PAROLE CHE PARLANO/235

Cautela

 I nostri antenati latini utilizzavano la parola cautela esattamente come noi. È interessante notare che è stata da loro costruita partendo dal verbo cavēre, che significa guardarsi, fare attenzione, essere prudente.

Era usato in vari contesti, dal prendere precauzioni legali, morali o strategiche, al proteggersi da un pericolo fisico. Emblematica è la scritta ritrovata nel mosaico di ingresso della Casa del Poeta Tragico a Pompei, sotto l’immagine di un grosso cane ringhioso, che recita: cavē canem, attenti al cane!

Il participio passato di cavēre è cautus (che ha dato origine al nostro aggettivo “cauto”). In latino, il suffisso -ēla serve a formare sostantivi astratti indicanti l'azione o il risultato dell’azione del verbo da cui derivano. Quindi, da cautus più -ēla ecco nascere la cautela, cioè l’atto del cautelarsi, ovvero la prudenza o la precauzione.

 Nel passaggio dal latino all’italiano, cautela ha mantenuto fondamentalmente il significato originario, con tutte le sue sfumature. Sicuramente prudenza attenta nei confronti di un possibile pericolo, ma anche “astuzia discreta” in alcuni contesti (come nella diplomazia o nella strategia). In ambito giuridico, poi, anche oggi le cautelae sono misure preventive o protettive (es. “misura cautelare”).

Rubrica a cura di Dino Ticli
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