PAROLE CHE PARLANO/241

Orco

Le fiabe di un tempo avevano spesso gli orchi tra i loro protagonisti: figure negative, spaventose, che rappresentavano spesso paure profonde, istinti primordiali e l’opposto della civiltà.

L’orco è sicuramente il nemico dei bambini. Per essi, rappresenta la paura dell’abbandono, il cannibalismo, il pericolo che si cela quando ci si allontana dal “sentiero sicuro”. Infatti, gli orchi incarnano gli istinti più bassi e animaleschi dell’essere umano: la forza bruta, la fame insaziabile, l’aggressività, per questo venivano rappresentati e descritti come giganti brutti, deformi, privi di sensibilità.

Ancora oggi, quando giornalisti e psicologi vogliono definire quegli uomini che commettono crimini contro l’infanzia, usano il termine orco che mette in evidenza il loro lato oscuro.

Ciò che può apparire sorprendente è che abbiamo affibbiato a uno splendido gruppo di cetacei lo stesso epiteto. Il loro nome scientifico è Orcinus orca, il delfinide in cima alla catena alimentare dei predatori marini. Per sottolineare la sua grande abilità come cacciatrice, anche di animali più grandi di lei, alcuni marinai hanno coniato il termine spregiativo di “orca o balena assassina”. Ma se nell’uomo gli istinti oscuri e brutali sono una degenerazione della normalità, per le orche si tratta solo di istinto predatorio scritto nei propri geni.

Il termine orco deriva dal latino Orcus, che indicava in modo alternativo il dio degli inferi, legato quindi alla morte e all’aldilà. Facile quindi comprendere perché questo nome sia stato successivamente attribuito ai mostri delle fiabe. Sicuramente meno comprensibile è l’ingiustizia compiuta nei confronti delle orche: perfino il termine Orcinus rimanda al dio degli inferi. Quindi Orcinus orca possiamo tradurlo come “mostro infernale”; ma, alla luce degli eventi bellici di umana natura che devastano il mondo e le nostre coscienze, c’è da chiedersi dove siano i veri orchi, i mostri infernali.