Il 2 agosto di cento anni fa il taglio del nastro della Perledo-Esino: la storia del collegamento tra rivalità, 'progresso' e soldi mai abbastanza
Il 2 agosto prossimo sarà celebrato il centesimo anniversario della strada di collegamento tra il lago ed Esino Lario, strada che per il piccolo paese all’ombra del Grignone significò l’apertura verso quello che si chiamava il progresso.

Fu infatti il 2 agosto 1925 che avvenne l’inaugurazione «dopo tanta tenace attesa» come si disse nell’occasione.
Un primo atto ufficiale risale addirittura alla metà dell’Ottocento. Già, nel 1866 il Comune di Esino Superiore si fece promotore di un consorzio per la costruzione e la manutenzione di una strada, ottenendo il via libera dalla Deputazione provinciale di Como. Ma, a quanto pare, gli altri ipotetici membri e cioè Esino Inferiore e Perledo furono – diciamo così – un po’ colti di sorpresa. Infatti si tirarono subito indietro, tanto che l’anno successivo la Deputazione provinciale sciolse il consorzio.

E qui vanno dette un paio di cose sulla rivalità tra Esino Superiore ed Esino Inferiore. Risalente all’antichità (due millenni ci stanno tutti), quando non è chiaro come i due villaggi si chiamassero realmente. Esino è il torrente che scorre nella valle dando poi il nome alle due località. Di fatto, gli storici ci dicono che “Superiore” era un insediamento celtico e “Inferiore” una successiva colonia romana. Inevitabili i contrasti che non si risolsero in conflitti ma in una collaborazione guardinga e diffidente durata a lungo a protrattasi anche quando le differenze tra celti e latini erano ormai sbiadite.
«I celti fabbricavano armi di pregio. Scavavano le miniere ai Pizzi di Parlasco, le scavavano in salita per far scendere il materiale verso l’uscita senza troppa fatica. Ed era ferro di pregio con il quale appunto fabbricavano quelle armi particolarmente ricercate dagli stessi romani». Così racconta l’attuale sindaco Pietro Pensa, con un pizzico d’orgoglio paterno, visto che la figlia Martina si è laureata proprio con una tesi dedicata all’argomento. La rivalità, per quanto ormai addolcita, in qualche modo si mantiene ancora. Quelli di Esino Inferiore si chiamano “Psciak”, quelli di Superiore “Crees”: «Io stesso – continua Pensa – da bambino non sapevo come fosse Esino Superiore». E i matrimoni misti erano una rarità.
Quella che, nella sua celebre guida turistica, Fermo Magni definisce come «la più bella e pittoresca delle Prealpi Comasche» con l’arrivo del Novecento era ancora raccordata per mezzo di antiche mulattiere che, a valle, si collegavano con quello che sarebbe poi stato chiamato ai nostri giorni il “Sentiero del viandante”.
Nel frattempo, nel 1892, era arrivata anche la ferrovia da Lecco a Bellano, poi prolungata fino a Colico. C’erano la fermata della funicolare per Regoledo e la stazione vera e propria di Varenna. Naturale che anche Esino volesse approfittarne.

