In viaggio a tempo indeterminato/384: abbiamo un problema con i vulcani
"La vita è una danza nel cratere di un vulcano: erutterà, ma non sappiamo quando."
Lo diceva Yukio Mishima, un famoso scrittore giapponese. Mi mette un filo di angoscia questa frase, devo ammetterlo. Però in effetti in terra nipponica di vulcani se ne intendono parecchio. Ci convivono con quei bestioni brontolanti, esattamente come si fa in alcune regione italiane.
Mi ricordo ancora quando leggendo "Autostop con Buddha" mi trovai davanti una frase che mi stupì parecchio: "Kagoshima è la Napoli del Giappone". Le due città, dice l'autore, sono legate da "un'alleanza suicida" dato che entrambe sorgono all'ombra di un vulcano.
Quando eravamo in Giappone, ci eravamo ripromessi di andarla a vedere questa "Napoli giapponese". Non so se fosse la speranza di trovare una pizza a motivarci, dopo tutti quei mesi di riso. Ma quello che so è che a Kagoshima non ci siamo mai arrivati. Lo scooter con cui viaggiavamo ci ha abbandonati prima di raggiungere quella città nel sud dell'isola giapponese di Kyushu.
Non sapremo mai se anche a Kagoshima si beve la limonata "a cosce aperte"!
Dato che in Giappone ci è andata male e dato che l'ultima volta che siamo stati a Napoli il Vesuvio l'abbiamo visto solo come calamita, stavolta abbiamo deciso di avvicinarci di più e percorrere un sentiero che ci permettesse di guardarlo da vicino.
Ecco... mi sa che abbiamo un problema con i vulcani! Ogni volta c'è qualcosa che non funziona.
E così è successo che il sentiero per il Vesuvio era troppo scivoloso e con una pendenza tale da farci arretrare anziché avanzare.
E allora ci abbiamo riprovato con l'Etna, parecchi chilometri più a sud. Lo so, l'Etna qualche giorno fa ha dato spettacolo, ma noi ci siamo andati prima, quando non c'era niente se non qualche sbuffetto simpatico.
E se con il Vesuvio era stata una sconfitta, con l'Etna ci abbiamo rimesso anche una caviglia graffiata e qualche imprecazione perché nessuno aveva pensato che fosse una scelta saggia mettere un cartello che avvertiva della colata lavica di gennaio sul sentiero.
Boh, sarà che noi ai vulcani non piacciamo. O forse, semplicemente, scegliamo sempre la strada sbagliata. Che alla fine ci può anche stare perché stiamo parlando di montagne gorgoglianti che possono arrabbiarsi da un momento all'altro.

Noi ai vulcani non staremo simpatici, ma a me loro affascinano tantissimo.
Prima di tutto incutono quel timore che ti mette un po' di adrenalina quando ti ci trovi vicino.
E poi hanno la capacità di rendere "lunare" tutto ciò che li circonda.
Sarà per quel colore scuro della terra. Per quelle rocce laviche che sembrano fatte di carta vetrata. Per gli sbuffi e i rumori che provengono dal profondo, dal cuore della terra.
I vulcani sono vivi, sanno essere pacifici o guerrieri, addormentati o attivi.
E portano con loro quel qualcosa di misterioso e affascinante che ha ispirato scrittori di tutte le epoche.
Da Virgilio a Dante, l’Etna è stato citato in moltissime opere letterarie. Si dice persino che la fucina di Efesto, dio del fuoco e della metallurgia, si trovasse proprio al suo interno.
I vulcani sono un vero e proprio concentrato di potentissima energia.
Quello che però più mi piace dei vulcani è che la loro presenza ci "rimette al nostro posto".
Sono il promemoria costante del minuscolo spazio e della scarsa importanza che l'uomo ha sul pianeta Terra.
I vulcani ci ricordano che noi possiamo crederci i padroni del mondo quanto vogliamo, ma alla fine è la natura che detta le regole del gioco.
E finché ci lascerà vivere in questo mondo, nonostante il nostro costante tentavo di sfruttarlo, deturparlo e distruggerlo, non potremo che esserLe grati.
