San Grato: anche il fotografo Luigi Erba per una mostra sulla Muggiasca di ieri e di oggi

È stata inaugurata domenica a San Grato ai Monti (Bellano) la mostra “Io non ho più rami per graffiare il cielo”, in contemporanea con il nuovo “Quaderno della Muggiasca”.
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Se nel periodo che dura dalla festa dei Santi Nazaro e Celso fino al patrono dell’ex Comune di Vendrogno l'esposizione a cura di Wilma Milani e Massimo Lazzari è ormai divenuta appuntamento fisso dell’estate locale, quest’anno ai due insegnanti si è aggiunto anche il celebre fotografo Luigi Erba, ormai "adottato" dal paese della Muggiasca dove la moglie ha una casa di proprietà.
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L'iniziativa si potrebbe quindi definire "una mostra nella mostra", in quanto “Alpeggi in Muggiasca”, con immagini a cura di Wilma Milani, si sviluppa tutt’attorno il perimetro interno della chiesetta di San Grato ai Monti, mentre nei pressi dell’altare una seconda esposizione, questa volta realizzata da Luigi Erba, rappresenta le ceppaie rimaste dopo il taglio della pineta in località Tedoldo, dove l’invasione del Bostrico non ha lasciato scampo alla vegetazione e ha portato gli enti alla decisione di abbattere gli alberi. 
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Gli alpeggi - ritratti nelle fotografie attuali di Milani ma anche in cartoline e altri scatti d’epoca - hanno da sempre rappresentato una parte importante dell’economia locale, da cui gli abitanti traevano sostentamento per le famiglie con la produzione del cibo, essendo il lavoro basato sull'agricoltura: è stato così fino all’ultimo ventennio dell'Ottocento, quando divenne predominante l'industria, per arrivare poi al secondo dopoguerra quando si mantennero in vita solo gli orti e le attività zootecniche, curati dopo le ore trascorse in fabbrica.
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La mostra, dunque, fa capire al visitatore come negli anni anche l’aspetto paesaggistico abbia subito dei cambiamenti, soprattutto negli alpeggi, con l’avanzamento dei metri di bosco rispetto al territorio destinato a pascolo, e l'abbandono dei fabbricati, una volta utilizzati per la lavorazione del latte.
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Per quanto riguarda Erba e la sua installazione, le fotografie sono posizionate per terra, per dare maggiore senso di profondità a ciò che è rimasto, ovvero le ceppaie, con forme diverse e "a misura di bambino": la personale è infatti dedicata alla nipotina Giulia, che con il nonno si è recata in loco a scattare le immagini poi stampate per l’occasione.
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Il passaggio attraverso la pineta, in cui la strada per andare a Camaggiore non era mai stata immortalata prima di oggi, ha catturato l’attenzione di Erba che ha deciso di raccontare con il suo "obiettivo" ciò che è rimasto dopo l’abbattimento della vegetazione, con le ceppaie in cui la sua nipotina ha trovato “tante forme strane”, immagini che solo la fantasia di un bambino possono creare. 
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Il titolo, “Io non ho più rami per graffiare il cielo”, è ispirato da una poesia di Turoldo e trasmette tutta la forza di queste ceppaie, che vedendo la mancanza dei rami non toccano il cielo, sulla scia di Mario Giacomelli con cui Erba è “cresciuto” e che ha utilizzato la stessa frase per una sua esposizione. La mostra sarà visitabile fino al 7 agosto dalle 16.00 alle 18.00.
M.A.
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