Forse fu proprio agli inizi del Novecento che si cominciò a pensare concretamente alla nuova strada carrozzabile (poi “rotabile”), visto che le cronache giornalistiche, nei giorni dell’inaugurazione, parlano di un’attesa ventennale. E forse fu a ridosso dell’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale che si buttò giù qualche schizzo. Ma la guerra aveva altre esigenze. E se, sul versante esinese, si realizzò un collegamento migliore tra Varenna e Perledo, l’attenzione era ormai concentrata soprattutto sulla realizzazione della cosiddetta linea Cadorna con trincee e postazioni attorno al Legnone servito da una strada militare che saliva lungo la Valvarrone. Che ebbe così la sua carrozzabile.
Finita la Grande Guerra, si mise davvero mano al collegamento della Val d’Esino. Ma gestazione e realizzazione furono non poco tormentate. In fase di progettazione vi furono discussioni accese sul tracciato: arrivare fino a Esino Inferiore o a Esino Superiore? Avviati i lavori, affidati all’Impresa Bertarini di Varenna, cominciarono altri dolori, quelli finanziari. Come oggi per certi “cantieri infiniti”.
I pagamenti arrivavano e non arrivavano, l’impresa lavorava e non lavorava: si aprì un contenzioso, il cantiere fu più volte rallentato e addirittura fermato, i tempi previsti saltarono. Con l’inevitabile scia di polemiche. Già nell’agosto 1921, a pochi mesi dall’avvio dei lavori, lo Stato dovette intervenire con un contributo supplettivo. Che non bastò. Nel marzo 1922, il settimanale “Il Resegone” registrò che Perledo non avrebbe più sborsato un centesimo. All’inizio di luglio, “Il Prealpino” annunciò invece che i lavori sarebbero ripresi nel successivo mese di agosto «con la ferma intenzione di condurli a termine». Ma non fu così. Ancora nel giugno 1923 lo stesso “Prealpino” segnalava l’interessamento di Mario Cermenati per sbloccare le quote statali: «Ciò dovrebbe far sperare in una sollecita prosecuzione dei lavori che ora, se non sono interrotti completamente, sono diminuiti nella loro intensità in maniera inquietante. La strada è a buon punto. Più di 8 chilometri su 12 sono stati fatti. E’ necessario che si faccia il resto, costi quello che deve costare». Eppure, a ottobre era ancora tutto fermo, anche se “Il Prealpino” assicurava che «i lavori riprenderanno al più presto e la strada sarà completata nel 1924».
Di fatto il traguardo venne tagliato, appunto, solo nel 1925. Già nel mese di maggio si costituì il comitato per i festeggiamenti: si pensò di addobbare con festoni e bandiere tutta la strada da Perledo a Esino, di allestire grandi luminarie, di organizzare concerti e fuochi d’artificio sia a Perledo che a Esino. E dare alle stampe un libro ufficiale.
Ma intanto circolavano anche voci allarmate a proposito della possibile realizzazione di un sanatorio in terra d’Esino. Proprio grazie alla nuova strada. Scrisse “Il Resegone”: «Sarebbe la rovina economica di questa valle, proprio ora che la nuova carrozzabile apre un’era nuova di progresso e benessere». Già durante l’estate «neppure una camera, sia pure di contadini, rimane disoccupata e il numero dei viaggiatori ha sorpassato negli ultimi anni il migliaio» e dunque la struttura sanitaria avrebbe innescato un’autentica insurrezione. Continuava il cronista: «La nuova strada che congiunge Esino col centro del lago apre una forma di commercio e benessere», ricordava come in primavera e in autunno «gli stranieri residenti negli alberghi del lago fanno passeggiate quassù», mentre per l’inverno il bollettino della gloriosa Sem (Società Escursionisti Milanesi) parlava «di Esino e dei suoi monti nevosi come adatti agli sport invernali specie nella vasta conca del Cainallo» dove ancora oggi rimangono le rovine degli impianti di risalita realizzati negli anni Sessanta. In quanto al sanatorio, non se ne seppe più niente.
Lo stesso afflusso di turisti generava anche qualche turbamento. Come dimostra la costituzione di un “Comitato varennese della manica”, definito un’associazione filantropica. Era in realtà un consesso di moralizzatori col piglio dei buontemponi: si ponevano infatti il compito di raccogliere abiti smessi da donare a «queste signore e signorine che, chissà per quali disgraziate vicende, sono qui venute senza avere potuto provvedersi di stoffa in misura sufficiente per i loro abiti, sicché son rimaste vestite per un terzo o giù di lì» pur avendo «tutto il sacrosanto diritto, oltreché di vivere, di vestire panni» che le riparino da sole e intemperie. Si prometteva di pubblicare i nomi «delle aventi diritto alle sovvenzione e dei donatori».

