Basilica di San Pietro al Monte: gli Amici compiono 50 anni. Dieci giorni di iniziative e un libro

Dieci giorni per celebrare il cinquantesimo anniversario di fondazione dell’associazione degli “Amici di San Pietro al Monte”, la straordinaria chiesa sulla falde del Cornizzolo, in territorio di Civate,  tra i massimi monumenti del romanico. Che proprio grazie all’impegno del sodalizio in questo mezzo secolo è stata sottoposta a una serie di restauri che l’hanno salvata da un degrado che sarebbe stato imperdonabile.
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Promotore dell’associazione, nel 1975, fu don Vincenzo Gatti (1935-2015) che già da qualche anno si dedicava alla salvaguardia di San Pietro. Sacerdote milanese, don Gatti era membro della Scuola del Beato Angelico (che avrebbe poi diretto dal 2000 al 2005), istituzione fondata nel 1921 da un lecchese, quel monsignor Giuseppe Polvara (1884-1950) che fu prete e architetto e che tra i suoi meriti ebbe tra l’altro proprio quello di avviare il primo recupero della basilica che era ormai ridotta quasi a un rudere.
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Le celebrazioni del cinquantesimo sono state avviate ieri sera nell’aula magna “Rino Mauri” di Civate con la presentazione di un libro con un testo dello storico locale Carlo Castagna e le fotografie di Giuditta Scola, un libro che vuole riannodare i fili di questi cinquant’anni di vita dell’associazione, come ha spiegato lo stesso Castagna.
La serata si è aperta con la proiezione del cortometraggio girato proprio nel 1975 dal regista cinematografico Renato Martinelli, all’epoca ventiseienne. Un film che, pur partendo dalla leggenda di Adelchi e del cinghiale, non ha voluto raccontare la storia della basilica bensì suggerire un percorso spirituale. «Volevamo gridare – ha spiegato Castagna – cosa volesse dire San Pietro, vivere, operare…»
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A introdurre l’incontro è stato il presidente dell’associazione Andrea Valsecchi che ha voluto ricordare don Gatti, proprio perché «San Pietro che vediamo oggi è il frutto dell’opera dei volontari», mentre un ringraziamento è andato anche a Serafino Castagna, a lungo presidente della stessa associazione, «per i valori che ci ha trasmesso» e cioè che «San Pietro è un monumento che non può essere distrutto né alterato perché è una testimonianza di fede».
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Castagna ha quindi spiegato l’idea del nuovo libro che si ricollega – di qui il filo – a quello realizzato da don Gatti nel 1975 e dedicato quasi esclusivamente al ciborio della chiesa sul monte, con un testo descrittivo e venti immagini. Ne furono stampate solo duecento copie. E articolato attorno a venti immagini e stampato in duecento copie è anche il libro realizzato da Castagna e Scola: “Dove la bellezza svela il mistero”.

Galleria fotografica (29 immagini)

«Su San Pietro – ha continuato lo storico – non s’è ancora detto tutto. C’è ancora molto da scoprire, considerati anche i molti documenti dispersi. E cioè sul perché di San Pietro, sulla sua funzione. Nel 2011, a un corso per i volontari che avrebbero guidato le visite alla Casa del Pellegrino, don Gatti disse: “Non si viene a San Pietro per vedere una bellezza artistica, non è un monumento, ma per capire che ai tempi in cui sorse, San Pietro è stato costruito per lanciare un messaggio attraverso l’arte”. Rispetto ad altri periodi artistici, il romanico ha la funzione primaria di tendere al vero non al bello. Questo è un percorso mistologico che era il culto dei misteri eleusini nell’antica Grecia: il Cristianesimo ha fatto proprio questo termine e ha creato un percorso liturgico, un movimento cha va verso il centro del Cristianesimo e cioè la morte e la resurrezione di Gesù».
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Ha poi accennato alle radici culturali della basilica civatese, rillacciandosi a un encausto conservato nel monastero egiziano di Santa Caterina d’Alessandria e nel quale è dipinta una scala di trenta gradini con i monaci che tentano di salire e, sotto, i diavoli in tumulto. E’ l’interpretazione della scala di Giacobbe ed è la scala del Paradiso. Noi, credevamo che la scala di San Pietro avesse solo ventiquattro gradini: tanti sono quelli della scalinata che portano al pronao, ma per entrare in chiesa vi sono poi altri due gradini e poi uno e poi ancora tre. E fanno trenta: la scala del Paradiso».
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Da parte sua, Scola ha parlato delle sue fotografie: «Sono salita migliaia di volte a San Pietro e lo sguardo è sempre diverso. Quando Castagna mi ha proposto l’idea, mi sono immersa in tutte le fotografie scattate in 45 anni. Ne ho scelte alcune che rispecchiano le emozioni che provo. Le persone che salgono per la prima volta restano senza respiro, ma è dopo che si entra nei dettagli più con il cuore che con gli occhi. E questo mio bisogno nasce dalla luce che cambia continuamente ed è una bellezza che ci svela di più. Ma questo ha suoi tempi, le sue stagioni. Quella luce che dura una manciata di secondi e qualche volta sono riuscita a coglierla. Qualche foto non è tecnicamente perfetta, ma non importa, è la bellezza che mi ha affascinato. E c’è la voglia di condividerla con altri. Mi hanno detto che nelle mie foto c’è tanta poesia e tanta bellezza e allora sono contenta di regalare questo stupore che mi ha stregato. Come quando la neve copre tutto e poi a poco a poco, quando si scioglie, svela ancora le pietre».
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Infine, Valsecchi ha presentato il programma delle iniziative.
Lunedì 23 giugno alle 20,45 (aula magna Mauri)saranno portate alcune testimonianze sulla storia dell’associazione e sarà proiettato il cortometraggio di Carlo Limonta, “Il mio San Pietro”.
Martedì’ 24 alle 18,30 (al chiostro di San Calocero) saranno inaugurate le mostre dedicate ai volontari e ai professionisti che hanno collaborato in questi cinquant’anni al recupero della basilica, una  allestita nello stesso chiostro e una seconda a Villa Canali. Le mostre resteranno aperte fino al 3 luglio dalle 16 alle 19,30 (ad eccezione della domenica quando tutti i volontari saranno a San Pietro per la grande festa).
Venerdì 27 alle 20,45 (aula magna Mauri) conferenza su “La visione della speranza nei temi apocalittici di San Pietro al Monte”: relatrice, Rosa Giorgi, direttrice del Museo dei Cappuccini di Milano.
Sabato 28 alle 18 in chiesa parrocchiale sarà celebrata una messa in memoria dei soci e degli amici dell’assciazione defunti.
Domenica 28, come detto, giornata solenne alla basilica di San Pietro. Dalle 8 alle 10, “La via melodiosa” con interventi musicali lungo il percorso; alle 9,30 accoglienza dei partecipanti alla diciassettesima edizione del “Gir di Sant”; alle 10,30 la celebrazione della Messa solenne con la presenza della Corale di San Pietro al Monte e del Quintetto Spirabilia; alle 14, ancora musica con la corale e il quintetto, oltre a una meditazione da parte del parroco don Luca Civardi e immagini di Carlo Limonta.
Infine, mercoledì 2 luglio, alle 16 e alle 20,45 alla Casa del Pellegrino, proiezione di filmati storici su San Pietro al Monte.
D.C.
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