Ozono: Moggio vicino alla soglia d’allarme. Situazione critica a Lecco e Valmadrera
Non siamo ancora alla soglia di allarme, ma poco ci manca. Tanto che anche il Codacons ha preso posizione sulla crescita preoccupante dell’Ozono nell’aria. Mentre meratese e casatese sono spesso flagellate dalle polveri sottili tra l’autunno e l’inverno (ma quest’ultimo periodo è stato particolarmente clemente) è il lecchese, e in particolare Moggio e l’area circostante a destare la massima attenzione. I livelli come stabilito dall’’art.14 del Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155 sono fissati a limite “Informazione” 1 ora 180 microgrammi/m3; limite di allarme a 1 ora 240 microgrammi/m3.
Già l’11 giugno la stazione di rilevamento di Lecco via Sora indicava il valore di 202 mentre a Valmadrera era di 206. Colico era a 184, Moggio 209 e Perledo 199.
Il 12 giugno Lecco via Sora saliva a 216, Valmadrera a 220, Colico a 197, Moggio a 224 e Perledo a 215.
Il 13 giugno, infine, Lecco via Sora 204, Valmadrera 215, Colico 182, Moggio 235 e Perledo 212.
Persistendo questo clima il rischio è che a Moggio e dintorni si superi la soglia di allarme.
L'ozono è un gas naturale che si forma normalmente nella stratosfera, lo strato dell'atmosfera terrestre che si estende dai 10-15 Km fino a 30 Km circa. La sua presenza qui risulta di fondamentale importanza per la vita sulla terra, in quanto fornisce un eccellente schermo in grado di filtrare le radiazioni ultraviolette (UV), potenzialmente cancerogene. I gas inquinanti prodotti dall'uomo, tra i quali soprattutto il Freon (usato principalmente come propellente per le bombolette spray) e l'ossido di azoto (NO, prodotto dai motori degli aerei) si propagano nella stratosfera e favoriscono la diminuzione dell'ozono, portando ad un assottigliamento dello strato di ozono stratosferico (“buco dell’ozono”).
Le concentrazioni di ozono sono nettamente più elevate nelle ore pomeridiane dei mesi estivi, anche se variano molto in funzione delle condizioni meteorologiche.
La soglia di allarme invece rappresenta il livello oltre il quale sussiste un rischio per la salute umana in caso di esposizione di breve durata per la popolazione nel suo complesso ed il cui raggiungimento impone di adottare provvedimenti immediati.
Il D. Lgs. 155/2010 definisce per l’ozono anche un valore obiettivo per la protezione della salute, da valutarsi sulla base delle rilevazioni condotte sugli ultimi 3 anni di misura.
In particolare, il valore obiettivo è pari a 120 microgrammi/m3 come massima media mobile giornaliera calcolata su otto ore. Il valore obiettivo è da non superare per più di 25 giorni per anno civile, come media su tre anni.
Effetti sulla salute non sono da trascurare. L’ozono troposferico costituisce una componente importante dello smog fotochimico; essendo un forte ossidante, è in grado di attaccare i tessuti dell’apparato respiratorio anche a basse concentrazioni, provocando irritazione agli occhi e alla gola, tosse e riduzione della funzionalità polmonare. La maggior parte di questi effetti sono a breve termine e cessano una volta che gli individui non sono più esposti ad elevati livelli di ozono, ma è noto che possano sussistere anche danni derivati da ripetute esposizioni di breve durata, come l’accelerazione del naturale processo di invecchiamento della funzione polmonare. Le categorie di persone maggiormente sensibili all’ozono sono le seguenti:
• Bambini: sono il gruppo a più alto rischio per l’esposizione ad ozono, perché essi trascorrono gran parte del periodo estivo all'aperto e sono spesso impegnati in attività fisiche intense. I bambini hanno anche maggiori probabilità di sviluppare fenomeni asmatici o altre malattie respiratorie.
• Soggetti sani che fanno attività fisica all'aperto: adulti in buona salute che fanno attività fisica all'aperto (sia essa sportiva o lavorativa) diventano un gruppo "sensibile" perché sono più esposti all'ozono rispetto alla popolazione meno attiva. L’esercizio fisico infatti può aumentare la frequenza respiratoria e quindi l’introduzione di sostanze inquinanti nei polmoni fino a 10 volte rispetto la situazione di riposo.
• Persone con malattie respiratorie (asma, broncopneumopatie croniche): tali malattie rendono i polmoni più vulnerabili agli effetti dell'ozono. Pertanto gli individui che si trovano in queste condizioni manifestano gli effetti dell'ozono prima e a concentrazioni più basse rispetto agli individui meno sensibili.
• Persone con una particolare suscettibilità all'ozono: la reazione all'ozono è molto diversa da individuo a individuo, per cui anche soggetti in buona salute possono risultare più suscettibili di altri. Questi individui manifestano infatti danni da ozono in modo più marcato rispetto alla media della popolazione. Vi sono infine alcune evidenze che indicano che gli anziani e/o le persone con malattie cardiache abbiano un'aumentata sensibilità all'ozono.
Dicevamo invece del PM 10. Questo inverno, complici le continue piogge e le temperature miti ha visto ridursi drasticamente il numero dei superamenti della soglia di 50 microgrammi per metro cubo. Storicamente è il meratese l’area più invasa dalle polveri sottili e il superamento di 35 volte l’anno in passato era la norma.