Il periodo storico, in quanto a strade e trasporti, era del resto in grande fermento. Tra il 1923 e il 1924 erano cominciati anche gli studi per il tratto tra Valsassina e Valtaleggio della Prealpino-Orobica, prefigurando un immaginifico collegamento tra Bellano, Lecco e San Pellegrino Terme in Val Brembana. Senza certo sapere che quell’idea un po’ stravagante sarebbe invece venuta buona alla fine del Novecento, quando l’appena nata Provincia di Lecco, guidata da Mario Anghileri, avrebbe convinto l’Anas a farsi carico del completamento e della successiva gestione della nuova Lecco-Ballabio, inaugurata poi nel 2006.
Ma nel 1922 si cominciava anche a parlare di una strada carrozzabile per Morterone. C’era chi proponeva di raccordare il paese proprio con la Prealpino-Orobica attraverso la Colmine di San Pietro, ma prevalse l’ipotesi del collegamento con Ballabio e quindi Lecco attraverso la Val Boazzo: la strada sarebbe stata realizzata solo quarant’anni più tardi. Nel contempo tornava in auge l’ipotesi di ripristinare una via d’acqua tra Milano e Lecco, mentre ferveva il dibattito sullo sviluppo delle tramvie: la Erba-Lecco e la Monza-Barzanò-Oggiono-Lecco. Ma anche quella da Maggianico a Laorca, che venne inaugurata proprio nel 1925, il 14 giugno, dal deputato Attilio Teruzzi, milanese, fascista della prima ora, vicesegretario del partito, deputato nel collegio di Lecco dove a lungo esercitò la sua influenza politica. Lo stesso Teruzzi, nel mese di settembre, avrebbe poi inaugurato l’ardito Ponte della Vittoria a Cremeno.

In quanto alla Perledo-Esino, l’annuncio fatidico arrivò nel mese di giugno: l’inaugurazione era stata fissata per la domenica 2 agosto.
“Il Prealpino” ne pubblicò un’ampia cronaca, su “La Provincia di Como” il risalto fu minore, mentre nulla troviamo su “Il Resegone”, in effetti affaccendato in tutt’altri eventi: l’attenzione era rivolta alla posa della croce sulla vetta del Monte Resegone che sarebbe stata inaugurata dall’arcivescovo Eugenio Tosi il 30 agosto (un altro centenario, ricordato nelle scorse settimane da una mostra fotografica allestita all’Officina Badoni).
Alla manifestazione inaugurale della Perledo-Esino, naturalmente era presente lo stesso Teruzzi, ma l’oratore ufficiale sarebbe stato un altro deputato fascista, Innocenzo Coppa. In prima fila, inoltre, i tre sindaci: Giuseppe Pensa di Esino Inferiore, Carlo Nasazzi di Esino Superiore e Natale Mattarelli di Perledo. Il quale, tra l’altro, colse la tanto solenne occasione per inaugurare anche l’acquedotto e una targa commemorativa alla memoria di Giovanna Invitti Mattarelli che «con generosità volle dotare a proprie spese Perledo di un ufficio telegrafico».
Diluviava, mentre Coppa teneva il suo discorso in piedi su una sedia riparto dall’ombrello «che un robusto perledese reggeva dall’alto».
Dopo di che, da Perledo ci si spostò a Esino arrivando con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia, tanto che si preferì rinviare la cerimonia ufficiale al pomeriggio e attovagliarsi subito al banchetto allestito nell’asilo per un centinaio di invitati. Nel frattempo, comunque, il tempo si era rimesso al bello, come apprendiamo dal cronista della “Provincia”: «Il vento aveva fugato tutte le nubi e nel cielo splendeva un sole magnifico.» A benedire la strada, monsignor Carlo Pensa, vescovo di Atri e fratello del sindaco Giuseppe.
Per l’occasione, come detto, fu anche pubblicato un libro, curato dallo stesso Giuseppe Pensa, affiancato da una dozzina di collaboratori: “Le terre di Perledo e di Esino. Ricordo dei festeggiamenti inaugurali della carrozzabile che i Comuni della Valle congiunge al ridente Lario”. Vi si riportano notizie storiche, scientifiche e artistiche, saggi sulla flora e sulla fauna e suggerimenti escursionistici. Ma anche, naturalmente, una descrizione dalla nuova strada: «Come tutte le vallate che fanno capo al nostro lago, anche la vallata del torrente Esino è piuttosto stretta e ripida al suo sbocco, così da dover costringere lo sviluppo della strada tra il torrente stesso e un'altra parete rocciosa a tramontana, con la conseguenza di un tracciato con diversi tornanti e di alti muri di sostegno. A partire dalla Valletta di Bassola la strada è tagliata completamente nella roccia o sostenuta da enormi muraglioni: sale attraversando una zona completamente deserta e seguendo le sinuosità della falda della montagna». Lunga 12 chilometri, superando un dislivello di quasi 700 metri, la strada mantiene la larghezza costante di 4 metri, «salvo i punti in cui è allargata per un comodo scambio di veicoli.»
E comunque «è una delle più caratteristiche della regione: pur salendo attraverso una vallata scoscesa con notevoli scavi di roccia e con muri di sostegno di non indifferente spessore ed altezza, essa viene a costare più di L.100.000 al chilometro. Pur considerando che il tronco da Perledo al lago venne costruito nei primi anni della guerra, il costo complessivo si mantiene in limiti relativamente modesti: questo però non significa che i Comuni interessati non abbiano fatto un notevole sacrificio, pur tenendo presente che una provvida legge mette a carico dello Stato una metà della spesa ed un quarto a carico della Provincia».
Due anni dopo, nel 1927, la rivoluzione fu invece un’altra, quella dell’accorpamento dei Comuni. Esino Superiore ed Esino Inferiore vennero riuniti sotto un’unica amministrazione e il Comune fu battezzato Esino Lario. Nel 1928, anche Perledo venne accorpato con Varenna, ma dopo la guerra tornò a essere autonomo.

