PAROLE CHE PARLANO/242
Corsivo
Tralasciando la discutibile moda del "parlare in corsivo", nata su TikTok come una caricatura della cadenza milanese, con vocali strascicate e un'intonazione cantilenante, la scrittura in corsivo ha una lunga storia millenaria.
Cominciamo col dire che questo termine deriva dal latino cursivus, che significa "corrente" o "che scorre", e si riferisce allo stile di scrittura in cui le lettere sono collegate tra loro e inclinate verso destra, creando un flusso continuo e rapido.
Pur non identico al corsivo moderno, furono i Romani a sviluppare la scriptura cursiva, usata soprattutto per documenti quotidiani, appunti, lettere e contratti, perché permetteva di scrivere più rapidamente rispetto alle lettere capitali incise sulle lapidi.
Se volessimo fare un’intervista impossibile a un antico romano, avvezzo alla scrittura, probabilmente ci direbbe che la scrittura corsiva è come un fiume che scorre, e ogni lettera è un'onda che si collega alla successiva.
Abbiamo impiegato molto tempo ed estenuanti esercizi da bambini per imparare a leggere e a destreggiarci con il corsivo; purtroppo oggi, con l’avvento dei computer - compreso quello rappresentato dal nostro smartphone - lo usiamo sempre meno.
Ed è un peccato.
La scrittura a mano, in particolare usando il corsivo, è un'esperienza sensoriale che combina vista, tatto e movimento, mentre la digitazione è un'azione più meccanica e ripetitiva.
Numerosi studi hanno stabilito che la scrittura corsiva può avere implicazioni positive sullo sviluppo intellettivo dei bambini. Il corsivo richiede infatti un coordinamento delicato e continuo tra dita, polso e avambraccio. Questo esercizio di motricità fine rafforza le connessioni neurali tra le diverse aree del cervello e migliora la coordinazione occhio-mano, favorendo lo sviluppo cognitivo e la capacità di apprendimento.