Caso Gilardi, il difensore della 'Iena' Palmieri: è un reato sollevare interrogativi?

È durata più di due ore l'arringa del difensore di Carlotta Bizzarri, l'autrice della trasmissione “Le Iene”, accusata insieme all'inviata Nina Palmieri e a Brahim El Mazoury di diffamazione aggravata nei confronti dell'avvocato Elena Barra.
Dopo le richieste della parte civile (rappresentata in udienza dalla collega Elena Ammannato), del responsabile civile Mediaset e del legale dell'ex badante di Carlo Gilardi, oggi è toccato al primo dei due avvocati delle giornaliste presentare (parzialmente) le proprie conclusioni, a fronte della richiesta di condanna a un mese di reclusione avanzata dal sostituto procuratore Chiara Stoppioni. A causa di un impegno in qualità di giudice per le udienze preliminari, il giudice Gianluca Piantadosi si è trovato costretto a rinviare al prossimo settembre le battute conclusive dell'avvocato Federico Giusti (in difesa della Bizzarri) e la discussione per intero dell'avvocato Stefano Toniolo in rappresentanza della Palmieri.
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Carlo Gilardi

La vicenda giudiziaria, ormai nota, ruota intorno ai servizi mandati in onda dal programma di Mediaset nel 2020 sulla storia del professor Carlo Gilardi. Aveva provocato un grande clamore mediatico la storia dell'anziano di Airuno, deceduto poi quasi due anni fa presso gli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi di Lecco, e finito, suo malgrado, al centro dell'inchiesta mandata avanti dalle due imputate.
Erano state chiamate dallo stesso badante del facoltoso professore in pensione e ne avevano documentato il “prelievo forzoso” da casa sua per essere ricoverato in rsa “contro la sua volontà”. Nella prima puntata di una lunga serie di servizi mandati in onda su Italia Uno, compariva per la prima volta in video anche l'amministratrice di sostegno del 90enne, l'avvocato lecchese Elena Barra, tallonata e inseguita fino alla propria autovettura dai microfoni delle Iene. La professionista, a più riprese menzionata ed interrogata sul caso nel corso del programma, ha ritenuto lesiva per la propria immagine la versione dei fatti raccontata puntata dopo puntata, tanto da presentare una denuncia contro il 37enne Brahim, la giornalista Nina Palmieri (classe 1976) e l'autrice televisiva Carlotta Bizzarri (classe 1990). A queste ultime la Procura della Repubblica di Lecco contesta una serie di considerazioni espresse nelle puntate de Le Iene andate in onda tra il 17 novembre 2020 ed il 16 febbraio 2021, volte a fare credere al pubblico "in modo non veritiero oltre che fazioso" che l'avvocato Barra abbia posto in essere condotte lesive degli interessi e della persona del proprio amministrato, costringendo tra l'altro Gilardi a subire un TSO (rivelatosi poi in fase di dibattimento di un ASO) ed un ricovero “forzato” in rsa. In particolare il titolare del fascicolo, all'epoca il sostituto Procuratore Andrea Figoni, riteneva che le due “Iene” avessero trasmesso affermazioni di El Mazoury (peraltro già smentite tramite comunicato stampa dello stesso avvocato Barra) "in modo acritico, senza distaccarsene e anzi inserendole in un contesto volto a danneggiare la persona dell'Amministratore".
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Nina Palmieri