La storia della strada è comunque continuata. Nel 1958 venne allargata e pavimentata. Ma soprattutto, nel 1969, arrivò il prolungamento verso la Valsassina. L’idea fu di quell’ingegner Pietro Pensa che fu sindaco di Esino e primo presidente della Comunità montana della Valsassina, ma anche un ricercatore storico che ci ha lasciato un patrimonio di informazioni. Suo il progetto del collegamento di Esino con Cortenova passando per il Passo di Agueglio che è uno straordinario belvedere sul lago e dove ora una lapide lo ricorda.

Nel 2016, Esino ospitò addirittura il congresso mondiale di Wikipedia, solitamente ospitato da città capitali. Per l’occasione, lungo la strada di Agueglio, grazie all’intervento della Regione allora presieduta da Roberto Maroni, vennero eliminate alcune strozzature per consentire il passaggio dei bus.
L’ultima data è quella del 2021, quando l’intero tracciato dal lago alla Valsassina – ormai di 27 chilometri di lunghezza – è diventata statale. «Qualche resistenza dell’Anas c’è stata – dice l’attuale sindaco - ma poi ha accettato ritenendola una possibile alternativa in caso di blocco della Statale 36 e della Provinciale Bellano-Taceno. Si è trattato di una grande novità perché l’Anas, come si è già visto, può effettuare interventi di manutenzione di grande portata a differenza della Provincia».
Considerato che il sindaco Giuseppe Pensa del 1925 era suo zio e l’ingegner Pietro Pensa un prozio, il primo cittadino di oggi si sente quasi un interprete del destino di quella strada «tanto attesa». Perciò, la festa del centenario non può che emozionarlo particolarmente.

Il programma, firmato dai due sindaci (Fabio Festorazzi di Perledo e appunto Pietro Pensa di Esino) prevede un primo appuntamento nella serata di venerdì 1° agosto al cineteatro di Esino con una proiezione di foto e filmati; appuntamento alle 21.

