primo impatto per immergerti davvero nella "meraviglia" di quel luogo.
Lo abbiamo fatto in India, dove con anni di "allenamento" siamo riusciti a lasciare in secondo piano i clacson costanti, l'immondizia e il caos, e ci siamo immersi nella follia di una cultura millenaria.
Lo abbiamo fatto in Cina dove rivalutando tutto quello che pensavamo di sapere, abbiamo scoperto un Paese avanti anni luce.
Lo abbiamo fatto in Iran dove buttando giù tutte le barriere, ci siamo ritrovati attorniati da un'ospitalità che ci ha tolto il fiato.
E ora proveremo a farlo in Italia.
"Il Paese più bello del mondo" ci sentiamo ripetere da tutta la vita.
Ma anche quello da cui ci siamo allontanati perché ci stava stretto.
Quello che abbiamo osservato per anni da lontano. Che a volte abbiamo apprezzato e altre ci ha deluso. Quello che ci mancava ma dove non volevamo tornare. Viaggiare in Italia, per noi, non sarà semplice. La difficoltà non sarà logistica, di spostamenti o altre questioni pratiche. Cubetto sarà la nostra salvezza. La parte complessa questa volta sarà amarlo per quello che è, con tutti i suoi difetti, senza fare l'inutile tentativo di provarlo a cambiare. Non scontrarsi ma incontrarsi. Mamma mia sarà difficile!
Entriamo in galleria.
Purtroppo per Paolo, so tutto il testo della canzone. Quindi anche senza musica continuo a cantarla a squarciagola, ovviamente stonata.

Andrà tutto bene
Tu devi solo smettere di gridare
E raccontare il mondo con parole nuove
Supplicando chi viene dal mare
Di tracciare di nuovo il confine
Tra il bene ed il male
Tra il bene ed il male"
Ok, ora inizio a preoccuparmi.
Questa radio è posseduta. O sembra conoscermi già molto bene.
Le canzoni di Brunori SAS per me sono un colpo al cuore. Non so quante lacrime abbiamo versato io e Paolo ascoltandole mentre guidavamo sulle interminabili strade australiane.
Questa in particolare mi fa mancare il respiro. Sento una stretta allo stomaco e mi ferisce per quanto è vera e cruda. E penso a quei bambini su un gommone in balia del mare che nessuno vuol fare attraccare. Sento le urla disperate di chi si accalca per un pezzo di pane, dopo mesi di bombe, morte e distruzione che tutti hanno visto ma nessuno ha voluto fermare.
E mi sento fuori luogo, mi sento in colpa per la fortuna che ho di essere nata in questo Paese, che oggi, con questo viaggio forse imparerò a conoscere meglio.
Mannaggia alla radio di questo Cubetto, se avesse trasmesso "Tutta l'Italia" di Gabry Ponte, forse avrei iniziato il viaggio un po' più spensierata! (O forse avrei messo la retromarcia).
Angela (e Paolo)