Lo diceva Yukio Mishima, un famoso scrittore giapponese. Mi mette un filo di angoscia questa frase, devo ammetterlo. Però in effetti in terra nipponica di vulcani se ne intendono parecchio. Ci convivono con quei bestioni brontolanti, esattamente come si fa in alcune regione italiane.
Mi ricordo ancora quando leggendo "Autostop con Buddha" mi trovai davanti una frase che mi stupì parecchio: "Kagoshima è la Napoli del Giappone". Le due città, dice l'autore, sono legate da "un'alleanza suicida" dato che entrambe sorgono all'ombra di un vulcano.
Quando eravamo in Giappone, ci eravamo ripromessi di andarla a vedere questa "Napoli giapponese". Non so se fosse la speranza di trovare una pizza a motivarci, dopo tutti quei mesi di riso. Ma quello che so è che a Kagoshima non ci siamo mai arrivati. Lo scooter con cui viaggiavamo ci ha abbandonati prima di raggiungere quella città nel sud dell'isola giapponese di Kyushu.
Non sapremo mai se anche a Kagoshima si beve la limonata "a cosce aperte"!
Dato che in Giappone ci è andata male e dato che l'ultima volta che siamo stati a Napoli il Vesuvio l'abbiamo visto solo come calamita, stavolta abbiamo deciso di avvicinarci di più e percorrere un sentiero che ci permettesse di guardarlo da vicino.
Ecco... mi sa che abbiamo un problema con i vulcani! Ogni volta c'è qualcosa che non funziona.
E così è successo che il sentiero per il Vesuvio era troppo scivoloso e con una pendenza tale da farci arretrare anziché avanzare.
E allora ci abbiamo riprovato con l'Etna, parecchi chilometri più a sud. Lo so, l'Etna qualche giorno fa ha dato spettacolo, ma noi ci siamo andati prima, quando non c'era niente se non qualche sbuffetto simpatico.
E se con il Vesuvio era stata una sconfitta, con l'Etna ci abbiamo rimesso anche una caviglia graffiata e qualche imprecazione perché nessuno aveva pensato che fosse una scelta saggia mettere un cartello che avvertiva della colata lavica di gennaio sul sentiero.
Boh, sarà che noi ai vulcani non piacciamo. O forse, semplicemente, scegliamo sempre la strada sbagliata. Che alla fine ci può anche stare perché stiamo parlando di montagne gorgoglianti che possono arrabbiarsi da un momento all'altro.

Noi ai vulcani non staremo simpatici, ma a me loro affascinano tantissimo.
Prima di tutto incutono quel timore che ti mette un po' di adrenalina quando ti ci trovi vicino.
E poi hanno la capacità di rendere "lunare" tutto ciò che li circonda.
Sarà per quel colore scuro della terra. Per quelle rocce laviche che sembrano fatte di carta vetrata. Per gli sbuffi e i rumori che provengono dal profondo, dal cuore della terra.
I vulcani sono vivi, sanno essere pacifici o guerrieri, addormentati o attivi.
E portano con loro quel qualcosa di misterioso e affascinante che ha ispirato scrittori di tutte le epoche.
Da Virgilio a Dante, l’Etna è stato citato in moltissime opere letterarie. Si dice persino che la fucina di Efesto, dio del fuoco e della metallurgia, si trovasse proprio al suo interno.
I vulcani sono un vero e proprio concentrato di potentissima energia.
Quello che però più mi piace dei vulcani è che la loro presenza ci "rimette al nostro posto".
Sono il promemoria costante del minuscolo spazio e della scarsa importanza che l'uomo ha sul pianeta Terra.
I vulcani ci ricordano che noi possiamo crederci i padroni del mondo quanto vogliamo, ma alla fine è la natura che detta le regole del gioco.
E finché ci lascerà vivere in questo mondo, nonostante il nostro costante tentavo di sfruttarlo, deturparlo e distruggerlo, non potremo che esserLe grati.
Angela (e Paolo)