Il giorno successivo, sabato 2 agosto, il ritrovo è invece fissato alla 8,45 in località Campallo a Perledo e alle 9,15 partirà il corteo di moto e auto d’epoca che raggiungerà la piazza della Chiesa (in caso di maltempo alla sala civica) di Perledo per i saluti di benvenuto e un piccolo rinfresco. Alle 11, il “convoglio” partirà alla volta di Esino dove, alle 12 in piazza del Comune (in caso di maltempo al cineteatro), si terranno i discorsi ufficiali. Un rinfresco concluderà la festa accompagnata dalla fanfara dei bersaglieri “Guglielmo Colombo” di Lecco.
La strada oggi
Fu infatti il 2 agosto 1925 che avvenne l’inaugurazione «dopo tanta tenace attesa» come si disse nell’occasione.
Un primo atto ufficiale risale addirittura alla metà dell’Ottocento. Già, nel 1866 il Comune di Esino Superiore si fece promotore di un consorzio per la costruzione e la manutenzione di una strada, ottenendo il via libera dalla Deputazione provinciale di Como. Ma, a quanto pare, gli altri ipotetici membri e cioè Esino Inferiore e Perledo furono – diciamo così – un po’ colti di sorpresa. Infatti si tirarono subito indietro, tanto che l’anno successivo la Deputazione provinciale sciolse il consorzio.

Cartolina storica di Esino
E qui vanno dette un paio di cose sulla rivalità tra Esino Superiore ed Esino Inferiore. Risalente all’antichità (due millenni ci stanno tutti), quando non è chiaro come i due villaggi si chiamassero realmente. Esino è il torrente che scorre nella valle dando poi il nome alle due località. Di fatto, gli storici ci dicono che “Superiore” era un insediamento celtico e “Inferiore” una successiva colonia romana. Inevitabili i contrasti che non si risolsero in conflitti ma in una collaborazione guardinga e diffidente durata a lungo a protrattasi anche quando le differenze tra celti e latini erano ormai sbiadite.
«I celti fabbricavano armi di pregio. Scavavano le miniere ai Pizzi di Parlasco, le scavavano in salita per far scendere il materiale verso l’uscita senza troppa fatica. Ed era ferro di pregio con il quale appunto fabbricavano quelle armi particolarmente ricercate dagli stessi romani». Così racconta l’attuale sindaco Pietro Pensa, con un pizzico d’orgoglio paterno, visto che la figlia Martina si è laureata proprio con una tesi dedicata all’argomento. La rivalità, per quanto ormai addolcita, in qualche modo si mantiene ancora. Quelli di Esino Inferiore si chiamano “Psciak”, quelli di Superiore “Crees”: «Io stesso – continua Pensa – da bambino non sapevo come fosse Esino Superiore». E i matrimoni misti erano una rarità.
Quella che, nella sua celebre guida turistica, Fermo Magni definisce come «la più bella e pittoresca delle Prealpi Comasche» con l’arrivo del Novecento era ancora raccordata per mezzo di antiche mulattiere che, a valle, si collegavano con quello che sarebbe poi stato chiamato ai nostri giorni il “Sentiero del viandante”.
Nel frattempo, nel 1892, era arrivata anche la ferrovia da Lecco a Bellano, poi prolungata fino a Colico. C’erano la fermata della funicolare per Regoledo e la stazione vera e propria di Varenna. Naturale che anche Esino volesse approfittarne.
Forse fu proprio agli inizi del Novecento che si cominciò a pensare concretamente alla nuova strada carrozzabile (poi “rotabile”), visto che le cronache giornalistiche, nei giorni dell’inaugurazione, parlano di un’attesa ventennale. E forse fu a ridosso dell’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale che si buttò giù qualche schizzo. Ma la guerra aveva altre esigenze. E se, sul versante esinese, si realizzò un collegamento migliore tra Varenna e Perledo, l’attenzione era ormai concentrata soprattutto sulla realizzazione della cosiddetta linea Cadorna con trincee e postazioni attorno al Legnone servito da una strada militare che saliva lungo la Valvarrone. Che ebbe così la sua carrozzabile.
Finita la Grande Guerra, si mise davvero mano al collegamento della Val d’Esino. Ma gestazione e realizzazione furono non poco tormentate. In fase di progettazione vi furono discussioni accese sul tracciato: arrivare fino a Esino Inferiore o a Esino Superiore? Avviati i lavori, affidati all’Impresa Bertarini di Varenna, cominciarono altri dolori, quelli finanziari. Come oggi per certi “cantieri infiniti”.

