Rastrellare rastrelliere
Cara Leccoonline
Nel teatro della mobilità urbana a Lecco va in scena sempre la stessa pièce: grandi annunci, infinite sperimentazioni e intanto le soluzioni più semplici restano dietro le quinte.
- È da anni che i cittadini chiedono un intervento tanto elementare quanto necessario: Più rastrelliere.
- Non arredi “iconici” o installazioni futuristiche, ma semplici, comode, diffuse, sicure, rastrelliere dove poter legare una bici in sicurezza, senza dover ricorrere a pali della luce o recinzioni di fortuna.
Ma niente. Le richieste restano lettera morta.
Figurarsi quelle, altrettanto di civiltà, che chiedono di dotarne i bus urbani (e extra) quelli, a iniziare, per i Piani d'Erna, Maggianico e Rioni. Utopia.
- E il motivo sembra ripetersi come un mantra: se non arrivano fondi esterni - da Regione, PNRR, da chissà dove - allora niente si può fare e niente fanno.
Se poi l’intervento non tocca la soglia psicologica dei 20.000€, quello speso dal Comune per un singolo cestino della spazzatura (ne son stati comprati 50, per un milione di euro) nemmeno si discute
- Nel frattempo, mentre la mobilità ciclabile continua a essere trattata con sufficienza tranne che per i manifesti a pagamento sui muri, viene sperimentato - per la terza volta - il servizio di monopattini elettrici in Città.
- La Delibera nr.134 con la Determina n.726 di fine maggio, con i loro refusi, ne reintroduce 150-200 con 29 aree di parcheggio obbligato.
L’iniziativa punta a servire, in primis, i turisti estivi, ora che la ferrovia oltre Lecco è chiusa.
Idea nobile, o solo mobile più che altro ma… c’è già un problema.
Come e quanto li useranno i turisti, se non vien fornito in dotazione il casco, che la normativa impone per legge? Mistero.
Anche perché lo stesso Atto riporta che l’assicurazione non copre "eventuali lesioni alla testa in caso di guida senza casco."
E questo, per un servizio pubblico, dovrebbe far riflettere.
È come invitare a cena e lasciare la tavola vuota, come andare a votare al referendum ma non ritirare la scheda.
- La sensazione, purtroppo, è che si continui a puntare su progetti “da vetrina”, più facili da raccontare che da rendere funzionali.
Nel teatro della mobilità urbana a Lecco va in scena sempre la stessa pièce: grandi annunci, infinite sperimentazioni e intanto le soluzioni più semplici restano dietro le quinte.
- È da anni che i cittadini chiedono un intervento tanto elementare quanto necessario: Più rastrelliere.
- Non arredi “iconici” o installazioni futuristiche, ma semplici, comode, diffuse, sicure, rastrelliere dove poter legare una bici in sicurezza, senza dover ricorrere a pali della luce o recinzioni di fortuna.
Ma niente. Le richieste restano lettera morta.
Figurarsi quelle, altrettanto di civiltà, che chiedono di dotarne i bus urbani (e extra) quelli, a iniziare, per i Piani d'Erna, Maggianico e Rioni. Utopia.
- E il motivo sembra ripetersi come un mantra: se non arrivano fondi esterni - da Regione, PNRR, da chissà dove - allora niente si può fare e niente fanno.
Se poi l’intervento non tocca la soglia psicologica dei 20.000€, quello speso dal Comune per un singolo cestino della spazzatura (ne son stati comprati 50, per un milione di euro) nemmeno si discute
- Nel frattempo, mentre la mobilità ciclabile continua a essere trattata con sufficienza tranne che per i manifesti a pagamento sui muri, viene sperimentato - per la terza volta - il servizio di monopattini elettrici in Città.
- La Delibera nr.134 con la Determina n.726 di fine maggio, con i loro refusi, ne reintroduce 150-200 con 29 aree di parcheggio obbligato.
L’iniziativa punta a servire, in primis, i turisti estivi, ora che la ferrovia oltre Lecco è chiusa.
Idea nobile, o solo mobile più che altro ma… c’è già un problema.
Come e quanto li useranno i turisti, se non vien fornito in dotazione il casco, che la normativa impone per legge? Mistero.
Anche perché lo stesso Atto riporta che l’assicurazione non copre "eventuali lesioni alla testa in caso di guida senza casco."
E questo, per un servizio pubblico, dovrebbe far riflettere.
È come invitare a cena e lasciare la tavola vuota, come andare a votare al referendum ma non ritirare la scheda.
- La sensazione, purtroppo, è che si continui a puntare su progetti “da vetrina”, più facili da raccontare che da rendere funzionali.
Paolo Trezzi