Oggi è toccato, appunto, all'avvocato Federico Giusti del foro di Milano tendere le fila della corposa istruttoria iniziata ormai tre anni fa presso il Palazzo di Giustizia di corso Promessi Sposi, che ha visto sfilare davanti al giudice Gianluca Piantadosi (e alle telecamere di Mediaset) una lunga trafila di testimoni: a lui il compito per primo di smontare gli addebiti mossi nei confronti della propria assistita, dimostrando, in sostanza, che quanto riportato nei servizi sarebbe corrisposto a verità, o, perlomeno, non era volto ad offendere la persona dell'avvocato Barra. 
“Qui stiamo parlando del tema del bilanciamento degli interessi, della proporzione delle misure adottate e della possibilità per ognuno di noi di vivere come ritiene giusto, anche contro i principi, le idee e le ideologie delle altre persone. Stiamo parlando della libertà, che in una società civile deve essere difesa” ha iniziato l'avvocato Giusti, attaccando fin da subito il nocciolo duro della questione: il giudice tutelare nell'ottobre del 2020 aveva disposto per Gilardi il ricovero in rsa per sua tutela, sia perché viveva in condizioni igieniche discutibili, sia perché attorniato da una serie di soggetti (tra cui lo stesso badante) all'epoca già indagati per presunta circonvenzione di incapace. 
Brahim, assolto dalla Corte di Cassazione dopo due condanne in primo e secondo grado, era stato inizialmente condannato a un anno e otto mesi di reclusione, mentre altri connazionali erano andati assolti già in primo grado, davanti al Tribunale di Lecco. 
Una premessa doverosa per ricordare che Gilardi aveva abbracciato uno stile di vita, come ricordato in aula dal legale difensore, in tutto e per tutto ispirato a San Francesco; arrivando al punto di elargire somme ingenti a perfetti sconosciuti e, in alcuni casi, anche ad ospitarli nelle sue proprietà ad Airuno. Per questo il professore viveva come un'enorme costrizione la misura dell'amministrazione di sostegno (che era stata voluta dalla sorella di lui proprio perché non venisse dilapidato il patrimonio di famiglia) non potendo più disporre liberamente della totalità dei propri beni. 
L'avvocato ha quindi citato una serie di scritti redatti dallo stesso Carlo e di sue dichiarazioni espresse nel periodo precedente e successivo al proprio ricovero in casa di riposo, tutti volti a chiarire che “siamo qui a difendere due giornaliste che hanno detto l'ovvio: che il professor Gilardi era stato portato in rsa contro la sua volontà”. Era, per esempio, di pochi giorni precedenti al ricovero il biglietto affisso fuori dalla sua abitazione “messaggio ai miei cari concittadini: le persone di legge, con tutte le malizie e gli imbrogli di cui sono maestri vogliono rinchiudermi in un ospizio per mettermi a tacere e beneficiare dei miei risparmi senza che io possa oppormi”. È poi celebre l'audio mandato in onda dalle Iene il giorno in cui Gilardi è stato “prelevato” dalla casa di Brahim ad Airuno: “Se mi volete portare via, mi dovete mettere le manette. Io voglio la mia libertà che mi avete sottratto”. Ancora, due mesi dopo il suo ricovero si rivolgeva al giudice tutelare: “mi sono trovato un po' prigioniero, se potessi tornare a casa ne sarei felice”. Solo un mese prima di morire Carlo Gilardi era stato escusso in modalità protetta dalla Airoldi e Muzzi proprio per questo procedimento e a domanda diretta del giudice “vorrebbe tornare a casa sua?” aveva risposto con un “sì”. Sono stati poi elencati i diversi scioperi della fame portati avanti dall'anziano in casa di riposo, per protestare contro la sua permanenza lì.
Ancora, la difesa ha descritto la mattinata del 27 ottobre, in cui il 90enne era stato portato in un'ambulanza presso l'ospedale di Lecco (prima in pronto soccorso, per poi finire ricoverato in psichiatria), a seguito della quale è avvenuto il suo ingresso in rsa: l'anziano, dopo un secco diniego a seguire i sanitari, sarebbe stato portato giù “di peso” dalle scale da due Carabinieri, uno a destra e uno a sinistra, e caricato in ambulanza. Una dinamica, di fatto, confutata in aula dal solo Brahim e – secondo la difesa – dagli audio arrivati alla redazione delle Iene.
Il giorno del suo “prelievo”, ha sottolineato l'avvocato, il professore si trovava ormai da un mese a casa del badante a Brivio: questo sarebbe stato l'ennesimo e finale tentativo dell'anziano di sfuggire alla casa di riposo. Infatti era da poco stata depositata al giudice tutelare la CTU che attestava le condizioni di abbandono e degrado in cui l'anziano viveva nella sua casa del Cerè: temendo il ricovero avrebbe scritto quindi al giudice il 29 settembre, chiedendo di andare a verificare le sue nuove condizioni abitative: “ho deciso di trasferire il mio domicilio in abitazione adeguata”. La richiesta contenuta nella lettera, che pure era stata inserita nel suo fascicolo, sarebbe però rimasta inascoltata.
L'avvocato Giusti ha quindi voluto giustificare l'interrogativo che si erano poste le due Iene sulla frettolosità con cui è avvenuto il ricovero in rsa del signor Gilardi: “L'avvocato Barra viene nominata l'8 ottobre, lo stesso giorno in cui viene depositata la CTU. In cinque giorni compila la domanda di inserimento in rsa: dall'8 ottobre al 13 ottobre, l'avvocato Barra ha visto il professor Gilardi solo una volta”.
Infine, prima di essere interrotto dal giudice, ha continuato: “il punto è questo: è un reato sollevare un interrogativo su questa cosa? È reato sollevare un interrogativo sulla proporzione di un intervento con i Carabinieri, con l'ambulanza, in quella situazione, per una persona che hai visto una volta sola, con estrema urgenza?”.
Si attende dunque settembre per il proseguimento delle discussioni delle difese.
F.F.
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