Perledo allora
I pagamenti arrivavano e non arrivavano, l’impresa lavorava e non lavorava: si aprì un contenzioso, il cantiere fu più volte rallentato e addirittura fermato, i tempi previsti saltarono. Con l’inevitabile scia di polemiche. Già nell’agosto 1921, a pochi mesi dall’avvio dei lavori, lo Stato dovette intervenire con un contributo supplettivo. Che non bastò. Nel marzo 1922, il settimanale “Il Resegone” registrò che Perledo non avrebbe più sborsato un centesimo. All’inizio di luglio, “Il Prealpino” annunciò invece che i lavori sarebbero ripresi nel successivo mese di agosto «con la ferma intenzione di condurli a termine». Ma non fu così. Ancora nel giugno 1923 lo stesso “Prealpino” segnalava l’interessamento di Mario Cermenati per sbloccare le quote statali: «Ciò dovrebbe far sperare in una sollecita prosecuzione dei lavori che ora, se non sono interrotti completamente, sono diminuiti nella loro intensità in maniera inquietante. La strada è a buon punto. Più di 8 chilometri su 12 sono stati fatti. E’ necessario che si faccia il resto, costi quello che deve costare». Eppure, a ottobre era ancora tutto fermo, anche se “Il Prealpino” assicurava che «i lavori riprenderanno al più presto e la strada sarà completata nel 1924».

