Lecco: con una tecnica 'sovietica' al Manzoni raddrizzata una gamba ad una ragazzina ucraina fuggita dalla guerra
La guerra, perdonateci il francesismo, è una m...a sempre. Ma, la saggezza popolare sottolinea anche che “non tutto il male viene per nuocere”. E così è successo che, in quel di Lecco, una ragazzina scappata con la famiglia dall'Ucraina nell'immediatezza dell'avvio “dell'operazione speciale” che ha portato, ormai più di tre anni fa, il suo Paese nell'orrore di un conflitto che, ad oggi, sempre ancora non avere fine, ha trovato non solo un porto sicuro, lontano dalle bombe, ma anche un'inaspettata opportunità per costruirsi un futuro, più sereno, sulle sue gambe. E non metaforicamente.

Affetta da rachitismo, senza probabilmente nemmeno immaginarlo al momento della partenza, in fretta e furia, nel marzo 2022 dal suo villaggio nella regione Černihiv, a ridosso della Bielorussia, si è ritrovata nella città che fu di Carlo Mauri, l'alpinista-esploratore che, come noto, è stato “pioniere” anche nel campo della medicina, raggiungendo la Siberia per farsi operare da Gavriil Abramovič Ilizarov portando poi all'ombra del Resegone (dove si è radicata) la tecnica ortopedica inventata dal medico sovietico in grado, con l'utilizzo di fissatore esterni, di raddrizzare arti resi deformi tanto da episodi traumatici tanto da patologie come quella di cui, per l'appunto, è affetta la piccola protagonista di questa storia, ancora parzialmente da scrivere.

Andiamo con ordine. Il 20 febbraio 2022, Putin attacca l'Ucraina, estendendo ben oltre il Donbas il conflitto in corso da anni. Appena ne hanno la possibilità, Irina (la chiameremo così, anche se il suo nome è un altro) e la sua famiglia, si mettono in macchina per varcare poi il confine con la Polonia e raggiungere l'Italia, con un conoscente a far da gancio, offrendo inizialmente loro accoglienza. Vengono poi trasferiti, a luglio, con l'intervento della Fondazione Comunitaria del Lecchese, al Lavello di Calolzio, sistemazione temporanea prima del ricollocamento, per il tramite de Il Gabbiano, in altro comune, dove il nucleo è rimasto fino a poche settimane fa quando è risultato assegnatario di un altro appartamento, in città.

Ma è già al passaggio nel capoluogo della Val San Martino che scatta qualcosa. Chi scrive incontra quelli che a tutti gli effetti erano i primi ospiti ucraini arrivati al Monastero durante una conferenza stampa voluta dal Rotary, essendo il club coinvolto nel progetto d'assistenza: impossibile non notare le gambe piegate “a anfora” di Irina, tanto timida quando amorevolmente aiutata, anche nel camminare, dalla mamma. Spontaneo segnalare alla responsabile della cooperativa che “gestisce” queste persone, il Centro Ilizarov dell'ASST di Lecco, con lo stesso suggerimento arrivato anche da chi, conoscendo personalmente il dottor Francesco Guerreschi, ha (ben) visto nello storico ortopedico del Manzoni, una speranza per la giovane, nel frattempo inviata anche al Niguarda di Milano per avviare una cura per arginare il rachitismo, intervenendo dunque in prima battuta sulla causa della marcata deformità dei suoi arti.

E si giunge così ad agosto 2024. E' servito tempo, ma si è arrivati a poter portare Irina in sala operatoria. Due mesi prima il dottor Guerreschi è andato in pensione, passando al collega Marco Camagni il testimone quale responsabile dell'Ambulatorio Ilizarov. Ma non ha lasciato quella che Pietro Poli, direttore dell'Ortopedia del Manzoni, definisce la sua “Corte dei miracoli”, continuando a collaborare, da libero professionista, con la Struttura. Alla ragazzina ucraina, che nel frattempo ha compito 14 anni e da lì a breve deve iniziare l'ultimo anno di scuola media, viene applicato un fissatore alla gamba destra, dopo aver previsto tre “punti di rottura”, tra femore e tibia, per poter procedere al raddrizzamento.
La “gabbia” viene rimossa a marzo di quest'anno, solo 7 mesi di avvitamenti e medicazioni. Un percorso non semplice, ma dal risultato ben evidente, con la gamba completamente recuperata, in termini funzionali ed estetici, permettendo tra l'altro a Irina di guadagnare anche diversi centimetri in altezza.
Due settimane fa, a licenzia media ottenuta e iscrizione ad un istituto superiore formalizzata, l'ultimo controllo ed ora non resta che passare all'altro arto, ripetendo quella faticosa “magia” che permetterà alla giovane di abbandonare le stampelle, camminando incontro a un domani che, la sua mamma, ad oggi, immagina solo in Italia. E non solo perché, chiarisce, l'Ucraina non è ancora sicura, ma anche perché qui la sua famiglia ha gettato le basi per restare: un lavoro per entrambi gli adulti, un percorso scolastico avviato per il primogenito, il meglio per la piccola di casa.

