Indebite compensazioni? La prova però non c'è. Assolti

Assolti perchè il fatto non costituisce reato. E' la sentenza pronunciata nel primo pomeriggio di quest'oggi dal giudice in ruolo monocratico del Tribunale di Lecco, Paolo Salvatore, nei confronti di Cristian Rossi e Michele Migliore. 
Entrambi ristretti in carcere per altra causa - il primo a Piacenza, l'altro a Lecco - dovevano rispondere di una contestazione di natura tributaria. 
In particolare i due - secondo l'impianto accusatorio sostenuto negli atti dalla Procura - venivano indicati quali autori di una serie di (indebite) compensazioni, messe in atto mediante l'utilizzo di crediti inestistenti, per far fronte al pagamento di ritenute Inps e contributi arretrati per circa 200mila euro. 
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Fatti risalenti a un lustro fa, illustrati stamani in Aula dal funzionario dell'Agenzia delle Entrate di Milano che si era occupato di effettuare una serie di accertamenti sull'impresa di cui Rossi era legale rappresentante. Società poi fallita, tanto che le interlocuzioni erano avvenute con il curatore fallimentare della stessa, sprovvisto di documentazione in grado di giustificare tali operazioni, che avrebbero consentito di ridurre il debito con il fisco. 
Se Rossi (già noto alle cronache per altre vicende giudiziarie ndr) è finito a processo in qualità di legale rappresentante dell'impresa finita nel mirino dell'Agenzia delle Entrate, il nome di Migliore sarebbe stato iscritto sul registro degli indagati poichè nel suo ruolo di commercialista abilitato, avrebbe provveduto all'inoltro delle dichiarazioni fiscali. Una vicenda che nulla c'entra tuttavia, con quella dello scorso anno, quando il lecchese era finito tra i coinvolti nell'indagine della Procura di Monza - su indagini della GdF di Como - sul presunte truffe transnazionali, con ben 19 ordinanze di custodia cautelare eseguite. 
L'udienza odierna, molto breve e basata unicamente sulla deposizione del funzionario, non è stata in grado di chiarire con esattezza la vicenda, nè le cifre contestate ai due. Tanto che il vpo Pietro Bassi ha chiesto l'assoluzione di entrambi gli imputati, ritenendo non fosse stata raggiunta la prova in ordine alla loro penale responsabilità. 
Una posizione alla quale si sono associati anche i difensori, che hanno chiesto il proscioglimento dei propri assistiti. Dagli atti del fascicolo e da quanto è emerso nel corso dell'istruttoria dibattimentale, non sarebbe stata chiarita - a detta delle toghe - la quantificazione delle somme indicata nel capo di imputazione.
Il legale di Migliore inoltre, ha ritenuto ''peculiare'' la posizione del proprio assistito: ''non ci sono prove del fatto che abbia contribuito. Non ha redatto lui i bilanci'' ha affermato il difensore, in sede di discussione.
Ritiratosi in camera di consiglio, il giudice Salvatore ha assolto entrambi perchè il fatto non costituisce reato.
G.C.
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