Dalla Polisportiva Valmadrera all'Europeo Under 19: Lidia Consolini, con il pallone tra i piedi, sogna in grande
Se il movimento calcistico femminile italiano è in evidente crescita - con l'attenzione, anche mediatica, destinata a salire ulteriormente nel prossimo mese di luglio in concomitanza con l'Europeo in programma in Svizzera - è anche merito di ragazze come lei, che ci hanno creduto davvero fino ad arrivare lì, allo step del professionismo che nel nostro Paese è diventato realtà solo nel 2022.
Lidia Consolini è ancora ai primi passi della sua carriera con il pallone tra i piedi, ma in un certo senso può già dire di avercela fatta. Perché non è da tutte - per quanto, come dicevamo, i numeri siano in aumento - riuscire ad appena diciotto anni a ritagliarsi un posto da titolare nell'Inter (Primavera) e pure nella Nazionale Italiana Under 19 allenata da Nicola Matteucci, dopo aver ampiamente convinto in Under 17.

Carate Brianza la città di nascita indicata sulla carta d'identità di Lidia. Che però è cresciuta a Valmadrera, iniziando a coltivare il suo sogno di fare la calciatrice proprio nella Polisportiva CG, dove ovviamente tutti continuano a seguirla e a tifare per lei a distanza, come testimoniato anche dai frequenti messaggi social di incoraggiamento dell'ex presidente (e già sindaco) Antonio Rusconi. Di ruolo terzino destro, ma perfettamente in grado di agire anche in altre zone della difesa come braccetto o come centrale da vera giocatrice moderna, in questi giorni la giovanissima atleta lecchese sta inseguendo - da sotto età - il sogno dell'Europeo di categoria in Polonia, dopo aver visto sfumare proprio in finale con il suo club di appartenenza lo scudetto Primavera, vinto 2-0 dalla Juventus nella finalissima del 29 aprile scorso.
Alta e slanciata, con tratti e colori che hanno spinto molti a descriverla come una guerriera della mitologia norrena, Lidia si sta davvero imponendo come uno dei prospetti più interessanti del calcio femminile italiano, uno di quei talenti destinati a una lunga e importante carriera. L'abbiamo intervistata, direttamente dal ritiro azzurro in Polonia grazie alla collaborazione dello staff Comunicazione della FIGC.

- Lidia, raccontaci un po' come è iniziato tutto, nella "tua" Valmadrera…
Da piccola avevo praticamente solo amici maschi, e tutti giocavano a calcio. A un certo punto, quindi, ho chiesto ai miei genitori di iscrivermi alla Polisportiva: da quel momento in poi non ho mai smesso, finché mi ha notato un osservatore dell'Inter che, tramite un open day, mi ha poi ingaggiata. Sono lì da ormai sette anni e non ho mai avuto particolari difficoltà se non quelle logistiche, legate ai lunghi viaggi per gli allenamenti e al tempo trascorso lontano da casa, che chiaramente mi ha un po' precluso la possibilità di vivere un'adolescenza "normale", con tutti gli svaghi e la vita sociale insieme ai miei coetanei. Quando vuoi davvero inseguire un sogno, però, metti da parte tante cose, e va bene così.
- Sogno che stai condividendo anche con Jessica Ciano (altra giocatrice dell'Inter originaria del lecchese e cresciuta calcisticamente nel Tabiago a Nibionno, ndr).
Sì, con lei è nato un bellissimo rapporto, fin dai tempi della Rappresentativa Longobarda: eravamo sempre insieme nei viaggi in navetta per gli allenamenti, sappiamo bene l'impegno che è servito per arrivare fino a qui.
- In che cosa vuoi e sai di dover ancora migliorare?
Sicuramente sia sul lato tecnico che su quello fisico, in queste gare europee si nota molto la differenza anche rispetto ad alcune avversarie. Dal punto di vista tattico il mio punto di forza è la duttilità, perché di base gioco da terzino ma sono adattabile anche come centrale e braccetto, che poi è un po' il mio ruolo preferito, per quanto dipenda molto anche dal modulo scelto dall'allenatore.
- Nel frattempo hai anche sostenuto l'esame di maturità: sarà stata sicuramente un'altra bella soddisfazione…
Aspettiamo di avere l'esito finale (ride, ndr). Comunque sì, anche perché appunto non è stato facile conciliare tutto.
- In famiglia hai sempre trovato il sostegno necessario?
Sì, assolutamente: mio papà è sempre stato un appassionato di calcio, mia mamma e mia sorella meno ma ora fanno il tifo per me (ride, ndr). Nel fine settimana mi raggiungeranno anche qui in Polonia.
- Come sta andando questa avventura europea?
All'esordio, nella partita di domenica contro le padrone di casa, ci aspettavamo qualcosa in più di un pareggio per 1-1 perché sapevamo di essere superiori. Domani, però, avremo un'altra gara importante contro la Svezia in cui daremo il massimo (una vittoria sarebbe già sufficiente alle Azzurre per guadagnare la qualificazione al prossimo Mondiale di categoria, ndr).
- E un bilancio della tua stagione all'Inter?
È rimasto un po' di amaro in bocca per la sconfitta nella finale scudetto, ma ora con le mie compagne cercheremo di rifarci in Nazionale.
- Sognando in grande, quali sono i tuoi obiettivi per il prosieguo della carriera?
Puntando molto in alto mi piacerebbe giocare in un top club europeo e vivere le notti della Champions League, magari proprio con la maglia dell'Inter. Oltre che, ovviamente, il Mondiale con la Nazionale maggiore.
Il tempo è sicuramente dalla sua parte. E Lidia, con il pallone tra i piedi, continua a sognare.
Lidia Consolini è ancora ai primi passi della sua carriera con il pallone tra i piedi, ma in un certo senso può già dire di avercela fatta. Perché non è da tutte - per quanto, come dicevamo, i numeri siano in aumento - riuscire ad appena diciotto anni a ritagliarsi un posto da titolare nell'Inter (Primavera) e pure nella Nazionale Italiana Under 19 allenata da Nicola Matteucci, dopo aver ampiamente convinto in Under 17.