Affetta da rachitismo, senza probabilmente nemmeno immaginarlo al momento della partenza, in fretta e furia, nel marzo 2022 dal suo villaggio nella regione Černihiv, a ridosso della Bielorussia, si è ritrovata nella città che fu di Carlo Mauri, l'alpinista-esploratore che, come noto, è stato “pioniere” anche nel campo della medicina, raggiungendo la Siberia per farsi operare da Gavriil Abramovič Ilizarov portando poi all'ombra del Resegone (dove si è radicata) la tecnica ortopedica inventata dal medico sovietico in grado, con l'utilizzo di fissatore esterni, di raddrizzare arti resi deformi tanto da episodi traumatici tanto da patologie come quella di cui, per l'appunto, è affetta la piccola protagonista di questa storia, ancora parzialmente da scrivere.

Piero Poli, Francesco Guerreschi e Marco Camagni
Andiamo con ordine. Il 20 febbraio 2022, Putin attacca l'Ucraina, estendendo ben oltre il Donbas il conflitto in corso da anni. Appena ne hanno la possibilità, Irina (la chiameremo così, anche se il suo nome è un altro) e la sua famiglia, si mettono in macchina per varcare poi il confine con la Polonia e raggiungere l'Italia, con un conoscente a far da gancio, offrendo inizialmente loro accoglienza. Vengono poi trasferiti, a luglio, con l'intervento della Fondazione Comunitaria del Lecchese, al Lavello di Calolzio, sistemazione temporanea prima del ricollocamento, per il tramite de Il Gabbiano, in altro comune, dove il nucleo è rimasto fino a poche settimane fa quando è risultato assegnatario di un altro appartamento, in città.

La situazione di partenza
Ma è già al passaggio nel capoluogo della Val San Martino che scatta qualcosa. Chi scrive incontra quelli che a tutti gli effetti erano i primi ospiti ucraini arrivati al Monastero durante una conferenza stampa voluta dal Rotary, essendo il club coinvolto nel progetto d'assistenza: impossibile non notare le gambe piegate “a anfora” di Irina, tanto timida quando amorevolmente aiutata, anche nel camminare, dalla mamma. Spontaneo segnalare alla responsabile della cooperativa che “gestisce” queste persone, il Centro Ilizarov dell'ASST di Lecco, con lo stesso suggerimento arrivato anche da chi, conoscendo personalmente il dottor Francesco Guerreschi, ha (ben) visto nello storico ortopedico del Manzoni, una speranza per la giovane, nel frattempo inviata anche al Niguarda di Milano per avviare una cura per arginare il rachitismo, intervenendo dunque in prima battuta sulla causa della marcata deformità dei suoi arti.

A sinistra il planning pre operatorio, a destra il controllo ad un mese dall'operazione
E si giunge così ad agosto 2024. E' servito tempo, ma si è arrivati a poter portare Irina in sala operatoria. Due mesi prima il dottor Guerreschi è andato in pensione, passando al collega Marco Camagni il testimone quale responsabile dell'Ambulatorio Ilizarov. Ma non ha lasciato quella che Pietro Poli, direttore dell'Ortopedia del Manzoni, definisce la sua “Corte dei miracoli”, continuando a collaborare, da libero professionista, con la Struttura. Alla ragazzina ucraina, che nel frattempo ha compito 14 anni e da lì a breve deve iniziare l'ultimo anno di scuola media, viene applicato un fissatore alla gamba destra, dopo aver previsto tre “punti di rottura”, tra femore e tibia, per poter procedere al raddrizzamento.

Le radiografie a correzione terminata
La “gabbia” viene rimossa a marzo di quest'anno, solo 7 mesi di avvitamenti e medicazioni. Un percorso non semplice, ma dal risultato ben evidente, con la gamba completamente recuperata, in termini funzionali ed estetici, permettendo tra l'altro a Irina di guadagnare anche diversi centimetri in altezza.

Il risultato
Due settimane fa, a licenzia media ottenuta e iscrizione ad un istituto superiore formalizzata, l'ultimo controllo ed ora non resta che passare all'altro arto, ripetendo quella faticosa “magia” che permetterà alla giovane di abbandonare le stampelle, camminando incontro a un domani che, la sua mamma, ad oggi, immagina solo in Italia. E non solo perché, chiarisce, l'Ucraina non è ancora sicura, ma anche perché qui la sua famiglia ha gettato le basi per restare: un lavoro per entrambi gli adulti, un percorso scolastico avviato per il primogenito, il meglio per la piccola di casa.
A.M.