Una compagnia grande di gente e il caso dell’assessore

Nei giorni scorsi si è chiusa la vicenda dell’assessore Alessandra Durante che tanto spazio ha avuto sui media locali e nazionali per la particolarità dell’incidente.
Il sindaco, come era logico, ha accettato le sue dimissioni.
Tanti i commenti e in conclusione la consapevolezza che tutti possiamo sbagliare ma che, caduti, ci si può rialzare. Certo, quando si ha una responsabilità pubblica dopo certi errori è normale e giusto che si faccia un passo indietro. Ma tutti dobbiamo poter ricominciare e tutti riconosciamo di aver bisogno, comunque lo si voglia chiamare, dell’umano perdono.
In questa sede non ci interessa né la questione politica né la questione etica; siamo provocati da un’altra domanda: cosa sostiene una responsabilità? È possibile, con tutti i nostri limiti e incapacità, continuare a desiderare di operare per una società più giusta?
Commettiamo errori di cui mai avremmo pensato di essere capaci, dobbiamo fare i conti con l’incoerenza, la recidività e l’evidenza di non essere all’altezza di una tale responsabilità, fino a convincerci di averne smarrito il senso. Quante volte è successo e chissà quante altre volte succederà. Le colpe ce le portiamo addosso, ne paghiamo le sacrosante conseguenze, battiamo in ritirata quando è il caso di farlo e non sarà certo sufficiente il richiamo alla “prima pietra” a cancellarne il dramma.
La Dottrina sociale della Chiesa insegna che per costruire una società fondata sulla libertà e la responsabilità della persona occorrono luoghi che aiutino a formare, a educare, a sostenere le persone nel loro compito.
Si chiama appartenenza. Compagnia delle Opere è nata per questo. L’associazione unisce sul territorio imprenditori, professionisti, responsabili di opere sociali ed educative, manager, lavoratori, gente che a vario titolo e in vari modi si assume la propria responsabilità, camminando su un terreno scivoloso.
Nell’aderire a una Compagnia in cui condividere, senza sconti, questa responsabilità, abbiamo visto attivarsi quella misteriosa dinamica per cui l’incoerenza delle nostre opere quotidiane incontra un giudizio che non riduce la questione all’incapacità, ma promette un riconoscimento tale da non svuotare di significato il fardello che ci siamo presi.
Come potremmo scoprirlo, soli davanti al nostro compito? Il “diritto all’errore” e la “dignità della scusa” esistono nella misura in cui noi stessi siamo in grado di ammettere l’uno e porgere l’altra? Oppure perché possiamo scommettere che un altro ci risponderà? Il valore che abbiamo riconosciuto in questa Compagnia è la certezza del fatto che qualcuno accoglie proprio me e per questo il mio compito non si svuota di significato; appartenervi è la condizione essenziale per costruire opere e così contribuire al bene di tutti (è il fattore della vera politica) potendo vincere il timore dell’incoerenza e sapendo che si può ricominciare dopo il fallimento.
Don Luigi Giussani, nel commento al Vangelo di Luca, offre lo spunto decisivo da cui tutti noi possiamo ricominciare sempre: “«Donna, non piangere!», «Uomo, non piangere!», «Tu, non piangere!», «Non piangere, perché non è per la morte, ma per la vita che ti ho fatto! Io ti ho messo al mondo e ti ho messo in una compagnia grande di gente!». Uomo, donna, ragazzo, ragazza, tu, voi, non piangete! Non piangete! C’è uno sguardo e un cuore che vi penetra fino nel midollo delle ossa e vi ama fin nel vostro destino, uno sguardo e un cuore che nessuno può fuorviare, nessuno può rendere incapace di dire quel che pensa e quel che sente, nessuno può rendere impotente!”
Compagnia delle Opere Lecco e Sondrio
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