Abusata da inerme, giovane porta a giudizio l'ex compagno

“Io ti metto incinta ogni volta che voglio e tu nemmeno te ne accorgi”. Così l'imputato si sarebbe rivolto alla sua denunciante dopo aver abusato di lei, approfittando del suo stato di incoscienza, indotto dall'alcol. A riferirlo in Aula, la mamma della (presunta) vittima, colei che, raccogliendo le confidenze della giovane, a distanza di tempo dai fatti, l'ha spinta poi a denunciare le condotte ora al centro del processo incardinato al cospetto del collegio giudicante del Tribunale di Lecco, con il fascicolo trattato giovedì nel corso di un'udienza che ha richiesto ben più tempo di quanto originariamente previsto.
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Violenza sessuale e maltrattamenti (con le rispettive aggravanti) le accuse mosse nei confronti dell'uomo, classe 1979, originario dell'Africa nera ma da tempo in Italia, dove è già finito all'attenzione della Giustizia per questioni di spaccio. I fatti in contestazione risalgono al periodo compreso tra il 2021 e il 2023, nell'ambito di una turbolenta relazione tra denunciante e denunciante, con la prima, molto più giovane del secondo, entrata nella sua vita quando aveva soltanto 14 anni, come confermato tra l'altro anche dalla ex moglie dell'imputato che, impotente, ha visto nascere nella casa coniugale quella liaison ora scandagliata in Tribunale.
La donna, rispondendo alle domande del sostituto procuratore Chiara Stoppioni, ha ricordato come, dopo una prima conoscenza legata al consumo di marijuana, suo marito fosse diventato il “guru” della ragazzina, avendo sulla stessa un “ascendente”. “Mi diceva che lei era il suo destino, io no” ha aggiunto ancora, tornando al periodo antecedente la separazione, confessando altresì di aver subito lei stessa, durante il sonno, rapporti sessuali non concordati con l'uomo, di cui lui stesso le avrebbe poi riferito. Senza denunciarlo. Cosa che invece ha fatto la giovane, dopo aver già messo al mondo, prima ancora di diventare maggiorenne, un figlio ed essere rimasta nuovamente incita (optando per l'aborto) dopo la violenza subita. Assistita dall'avvocato Marilena Guglielmana, la ragazza – che è costituita parte civile – ha già avuto modo di raccontare in Aula la propria versione dei fatti, minimizzando, a tratti, alcune delle accuse mosse nei confronti dell'ex, presso cui ora è collocato il loro bambino. Da capo d'imputazione, lui, animato da gelosia, avrebbe controllato ogni aspetto della sua vita, arrivando in un'occasione a minacciarla con un martello e in un'altra ad avvicinarla per strada, cercando di costringerla a salire a bordo della sua vettura. In più momenti, lei, dopo litigi, avrebbe lasciato la casa dove vivevano, chiedendo alla madre di andare a recuperarla, come riferito dalle testimone, introdotta sempre dalla pubblica accusa, confermando anche di aver visto delle foto scattate dalla figlia per documentare le percosse patite.
Sentito anche un amico della persona offesa, il processo è stato ora aggiornato al 12 novembre: in quell'occasione l'imputato, presente anche giovedì al cospetto del collegio, avrà modo di raccontare la sua verità prima dell'esaurimento dell'istruttoria.

A.M.
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