La vecchia mulattiera e la nuova strada del 1925
Di fatto il traguardo venne tagliato, appunto, solo nel 1925. Già nel mese di maggio si costituì il comitato per i festeggiamenti: si pensò di addobbare con festoni e bandiere tutta la strada da Perledo a Esino, di allestire grandi luminarie, di organizzare concerti e fuochi d’artificio sia a Perledo che a Esino. E dare alle stampe un libro ufficiale.
Ma intanto circolavano anche voci allarmate a proposito della possibile realizzazione di un sanatorio in terra d’Esino. Proprio grazie alla nuova strada. Scrisse “Il Resegone”: «Sarebbe la rovina economica di questa valle, proprio ora che la nuova carrozzabile apre un’era nuova di progresso e benessere». Già durante l’estate «neppure una camera, sia pure di contadini, rimane disoccupata e il numero dei viaggiatori ha sorpassato negli ultimi anni il migliaio» e dunque la struttura sanitaria avrebbe innescato un’autentica insurrezione. Continuava il cronista: «La nuova strada che congiunge Esino col centro del lago apre una forma di commercio e benessere», ricordava come in primavera e in autunno «gli stranieri residenti negli alberghi del lago fanno passeggiate quassù», mentre per l’inverno il bollettino della gloriosa Sem (Società Escursionisti Milanesi) parlava «di Esino e dei suoi monti nevosi come adatti agli sport invernali specie nella vasta conca del Cainallo» dove ancora oggi rimangono le rovine degli impianti di risalita realizzati negli anni Sessanta. In quanto al sanatorio, non se ne seppe più niente.
Lo stesso afflusso di turisti generava anche qualche turbamento. Come dimostra la costituzione di un “Comitato varennese della manica”, definito un’associazione filantropica. Era in realtà un consesso di moralizzatori col piglio dei buontemponi: si ponevano infatti il compito di raccogliere abiti smessi da donare a «queste signore e signorine che, chissà per quali disgraziate vicende, sono qui venute senza avere potuto provvedersi di stoffa in misura sufficiente per i loro abiti, sicché son rimaste vestite per un terzo o giù di lì» pur avendo «tutto il sacrosanto diritto, oltreché di vivere, di vestire panni» che le riparino da sole e intemperie. Si prometteva di pubblicare i nomi «delle aventi diritto alle sovvenzione e dei donatori».
Un'altra immagine della strada oggi
Il periodo storico, in quanto a strade e trasporti, era del resto in grande fermento. Tra il 1923 e il 1924 erano cominciati anche gli studi per il tratto tra Valsassina e Valtaleggio della Prealpino-Orobica, prefigurando un immaginifico collegamento tra Bellano, Lecco e San Pellegrino Terme in Val Brembana. Senza certo sapere che quell’idea un po’ stravagante sarebbe invece venuta buona alla fine del Novecento, quando l’appena nata Provincia di Lecco, guidata da Mario Anghileri, avrebbe convinto l’Anas a farsi carico del completamento e della successiva gestione della nuova Lecco-Ballabio, inaugurata poi nel 2006.
Ma nel 1922 si cominciava anche a parlare di una strada carrozzabile per Morterone. C’era chi proponeva di raccordare il paese proprio con la Prealpino-Orobica attraverso la Colmine di San Pietro, ma prevalse l’ipotesi del collegamento con Ballabio e quindi Lecco attraverso la Val Boazzo: la strada sarebbe stata realizzata solo quarant’anni più tardi. Nel contempo tornava in auge l’ipotesi di ripristinare una via d’acqua tra Milano e Lecco, mentre ferveva il dibattito sullo sviluppo delle tramvie: la Erba-Lecco e la Monza-Barzanò-Oggiono-Lecco. Ma anche quella da Maggianico a Laorca, che venne inaugurata proprio nel 1925, il 14 giugno, dal deputato Attilio Teruzzi, milanese, fascista della prima ora, vicesegretario del partito, deputato nel collegio di Lecco dove a lungo esercitò la sua influenza politica. Lo stesso Teruzzi, nel mese di settembre, avrebbe poi inaugurato l’ardito Ponte della Vittoria a Cremeno.
Una foto dei giorni nostri
In quanto alla Perledo-Esino, l’annuncio fatidico arrivò nel mese di giugno: l’inaugurazione era stata fissata per la domenica 2 agosto.
“Il Prealpino” ne pubblicò un’ampia cronaca, su “La Provincia di Como” il risalto fu minore, mentre nulla troviamo su “Il Resegone”, in effetti affaccendato in tutt’altri eventi: l’attenzione era rivolta alla posa della croce sulla vetta del Monte Resegone che sarebbe stata inaugurata dall’arcivescovo Eugenio Tosi il 30 agosto (un altro centenario, ricordato nelle scorse settimane da una mostra fotografica allestita all’Officina Badoni).
Alla manifestazione inaugurale della Perledo-Esino, naturalmente era presente lo stesso Teruzzi, ma l’oratore ufficiale sarebbe stato un altro deputato fascista, Innocenzo Coppa. In prima fila, inoltre, i tre sindaci: Giuseppe Pensa di Esino Inferiore, Carlo Nasazzi di Esino Superiore e Natale Mattarelli di Perledo. Il quale, tra l’altro, colse la tanto solenne occasione per inaugurare anche l’acquedotto e una targa commemorativa alla memoria di Giovanna Invitti Mattarelli che «con generosità volle dotare a proprie spese Perledo di un ufficio telegrafico».
Diluviava, mentre Coppa teneva il suo discorso in piedi su una sedia riparto dall’ombrello «che un robusto perledese reggeva dall’alto».
Dopo di che, da Perledo ci si spostò a Esino arrivando con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia, tanto che si preferì rinviare la cerimonia ufficiale al pomeriggio e attovagliarsi subito al banchetto allestito nell’asilo per un centinaio di invitati. Nel frattempo, comunque, il tempo si era rimesso al bello, come apprendiamo dal cronista della “Provincia”: «Il vento aveva fugato tutte le nubi e nel cielo splendeva un sole magnifico.» A benedire la strada, monsignor Carlo Pensa, vescovo di Atri e fratello del sindaco Giuseppe.

