Lecco: con Soroptimist nuovi arredi al Parco Nicholas Green

Un nuovo gruppo di altalene, una casetta per il bookcrossing, una panchina rossa quale simbolo della lotta contro la violenza sulle donne: sono le nuove dotazioni del parco di via Pizzi a Lecco intitolato a Nicholas Green, un bambino statunitense ucciso accidentalmente nel corso di una rapina avvenuta in Italia nel 1994.
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Le nuove attrezzature del parco sono state donate dal Soroptimist club, in occasione del cinquantesimo di fondazione, nell’ambito del progetto “La città che vorrei” lanciato a livello nazionale dall’associazione d’élite e che ogni gruppo locale declina secondo le proprie sensibilità.

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Alla cerimonia d’inaugurazione sono intervenute la referente nazionale del progetto Bruna Floreani, la presidente del Soroptimist lecchese Silvia Villa, la vicesindaco Simona Piazza, l’assessore ai lavori pubblici Maria Sacchi e il prevosto don Bortolo Uberti.
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E’ stata Floreani a spiegare la filosofia del progetto “La città che vorrei”, un progetto ambizioso che è una palestra per il cervello e soprattutto una sfida all’altezza dei tempi: «portare il punto di vista delle donne nello sviluppo delle città perché dalla trasformazione delle città dipende il futuro sostenibile. L’Onu ci dice che oggi nelle città vive il 50% della popolazione mondiale, perché le città sono attrattive, ma ciò provoca anche problemi come disuguaglianze e solitudine e allora, perché una città sia sostenibile, viene indicata la necessità di far stare bene assieme tre cose: le persone, l’ambiente e l’economia che appunto sia sostenibile. Da parte nostra aggiungiamo altri due pilastri: la tecnologia con l’intelligenza artificiale che non sostituisca il nostro cervello e la cultura che ci aiuta a crescere. Occorre quindi ottimizzare risorse, scelte e approccio. Questo parco è un bene comunale non privato. E perciò bisogna coinvolgere e ascoltare le persone. E’ la stessa Banca mondiale a indicarcelo: oggi, il 90% delle decisioni vengono prese dall’uomo e quindi se le donne vogliono una città a loto misura bisogna rendersi attive e quindi reinventare la città. Il progetto “La città che vorrei” è un manifesto vero e proprio con il quale si propone un’allenza tra il pubblico e il privato».
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Silvia Villa ha definito questo intervento come di un messaggio d’invito a partecipare alla vita della città e a non lasciare sempre ad altri le scelte.
Don Uberti ha invece indicato nell’iniziativa «un segno importante per una città che vuole essere accogliente e inclusiva, con uno sguardo privilegiato sulle nuove generazioni per il quale le classifiche dicono che siamo primi in Italia, me se ciò è un onore è anche una responsabilità». 
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La vicesindaco Piazza, tra l’altro anche socia dello stesso Soroptimist, ha parlato di un segno tangibile del Soroptimist con il quale il Comune ha siglato un patto di collaborazione per “la città che vorrei” e che a livello nazionale vede impegnata anche l’Anci (l’Associazione dei Comuni italiani)  e cioè una città a misura di donna, condividendo «alcune linee guida sullo sviluppo delle città che non sia solo pensato dal punto di vista maschile, ma che risponde anche a politiche rivolte alle donne e le amministrazioni pubbliche hanno bisogno di queste sollecitazioni, per pensare di costruire assieme una comunità attenta a tutti e una politica condivisa». 
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Infine, l’assessore Sacchi ha ripercorso le tappe del progetto dai primi incontri alla fine dell’anno scorso, quando il Soroptimist ha presentato in Comune la proposta di nuovi arredi per il parco di via Pizzi, un parco nel cuore della città e vicino all’area della “Piccola” che diventerà un punto di riferimento per molte attività. Dopo le nuove altalene, la panchina rossa che «non fa la differenza ma è un monito» e la casetta del bookcrossing realizzata dalla cooperativa “Arcobaleno”, prossimamente arriverà anche un murale a dare colore alla casetta grigia che, in un angolo del parco, ospita gli impianti elettrici.
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Inoltre, ha voluto ricordare come la morbida pavimentazione alla base dell’altalena, così da attutire eventuali cadute, sia stata realizzata grazie al riciclo della gomma di vecchie scarpe, così come fatto per altre strutture sportive. Ha concluso poi il suo intervento citando il brano della scrittrice Elena Ferrante scelto come testimonianza sulla casetta del bookcrossing: «Se non c’è amore, non solo inaridisce la vita delle persone, ma anche quella delle città».
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Sono poi entrati in scena i bambini della scuola “De Amicis” ufficialmente eletti custodi del parco (e quindi del mondo): hanno cantato l’inno nazionale e un canto proprio sulla cura del mondo. La stessa presidente Villa ha detto di avere incontrato i bambini della scuola, chiedendo loro cosa avrebbero voluto per il “loro” parco «perché i bambini vanno ascoltati» e la risposta dei giovanissimi è stata pronta: un bagno, un’area per i cani e un orto.
Infine, il taglio del nastro, anzi dei nastri: quello tradizionale tricolore e un altro gialloblù che sono i colori del Soroptimist.
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Il piccolo parco, come detto, è intitolato a Nicholas Green, morto in circostanze tragiche durante una vacanza italiana con i genitori Reginald e Margareth: lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Nei pressi di Vibo Valentia, la loro auto venne scambiata da una banda di rapinatori per quella di un gioielliere e venne crivellata di colpi. Colpito alla testa, Nicholas non sopravvisse alle ferite e morì al Policlinico di Messina. I genitori autorizzarono l’espianto degli organi che aiutarono sette italiani, due dei quali riacquistarono la vista grazie al trapianto delle cornee. Fu un gesto che colpì: allora, in Italia, la sensibilità per la donazione degli organi non era ancora diffusa. E proprio quell’episodio gli diede una spinta. 
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Ed è il motivo per il quale nel 1996 l’associazione “Les Cultures” e l’Aido proposero al Comune di intitolare il parco di via Pizzi alla memoria di Nicholas Green. Nel marzo 2019, Reginald Green venne poi in visita a Lecco, soffermandosi commosso nell’area verde intitolata al figlio.
D.C.
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