Invece quest’anno da gennaio i superamenti sono stati solo 7 registrati dalla centralina di Merate e precisamente nei giorni (indice di microgrammi per metro cubo):
MERATE 5/1 (57) – 14/1 (51) – 15/1 (59) – 18/1 (51) – 4/2 (51) – 5/2 (59) – 13/2 (54)
Ottimale la situazione nel lecchese con zero superamenti. Una sola volta a Valmadrera il giorno 5 gennaio con l’indice di 57, comunque relativamente basso.
Già l’11 giugno la stazione di rilevamento di Lecco via Sora indicava il valore di 202 mentre a Valmadrera era di 206. Colico era a 184, Moggio 209 e Perledo 199.
Il 12 giugno Lecco via Sora saliva a 216, Valmadrera a 220, Colico a 197, Moggio a 224 e Perledo a 215.
Il 13 giugno, infine, Lecco via Sora 204, Valmadrera 215, Colico 182, Moggio 235 e Perledo 212.
Persistendo questo clima il rischio è che a Moggio e dintorni si superi la soglia di allarme.
L'ozono è un gas naturale che si forma normalmente nella stratosfera, lo strato dell'atmosfera terrestre che si estende dai 10-15 Km fino a 30 Km circa. La sua presenza qui risulta di fondamentale importanza per la vita sulla terra, in quanto fornisce un eccellente schermo in grado di filtrare le radiazioni ultraviolette (UV), potenzialmente cancerogene. I gas inquinanti prodotti dall'uomo, tra i quali soprattutto il Freon (usato principalmente come propellente per le bombolette spray) e l'ossido di azoto (NO, prodotto dai motori degli aerei) si propagano nella stratosfera e favoriscono la diminuzione dell'ozono, portando ad un assottigliamento dello strato di ozono stratosferico (“buco dell’ozono”).
Le concentrazioni di ozono sono nettamente più elevate nelle ore pomeridiane dei mesi estivi, anche se variano molto in funzione delle condizioni meteorologiche.
La soglia di allarme invece rappresenta il livello oltre il quale sussiste un rischio per la salute umana in caso di esposizione di breve durata per la popolazione nel suo complesso ed il cui raggiungimento impone di adottare provvedimenti immediati.
Il D. Lgs. 155/2010 definisce per l’ozono anche un valore obiettivo per la protezione della salute, da valutarsi sulla base delle rilevazioni condotte sugli ultimi 3 anni di misura.
In particolare, il valore obiettivo è pari a 120 microgrammi/m3 come massima media mobile giornaliera calcolata su otto ore. Il valore obiettivo è da non superare per più di 25 giorni per anno civile, come media su tre anni.
Effetti sulla salute non sono da trascurare. L’ozono troposferico costituisce una componente importante dello smog fotochimico; essendo un forte ossidante, è in grado di attaccare i tessuti dell’apparato respiratorio anche a basse concentrazioni, provocando irritazione agli occhi e alla gola, tosse e riduzione della funzionalità polmonare. La maggior parte di questi effetti sono a breve termine e cessano una volta che gli individui non sono più esposti ad elevati livelli di ozono, ma è noto che possano sussistere anche danni derivati da ripetute esposizioni di breve durata, come l’accelerazione del naturale processo di invecchiamento della funzione polmonare. Le categorie di persone maggiormente sensibili all’ozono sono le seguenti:
• Bambini: sono il gruppo a più alto rischio per l’esposizione ad ozono, perché essi trascorrono gran parte del periodo estivo all'aperto e sono spesso impegnati in attività fisiche intense. I bambini hanno anche maggiori probabilità di sviluppare fenomeni asmatici o altre malattie respiratorie.
• Soggetti sani che fanno attività fisica all'aperto: adulti in buona salute che fanno attività fisica all'aperto (sia essa sportiva o lavorativa) diventano un gruppo "sensibile" perché sono più esposti all'ozono rispetto alla popolazione meno attiva. L’esercizio fisico infatti può aumentare la frequenza respiratoria e quindi l’introduzione di sostanze inquinanti nei polmoni fino a 10 volte rispetto la situazione di riposo.
• Persone con malattie respiratorie (asma, broncopneumopatie croniche): tali malattie rendono i polmoni più vulnerabili agli effetti dell'ozono. Pertanto gli individui che si trovano in queste condizioni manifestano gli effetti dell'ozono prima e a concentrazioni più basse rispetto agli individui meno sensibili.
• Persone con una particolare suscettibilità all'ozono: la reazione all'ozono è molto diversa da individuo a individuo, per cui anche soggetti in buona salute possono risultare più suscettibili di altri. Questi individui manifestano infatti danni da ozono in modo più marcato rispetto alla media della popolazione. Vi sono infine alcune evidenze che indicano che gli anziani e/o le persone con malattie cardiache abbiano un'aumentata sensibilità all'ozono.
Dicevamo invece del PM 10. Questo inverno, complici le continue piogge e le temperature miti ha visto ridursi drasticamente il numero dei superamenti della soglia di 50 microgrammi per metro cubo. Storicamente è il meratese l’area più invasa dalle polveri sottili e il superamento di 35 volte l’anno in passato era la norma.
Invece quest’anno da gennaio i superamenti sono stati solo 7 registrati dalla centralina di Merate e precisamente nei giorni (indice di microgrammi per metro cubo):
MERATE 5/1 (57) – 14/1 (51) – 15/1 (59) – 18/1 (51) – 4/2 (51) – 5/2 (59) – 13/2 (54)
Ottimale la situazione nel lecchese con zero superamenti. Una sola volta a Valmadrera il giorno 5 gennaio con l’indice di 57, comunque relativamente basso.