Lidia Consolini con la maglia della Nazionale Italiana
Carate Brianza la città di nascita indicata sulla carta d'identità di Lidia. Che però è cresciuta a Valmadrera, iniziando a coltivare il suo sogno di fare la calciatrice proprio nella Polisportiva CG, dove ovviamente tutti continuano a seguirla e a tifare per lei a distanza, come testimoniato anche dai frequenti messaggi social di incoraggiamento dell'ex presidente (e già sindaco) Antonio Rusconi. Di ruolo terzino destro, ma perfettamente in grado di agire anche in altre zone della difesa come braccetto o come centrale da vera giocatrice moderna, in questi giorni la giovanissima atleta lecchese sta inseguendo - da sotto età - il sogno dell'Europeo di categoria in Polonia, dopo aver visto sfumare proprio in finale con il suo club di appartenenza lo scudetto Primavera, vinto 2-0 dalla Juventus nella finalissima del 29 aprile scorso.
Alta e slanciata, con tratti e colori che hanno spinto molti a descriverla come una guerriera della mitologia norrena, Lidia si sta davvero imponendo come uno dei prospetti più interessanti del calcio femminile italiano, uno di quei talenti destinati a una lunga e importante carriera. L'abbiamo intervistata, direttamente dal ritiro azzurro in Polonia grazie alla collaborazione dello staff Comunicazione della FIGC.

- Lidia, raccontaci un po' come è iniziato tutto, nella "tua" Valmadrera…
Da piccola avevo praticamente solo amici maschi, e tutti giocavano a calcio. A un certo punto, quindi, ho chiesto ai miei genitori di iscrivermi alla Polisportiva: da quel momento in poi non ho mai smesso, finché mi ha notato un osservatore dell'Inter che, tramite un open day, mi ha poi ingaggiata. Sono lì da ormai sette anni e non ho mai avuto particolari difficoltà se non quelle logistiche, legate ai lunghi viaggi per gli allenamenti e al tempo trascorso lontano da casa, che chiaramente mi ha un po' precluso la possibilità di vivere un'adolescenza "normale", con tutti gli svaghi e la vita sociale insieme ai miei coetanei. Quando vuoi davvero inseguire un sogno, però, metti da parte tante cose, e va bene così.
- Sogno che stai condividendo anche con Jessica Ciano (altra giocatrice dell'Inter originaria del lecchese e cresciuta calcisticamente nel Tabiago a Nibionno, ndr).
Sì, con lei è nato un bellissimo rapporto, fin dai tempi della Rappresentativa Longobarda: eravamo sempre insieme nei viaggi in navetta per gli allenamenti, sappiamo bene l'impegno che è servito per arrivare fino a qui.
- In che cosa vuoi e sai di dover ancora migliorare?
Sicuramente sia sul lato tecnico che su quello fisico, in queste gare europee si nota molto la differenza anche rispetto ad alcune avversarie. Dal punto di vista tattico il mio punto di forza è la duttilità, perché di base gioco da terzino ma sono adattabile anche come centrale e braccetto, che poi è un po' il mio ruolo preferito, per quanto dipenda molto anche dal modulo scelto dall'allenatore.
- Nel frattempo hai anche sostenuto l'esame di maturità: sarà stata sicuramente un'altra bella soddisfazione…
Aspettiamo di avere l'esito finale (ride, ndr). Comunque sì, anche perché appunto non è stato facile conciliare tutto.
- In famiglia hai sempre trovato il sostegno necessario?
Sì, assolutamente: mio papà è sempre stato un appassionato di calcio, mia mamma e mia sorella meno ma ora fanno il tifo per me (ride, ndr). Nel fine settimana mi raggiungeranno anche qui in Polonia.
- Come sta andando questa avventura europea?
All'esordio, nella partita di domenica contro le padrone di casa, ci aspettavamo qualcosa in più di un pareggio per 1-1 perché sapevamo di essere superiori. Domani, però, avremo un'altra gara importante contro la Svezia in cui daremo il massimo (una vittoria sarebbe già sufficiente alle Azzurre per guadagnare la qualificazione al prossimo Mondiale di categoria, ndr).
- E un bilancio della tua stagione all'Inter?
È rimasto un po' di amaro in bocca per la sconfitta nella finale scudetto, ma ora con le mie compagne cercheremo di rifarci in Nazionale.
- Sognando in grande, quali sono i tuoi obiettivi per il prosieguo della carriera?
Puntando molto in alto mi piacerebbe giocare in un top club europeo e vivere le notti della Champions League, magari proprio con la maglia dell'Inter. Oltre che, ovviamente, il Mondiale con la Nazionale maggiore.
Il tempo è sicuramente dalla sua parte. E Lidia, con il pallone tra i piedi, continua a sognare.
Benedetta Panzeri