Lecco, accoglienza migranti: lo stato di salute di un modello che funziona

Un presidio diffuso che accoglie 150 persone accompagnandole verso l’autonomia nell’arco di 12/18 mesi, attraverso un lavoro di equipe che agisce a più livelli. È la fotografia dello stato di salute del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) della provincia di Lecco, presentata mercoledì sera a palazzo Bovara durante una riunione della commissione terza.
Il Sai (nato Sprar nel 2001, poi diventato Siproimi nel 2018 fino ad assumere l'attuale denominazione nel 2020) è il sistema di accoglienza ordinaria del nostro Paese, al quale gli enti locali aderiscono su base volontaria e che gestiscono in collaborazione con il Servizio centrale, un ente istituito dal Ministero dell’Interno in convenzione con Anci, che, a sua volta, si avvale del supporto operativo della Fondazione Cittalia (a differenza dei CAS, i centri di accoglienza straordinaria, che ormai funzionano come centri di prima accoglienza e che sono amministrati direttamente dalle Prefetture).
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“Il Sai è il sistema che dà maggiori garanzie sia per quanto riguarda il processo di integrazione e la tutela dei diritti delle persone coinvolte sia per quanto riguarda la possibilità di inclusione delle persone all’interno della comunità - ha spiegato l’assessore al Welfare Emanuele Manzoni - È un sistema di presa in carico a 360° perché mette a disposizione tutti gli strumenti, dalla mediazione linguistico culturale, all’insegnamento della lingua italiana, al supporto psicologico, all’orientamento legale e lavorativo, e perché rende corresponsabile il territorio, grazie alla connessione stretta con gli altri servizi nella costruzione di un percorso che guarda al ‘dopo’. La scelta di distribuire l’accoglienza sul territorio permette di evitare i grossi centri e agevolare l’integrazione all’interno delle comunità”.
Ad approfondire questo aspetto è stata Manila Corti, responsabile per la Comunità Montana, l’ente titolare del progetto Sai “Lecco una provincia accogliente” che gestisce il servizio in co-progettazione con il Consorzio Consolida e le cooperative L’Arcobaleno, Aeris e La grande casa: “Il presidio diffuso è l’elemento che qualifica la nostra modalità, caratterizzata da una presenza continua e da un legame stretto con le amministrazioni che hanno aderito al progetto anche se abbiamo una centralità di gestione e un coordinamento garantito da figure trasversali a tutti i comuni e alle tre cooperative”.
Tra loro ci sono Brizida Haznedari, consulente giuridico-amministrativa e operatrice legale del Comune di Lecco e il referente Davide Biffi, che ha illustrato nel dettaglio il servizio: “L’obiettivo del Sai è quello di accompagnare ogni singola persona all’autonomia, i servizi che il sistema fornisce sono vitto e alloggio, accompagnamento sociale ai servizi del territorio, apprendimento dell’italiano per almeno 15 ore alla settimana, l’iscrizione a scuola dei minori in età dell’obbligo, informazione legale, percorsi di tirocinio o di lavoro e accompagnamento alla ricerca della casa”.
Le persone che possono accedere a questi servizi sono i richiedenti asilo considerati vulnerabili (donne, minori o uomini con "fragilità" certificate), titolari di protezione internazionale o sussidiaria, i titolari di protezione speciale o temporanea (una misura attivata per i profughi ucraini) e i minori stranieri non accompagnati che alla maggiore età vanno in prosieguo amministrativo.
Nel Sai della provincia di Lecco per la maggior parte sono presenti persone provenienti dai Cas del territorio a cui è stato riconosciuto un permesso di asilo o di protezione temporanea. Le principali nazioni di provenienza sono Nigeria, Ucraina, Pakistan, Mali e Afghanistan. Mentre a livello comunale ci sono 47 persone, 24 uomini e 23 donne, provenienti prevalentemente da Ucraina, Afghanistan e Nigeria. L’età più rappresentata è quella dei minori di 18 anni (che nel Sai di Lecco sono sempre accompagnati da un genitore o un adulto di riferimento), seguiti dalla fascia di età 30-40 anni e poi 20-30 anni.
“Sul territorio privilegiamo le strutture di accoglienza piccole, ad accezioni di due strutture collettive che si trovano a Maggianico e ad Airuno, che però hanno solo 15 posti l’una, tutte le altre sono appartamenti, normali abitazioni - continua Biffi - Il progetto all’interno del Sai dura di base sei mesi ma poi è possibile chiedere delle proroghe al Servizio centrale. All’interno del nostro servizio la permanenza media è di 12/18 mesi, proprio perché a differenza di una volta ci sono persone più vulnerabili che hanno bisogno di più tempo per raggiungere l’autonomia. Questo è un obiettivo che raggiungiamo grazie al lavoro di un’equipe multidisciplinare portato avanti in collaborazione con i Comuni e con le istituzioni e con le reti informali presenti sul territorio”.
Il costo del progetto lecchese, interamente sostenuto dal Servizio centrale e meticolosamente rendicontato con controlli estremamente severi, è di 45 euro per persona al giorno.

M.V.
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