Quando l'imparzialità viene messa in un cassetto con laicità e apertura mentale

Egregio Dottor Enrico Bianchini, 
Leggendo la sua lettera, mi è sembrato di assistere a un curioso esercizio di equilibrismo tra morale, diritto, religione, politica e... marketing emozionale. Un mix che avrebbe avuto un senso più chiaro se, oltre alla sua qualifica professionale, avesse indicato anche il suo ruolo politico – responsabile provinciale del Dipartimento Politiche Sociali di Fratelli d’Italia. Ma capisco, certe etichette funzionano meglio se messe all’occorrenza, come la cravatta nei giorni di festa. 
Il riferimento al patrocinio negato dal Comune di Malgrate – oggi guidato da un suo collega di partito – come pretesto per un sermone travestito da indignazione civile, fa un po’ sorridere. Avrebbe potuto risparmiarsi lo sforzo: si vedeva lontano un miglio. Complimenti invece per la scelta delle immagini: drammatiche al punto giusto, come insegnano nei corsi base di “comunicazione d’impatto per politici e affini”. Del resto, una foto ben scelta vale più di mille argomentazioni sbilenche. 
La sua prosa poi è un vero viaggio: tra peccato e diritti, Bibbia e Costituzione, doveri civici e catechismo. Una specie di Zelig etico-religioso. Ma tra un salto logico e l’altro, le è forse sfuggito un dettaglio evangelico importante: «Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio». Un messaggio semplice semplice, che però la sua parte politica continua a confondere, come se la laicità dello Stato fosse un fastidio, un optional, una parentesi storica da chiudere il prima possibile. Già che cita il Codice Deontologico degli Assistenti Sociali, le propongo una breve lettura – giusto per allineare l’ideologia con la professione: “La definizione internazionale di Servizio Sociale recita: “Il servizio sociale è una professione basata sulla pratica e una disciplina accademica che promuove il cambiamento sociale e lo sviluppo, la coesione e l’emancipazione sociale, nonché la liberazione delle persone. Principi di giustizia sociale, diritti umani, responsabilità collettiva e rispetto delle diversità sono fondamentali per il servizio sociale. Sostenuto dalle teorie del servizio sociale, delle scienze sociali, umanistiche e dai saperi indigeni, il servizio sociale coinvolge persone e strutture per affrontare le sfide della vita e per migliorarne il benessere. La definizione di cui sopra può essere ampliata a livello nazionale e/o regionale.” 
Tradotto: non è previsto che l’assistente sociale giudichi le famiglie in base al loro orientamento, alla loro composizione, o ai versetti del catechismo. Mi sorprende che, da professionista, lei sia rimasto ancorato a una visione della famiglia da libro delle elementari anni ’50. Le famiglie, oggi, sono tante cose: e se si costituiscono davanti allo Stato, hanno doveri reciproci e – guarda un po’ – anche dei diritti. Non sarebbe più sensato, persino dal suo punto di vista professionale, che ogni componente di una famiglia, qualunque essa sia, avesse tutele e garanzie? O ci affidiamo ancora al “buon senso naturale”, che è tutto tranne che oggettivo? E a proposito di natura: basta con il mantra del “contro natura”. La natura è tutto fuorché monocromatica. Maschi che allattano, femmine capobranco, animali che si autoriproducono. Se proprio vogliamo ispirarci alla natura, prepariamoci a una varietà che il vostro pensiero gender in confronto è un trattato di matematica lineare. La verità, caro dottore, è che dopo aver letto la sua lettera, temo per i giovani e le famiglie che un giorno potrebbe assistere. Perché l’imparzialità – quella che dovrebbe contraddistinguere la sua professione – pare essere stata messa in un cassetto, accanto alla laicità e all’apertura mentale. 
E, se mi è concesso un ultimo sorriso amaro, fa quasi tenerezza vedere con quanta convinzione vogliate imporre la dottrina della Chiesa come legge dello Stato, proprio voi che vi dichiarate così ostili a certi integralismi. Alla fine, sembra quasi che sogniate uno Stato teocratico… solo con una croce diversa. 
Cordiali saluti (più per forma che per convinzione)
Luca Maggioni, Pres. Nazionale GayLib
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