Dalla Valle in alpeggio in Svizzera: l'esperienza di tre giovani

In tre non raggiungono i 70 anni d'età. Eppure si sono assunti una responsabilità non da poco: Giacomo De Battista, Mauro Brumana e Sarah Morandini – tre giovani della Valsassina-Valvarrone, da sempre legati al mondo dell’alpeggio – da qualche settimana ormai gestiscono una mandria di 65 bovine in lattazione, oltre 30 manze e 13 maiali, all'Alpe Russin, in Canton Ticino, dove stanno trascorrendo, da lavoratori, la stagione estiva.
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Giacomo, Sarah e Mauro

Quotidianamente, dai tre, vengono munti 850 litri di latte che vengono interamente lavorati e trasformati in formaggio grasso d’alpe, ricotta, burro e yogurt.
Fanno tutto in completa autonomia, dandosi “una mano a vicenda” come racconta Sarah. Ognuno ha la propria mansione ma, poi, “tutti fanno tutto: essendo solo in tre bisogna fare per forza così”, spiega la giovane di Crandola che lo scorso mese di dicembre ha conseguito la laurea in Scienze delle produzioni animali e fino a poco tempo fa ha gestito una stalla di 30 vacche da latte in Trentino. 
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Al contrario dei compagni di avventura, alla loro seconda esperienza in terra elvetica, per lei è la prima monticazione in Svizzera. Al centro della loro attenzione la tecnica di lavorazione del formaggio e il benessere degli animali, elementi a cui tengono tantissimo. Il desiderio principale infatti, al di là dei lavori che ognuno svolgerà al ritorno in Italia, è quello di portare “l’innovazione appresa in Svizzera anche sugli alpeggi della Valsassina, sempre mantenendo le tradizioni della nostra zona”. 
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I pascoli ora a loro disposizione si estendono dai 1600 metri per arrivare ai 1900: a organizzare i recinti per lo spostamento degli animali è il più giovane del trio, Mauro, originario di Pagnona.
Ogni loro giornata inizia di fatto in... piena notte: la sveglia suona infatti alle 3.50. Per Sarah e Mauro la prima cosa da fare è andare a “recuperare” le vacche nello spazio notturno e portarle al luogo in cui verso le 4.45 prende il via la mungitura, con il carro predisposto a tale operazione e che nelle successive due ore permetterà di avere il quantitativo mattiniero di latte da far poi lavorare dal casaro ovvero il premanese Giacomo che, nel tempo in cui gli amici hanno eseguito i lavori, ha provveduto a sistemare i latticini prodotti il giorno prima e preparare i macchinari per la produzione casearia quotidiana. 
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Verso le 7 gli animali vengono trasferiti nella zona di pascolo per la colazione e i gestori, tornati al loro alloggio, possono fare il loro primo pasto giornaliero, raggiunti anche da Giacomo che nel frattempo attende di tagliare la cagliata, da cui ricaverà, a fine lavorazione, il siero che sarà somministrato ai maiali dell’alpeggio che hanno la proprio stalla in un luogo non lontano dal caseificio, con le loro mangiatoie e – sempre per il benessere animale – un ruscello in cui potersi rinfrescare. 
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Dopo pranzo l'attenzione si sposta alla “cura” delle forme di formaggio già in cantina: le oltre 600 prodotte finora, infatti, hanno bisogno di essere girate e pulite, per essere poi sistemate nel migliore dei modi per fare spazio alle nuove. A fine stagione il totale raggiungerà le 1.200 forme.
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E ci sono da controllare anche le manze che rimangono nei pascoli più in alto, ovvero dai 1900 ai 2000 metri, senza scendere con le vacche in lattazione. 
Verso le 16 le mucche sono riportate a casa per la mungitura serale e la cena. E solo alle 20.30 inizia il riposo anche per i tre ragazzi che, in questa “avventura Svizzera”, stanno sperimentando cosa vuol dire lavorare sodo ma anche cos'è la vera amicizia, in un rapporto in cui nessuno dei tre prevale sull'altro e ci si aiuta a vicenda.

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Sicuramente un bell’esempio quello dei tre giovani che, anche al rientro, a fine esperienza in Canton Ticino, rimarranno nel settore: Giacomo continuando a fare il casaro, Sarah probabilmente puntando a una specializzazione nello studio della genetica della razza Bruna Alpina e Mauro, il più piccolo, neo diplomato alla scuola di agraria, con un futuro tutto da scrivere, nel mondo agricolo.
M.A.
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