I monopattini van da soli

L'enfatico l’elogio al monopattino lecchese a firma Michele Castelnovo ccontiene molte verità ma non meno gravi omissioni
Certamente il proibizionismo, qualsiasi esso sia non è mai una reale soluzione, è però troppo semplicistico dire come fa l'articolo che chiedere di vietare i monopattini a Lecco perché si segnalano una slavina di irregolarità e pericoli è come voler vietare le auto siccome ce ne sono parcheggiate in doppia fila o con conducenti ubriachi. Ma c'è un MA grande come Lecco che l'articolo ignora.
Ed è che la riduzione del danno, dei pericoli e con loro adeguati controlli, sanzioni, reale sicurezza sono strumenti che un’Amministrazione, in questo caso Lecco, deve essere in grado di attuare e far rispettare altrimenti non si mette in piedi un servizio di cui - palesemente - oggi si dimostra non essere in grado di governare. L’uso del monopattino senza controlli e solo per poter dire da parte dell’assessora Zuffi che è un successo di utilizzo, è un problema. Non riconoscerlo e dimostrarsi acriticamente iper entusiasti è una parte di esso, non dell'entusiasmo ma del problema. Non è infatti una polemica da social registrare i molteplici problemi. Certo ci sono 150-200 monopattini e sono gli utenti che non rispettano le regole né approfittano delle aree dedicate (29 stalli fisici e virtuali, mica pochi) e causano disordine e pericoli. Ma tutto questo, che ricade sulla cittadinanza, è appunto colpa anche di chi non controlla perché non vuole, non è in grado, non vede, o è anche solo antieconomico. Il problema esiste e resta.
È gocofacile esaltare 1500 utilizzi in 20 giorni, e chiudere gli occhi se pressoché tutti questi però sono con l’infrazione da mancato uso del casco, che è invece obbligatorio. Basta guardarci in giro.
E’ giocofacile magnificarne l’uso così non si usa l’auto (sebbene andrebbe riconosciuto che il suo uso è decisamente più in alternativa a piedi, bici, bus e quindi non è proprio promozione della mobilità dolce/sostenibile) se è per non vedere che a Lecco il contesto urbano presenta criticità evidenti:
Non esistono pressoché ciclabili protette o percorsi distinti: i monopattini circolano anche su strade urbane normalmente percorse da auto o affollate
Pochi sono i tratti strutturati, malgrado ormai son 5 anni che questa Giunta è in carica e ci riempie di manifesti giganti appesi ai muri, sotto il profilo della mobilità dolce (zone 30, corsie ciclabili, semafori intelligenti, case avanzate, cuscini berlinesi, parcheggi alternati, righe pittate, aree pedonali...) la cui assenza rende il contesto potenzialmente più pericoloso per utenti fragili, pedoni e conducenti deboli.
Quindi: anche se gli utenti rispettassero le regole - e non le rispettano - le carenti infrastrutture mettono a rischio la fruizione sicura del servizio e gli abusi di utilizzo e mancati controlli ne potenziano ulteriormente i rischi per gli utenti e gli altri soggetti che vivono strada e città. Perché non è una questione solo di mezzi, ma di sistema: 48 multe in appena 20 giorni possono sembrare tante ma sono una briciola per gli utilizzi irregolari. Pressoché tutti gli utenti restano impuniti. 
Serve un piano strutturato di monitoraggio, di obbligo di casco per l’accensione del monopattino, reali e diffusi controlli, non può bastare l’annuncio dell’app simile a quelli inefficaci sui pacchetti di sigarette Il vero problema è un sistema mal calibrato dove l’inciviltà individuale si somma a infrastrutture inadeguate e controlli totalmente lacunosi. Solo affrontando questi aspetti il mezzo potrà funzionare davvero come mobilità urbana sostenibile e non come ritorno economico per il gestore e, soprattutto, un fattore di disordine e pericolo oggi per nulla affrontato dall'amministrazione .
Paolo Trezzi
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.