Lega contro il Patto per il Nord
Senza alcuna pretesa di far riflettere i pasdaran, cioè quell’8% scarso sopravvissuto dopo i fasti del Papeete, dei “pieni poteri” (dio che pericolo scampato), del 34.26% del 2019, insomma del massimo fulgore salviniano, qualche pensiero sull’ultimo comunicato stampa di Daniele Butti ci sembra doverosa.
La premessa: Roberto Gagliardi (assai) improbabile coordinatore di Forza Italia Lecco in uno dei comunicati autocelebrativi (Sull’onda del motto: "Non stiamo mai fermi!" i dirigenti Azzurri capitanati dal giovane e brillante segretario provinciale, Roberto Gagliardi”, firmato Roberto Gagliardi . . . . .) apre al “Patto per il Nord” il tavolo per la ricerca di un nome da candidare alla carica di sindaco del capoluogo a nome del centrodestra unito. Il “Patto per il Nord” è stato fondato da Paolo Grimoldi, deputato della Lega dal 2006 al 2022, quando non si riconosce più nelle posizioni di Matteo Salvini esce dal partito e fonda il “Patto”. E non è il solo. Tessera numero uno, Umberto Bossi, poi Giancarlo Pagliarini, Roberto Bernardelli, Giuseppe Leoni (uno dei fondatori della Lega Lombarda), Mario Borghezio. Giancarlo Malvestito, Luca Paolini, Francesco Miroballo, Lorenzo Bodega (già sindaco di Lecco), Andrea Robbiani (già sindaco di Merate e nota “camicia verde”). Poi c’è Roberto Castelli, fondatore del Partito Popolare per il Nord e membro autorevole dell’associazione “Patto per il Nord”. Insomma non quattro scappati di casa ma protagonisti e convinti sostenitori delle ragioni del Nord. Di quel Nord che faceva bella mostra di sé accanto a Lega, prima che Salvini decidesse, contro natura, di aprire al centrosud imbarcando chiunque portasse voti (e senza guardare troppo per il sottile). Uno snaturamento che ha fatto scappare quel numero di leghisti che sta tra il 34 e l’8%.
Ora una riflessione, i pasdaran, la dovrebbero pur fare. Il sito del “Patto per il Nord” si apre con un secco invito “Firma contro il ponte sullo stretto”, opera che prima ancora di vedere un piccone è costata 1,2 miliardi, che vogliono solo Salvini (sa il Signore perché) e la grande criminalità organizzata. Opera che costerà 14 miliardi (che naturalmente non abbiamo). Mentre, tanto per scadere nella retorica, per il ponte sull’Adda si sceglie l’ipotesi peggiore, la nr.1 perché costa solo 360 milioni contro i 600 milioni del progetto nr. 3.
Ebbene, alla luce di tutto questo l’adesione del mini partito del Nord non dovrebbe essere una iattura, al contrario un valore aggiunto. Invece la Lega di Butti chiede a Forza Italia di chiarire la propria posizione e inveisce contro il nuovo soggetto non come fosse una suocera ma l’ex moglie fedifraga, “senza rispetto nei nostri confronti e nei confronti del nostro Segretario Federale Matteo Salvini, nei nostri valori e nella nostra visione sempre volta al bene per il territorio”.
Ecco, quest’ultima frase preferiamo considerarla il classico luogo comune, un modo di dire a cui una persona di buon senso (quindi non un pasdaran) non può credere, osservando la Lecco-Bergamo, l’ex statale 36, il ponte di Brivio, quello di Paderno e così via.
Dubitiamo che Forza Italia riuscirà a chiarire la propria posizione, in quanto Gagliardi prima dovrebbe chiarirsi con sé stesso (impresa ardua), tuttavia, pur disinteressati all’unità del centrodestra (quello attuale) auspichiamo che al tavolo siedano anche esponenti del “Patto per il Nord”.
Che diamine abitiamo ancora in provincia di Lecco, non di Reggio Calabria.
La premessa: Roberto Gagliardi (assai) improbabile coordinatore di Forza Italia Lecco in uno dei comunicati autocelebrativi (Sull’onda del motto: "Non stiamo mai fermi!" i dirigenti Azzurri capitanati dal giovane e brillante segretario provinciale, Roberto Gagliardi”, firmato Roberto Gagliardi . . . . .) apre al “Patto per il Nord” il tavolo per la ricerca di un nome da candidare alla carica di sindaco del capoluogo a nome del centrodestra unito. Il “Patto per il Nord” è stato fondato da Paolo Grimoldi, deputato della Lega dal 2006 al 2022, quando non si riconosce più nelle posizioni di Matteo Salvini esce dal partito e fonda il “Patto”. E non è il solo. Tessera numero uno, Umberto Bossi, poi Giancarlo Pagliarini, Roberto Bernardelli, Giuseppe Leoni (uno dei fondatori della Lega Lombarda), Mario Borghezio. Giancarlo Malvestito, Luca Paolini, Francesco Miroballo, Lorenzo Bodega (già sindaco di Lecco), Andrea Robbiani (già sindaco di Merate e nota “camicia verde”). Poi c’è Roberto Castelli, fondatore del Partito Popolare per il Nord e membro autorevole dell’associazione “Patto per il Nord”. Insomma non quattro scappati di casa ma protagonisti e convinti sostenitori delle ragioni del Nord. Di quel Nord che faceva bella mostra di sé accanto a Lega, prima che Salvini decidesse, contro natura, di aprire al centrosud imbarcando chiunque portasse voti (e senza guardare troppo per il sottile). Uno snaturamento che ha fatto scappare quel numero di leghisti che sta tra il 34 e l’8%.
Ora una riflessione, i pasdaran, la dovrebbero pur fare. Il sito del “Patto per il Nord” si apre con un secco invito “Firma contro il ponte sullo stretto”, opera che prima ancora di vedere un piccone è costata 1,2 miliardi, che vogliono solo Salvini (sa il Signore perché) e la grande criminalità organizzata. Opera che costerà 14 miliardi (che naturalmente non abbiamo). Mentre, tanto per scadere nella retorica, per il ponte sull’Adda si sceglie l’ipotesi peggiore, la nr.1 perché costa solo 360 milioni contro i 600 milioni del progetto nr. 3.
Ebbene, alla luce di tutto questo l’adesione del mini partito del Nord non dovrebbe essere una iattura, al contrario un valore aggiunto. Invece la Lega di Butti chiede a Forza Italia di chiarire la propria posizione e inveisce contro il nuovo soggetto non come fosse una suocera ma l’ex moglie fedifraga, “senza rispetto nei nostri confronti e nei confronti del nostro Segretario Federale Matteo Salvini, nei nostri valori e nella nostra visione sempre volta al bene per il territorio”.
Ecco, quest’ultima frase preferiamo considerarla il classico luogo comune, un modo di dire a cui una persona di buon senso (quindi non un pasdaran) non può credere, osservando la Lecco-Bergamo, l’ex statale 36, il ponte di Brivio, quello di Paderno e così via.
Dubitiamo che Forza Italia riuscirà a chiarire la propria posizione, in quanto Gagliardi prima dovrebbe chiarirsi con sé stesso (impresa ardua), tuttavia, pur disinteressati all’unità del centrodestra (quello attuale) auspichiamo che al tavolo siedano anche esponenti del “Patto per il Nord”.
Che diamine abitiamo ancora in provincia di Lecco, non di Reggio Calabria.
Claudio Brambilla