Il libro ufficiale pubblicato per l'inaugurazione della strada
Per l’occasione, come detto, fu anche pubblicato un libro, curato dallo stesso Giuseppe Pensa, affiancato da una dozzina di collaboratori: “Le terre di Perledo e di Esino. Ricordo dei festeggiamenti inaugurali della carrozzabile che i Comuni della Valle congiunge al ridente Lario”. Vi si riportano notizie storiche, scientifiche e artistiche, saggi sulla flora e sulla fauna e suggerimenti escursionistici. Ma anche, naturalmente, una descrizione dalla nuova strada: «Come tutte le vallate che fanno capo al nostro lago, anche la vallata del torrente Esino è piuttosto stretta e ripida al suo sbocco, così da dover costringere lo sviluppo della strada tra il torrente stesso e un'altra parete rocciosa a tramontana, con la conseguenza di un tracciato con diversi tornanti e di alti muri di sostegno. A partire dalla Valletta di Bassola la strada è tagliata completamente nella roccia o sostenuta da enormi muraglioni: sale attraversando una zona completamente deserta e seguendo le sinuosità della falda della montagna». Lunga 12 chilometri, superando un dislivello di quasi 700 metri, la strada mantiene la larghezza costante di 4 metri, «salvo i punti in cui è allargata per un comodo scambio di veicoli.»

Due anni dopo, nel 1927, la rivoluzione fu invece un’altra, quella dell’accorpamento dei Comuni. Esino Superiore ed Esino Inferiore vennero riuniti sotto un’unica amministrazione e il Comune fu battezzato Esino Lario. Nel 1928, anche Perledo venne accorpato con Varenna, ma dopo la guerra tornò a essere autonomo.
La targa che ricorda il prolungamento voluto dall'ing.Pensa
La storia della strada è comunque continuata. Nel 1958 venne allargata e pavimentata. Ma soprattutto, nel 1969, arrivò il prolungamento verso la Valsassina. L’idea fu di quell’ingegner Pietro Pensa che fu sindaco di Esino e primo presidente della Comunità montana della Valsassina, ma anche un ricercatore storico che ci ha lasciato un patrimonio di informazioni. Suo il progetto del collegamento di Esino con Cortenova passando per il Passo di Agueglio che è uno straordinario belvedere sul lago e dove ora una lapide lo ricorda.
Vista dalla Esino-Cortenova
Nel 2016, Esino ospitò addirittura il congresso mondiale di Wikipedia, solitamente ospitato da città capitali. Per l’occasione, lungo la strada di Agueglio, grazie all’intervento della Regione allora presieduta da Roberto Maroni, vennero eliminate alcune strozzature per consentire il passaggio dei bus.
L’ultima data è quella del 2021, quando l’intero tracciato dal lago alla Valsassina – ormai di 27 chilometri di lunghezza – è diventata statale. «Qualche resistenza dell’Anas c’è stata – dice l’attuale sindaco - ma poi ha accettato ritenendola una possibile alternativa in caso di blocco della Statale 36 e della Provinciale Bellano-Taceno. Si è trattato di una grande novità perché l’Anas, come si è già visto, può effettuare interventi di manutenzione di grande portata a differenza della Provincia».
Considerato che il sindaco Giuseppe Pensa del 1925 era suo zio e l’ingegner Pietro Pensa un prozio, il primo cittadino di oggi si sente quasi un interprete del destino di quella strada «tanto attesa». Perciò, la festa del centenario non può che emozionarlo particolarmente.

Il programma, firmato dai due sindaci (Fabio Festorazzi di Perledo e appunto Pietro Pensa di Esino) prevede un primo appuntamento nella serata di venerdì 1° agosto al cineteatro di Esino con una proiezione di foto e filmati; appuntamento alle 21.
Il giorno successivo, sabato 2 agosto, il ritrovo è invece fissato alla 8,45 in località Campallo a Perledo e alle 9,15 partirà il corteo di moto e auto d’epoca che raggiungerà la piazza della Chiesa (in caso di maltempo alla sala civica) di Perledo per i saluti di benvenuto e un piccolo rinfresco. Alle 11, il “convoglio” partirà alla volta di Esino dove, alle 12 in piazza del Comune (in caso di maltempo al cineteatro), si terranno i discorsi ufficiali. Un rinfresco concluderà la festa accompagnata dalla fanfara dei bersaglieri “Guglielmo Colombo” di Lecco.
Dario Cercek