Olginate: il rombo delle moto per l'ultimo saluto a Lucia Falbo, mamma di 37 anni
Il primo a "dare gas" è stato Axel, il suo ometto di appena 8 anni, per il quale, nell'omelia, don Andrea Mellera ha chiesto preghiere, perché possa sentire ancora la carezza della mamma, "la sua vicinanza, come luce che continuerà a accompagnarlo e sostenerlo nel suo diventare grande". 
Al "via" del figlioletto, ha fatto eco il rombo di oltre una ventina di bolidi a due ruote con gli amici bikers che hanno poi scortato il feretro fino al cimitero. Perché non tutti i cortei funebri debbono essere silenziosi. Per Lucia Falbo, 37 anni appena, amante per l'appunto di moto, si è scelto di scansare la mestizia "sgasando" per seguirla nel suo ultimo viaggio terreno, sicuri di andare incontro alla sua volontà.
Non sono comunque mancate le lacrime, spuntate sui volti di chi ha avuto modo di conoscerla nella sua breve e movimentata vita e nel pomeriggio odierno, a Olginate, ha preso parte all'addio, stringendosi al piccolo Axel, mamma Sara, papà Tommaso e ai fratelli Cristiana e Angelo.

"Oggi ci troviamo tutti insieme per dare l'ultimo saluto alla nostra sorella Lucia. Nel nostro cuore l'immagine di una donna nel pieno della sua umanità, con il suo sorriso, la sua solarità. Vissuta dentro quegli abiti che l'hanno contraddistinta. La passione per lo sport, l'impegno da parrucchiera (in un salone a Germanedo, prima del trasferimento a Pavia, ndr), la sua passione per le moto. Il suo essere una giovane mamma" ha detto, in apertura della sua omelia, il celebrante, con il ritratto di Lucia completato da una sua professoressa, intervenuta per un ricordo al termine della cerimonia.


Tornando con la memoria al tempo delle medie, rivolgendosi direttamente all'ex allieva, l'ha descritta come "stretta, non libera, non a tuo agio tra libri, regole e verifiche. Mi ricordo la faccia corrucciata e stanca. E la fatica di non essere nel posto giusto, ma contemporaneamente ricordo che la tua insoddisfazione ti rendeva una persona ricca di domande e interrogativi mai banali. Non sei mai stata una che si accontentava di lamentarsi, ma hai sempre desiderato vivere al meglio, magari anche sbagliando ma aspirando al bello, al buono e al vero. Ecco incontrare te è stato incontrare una persona vera. Non hai mai nascosto le tue fragilità ma le univi a interrogativi sulla vita e punti di forza per andare dritti al cuore delle persone, anche troppo dritti. Oggi ti ringrazio perché la mia umanità si è arricchita della tua, capace di non vedere in me un ruolo - quello della prof. che non sempre ti dava buoni voti - ma di riconoscere una persona il cui destino aveva incontrato il tuo e quindi valeva la pena farci i conti. Mi hai detto delle cose bellissime su come ti divertivi a mettere alla prova i prof. e spesso ci hai visto giusto. E mi hai presentato il tuo capolavoro, Axel. Giustamente eri fiera - ha proseguito ancora l'insegnante, con il bimbo presente in prima fila, stretto ai nonni, con una bella maglietta da piccolo motociclisa indosso - come se mi volessi dire "vedi prof. ho fatto anche io qualcosa di bello. Eccome! Lucia, grazie per tutto: per questa tua inquietudine che spero abbia trovato la pace ora e per questa tua capacità di ricercare la felicità in tanti modi complicati, magari, ma di cercarla e volerla. Spero tu possa aiutare tutti adesso, non sarà facile non averti attorno fisicamente ma rimani con i tuoi, sostienili e abbracciali. Ti abbraccio forte anche io e ti dico "a-Dio", che è il destino buono a cui ora sei affidata".

Dinnanzi a una "morta improvvisa e inattesa", don Andrea ha parlato di quello odierno come un giorno di saluto e di riconoscenza, condividendo con le tante persone radunate dentro e fuori la chiesa anche "il desiderio che questo sia anche un giorno di vita, perché la nostra sorella Lucia entra nella vita che non finisce. Oggi ci troviamo qui con la tristezza e il dolore ma anche con la speranza che nasce dalla fede. Allora che sia un giorno di vita, capace di riempire il vuoto e il silenzio, la sofferenza e il dolore".


Gli amici di sempre, hanno ribadito il concetto allineando dinnanzi alla parrocchiale le moto, facendosi sentire all'uscita del feretro a modo loro. Nella maniera che piaceva anche a Lucia, condotta decisamente troppo presto verso il luogo della sepoltura.

Lucia Falbo
Al "via" del figlioletto, ha fatto eco il rombo di oltre una ventina di bolidi a due ruote con gli amici bikers che hanno poi scortato il feretro fino al cimitero. Perché non tutti i cortei funebri debbono essere silenziosi. Per Lucia Falbo, 37 anni appena, amante per l'appunto di moto, si è scelto di scansare la mestizia "sgasando" per seguirla nel suo ultimo viaggio terreno, sicuri di andare incontro alla sua volontà.
Non sono comunque mancate le lacrime, spuntate sui volti di chi ha avuto modo di conoscerla nella sua breve e movimentata vita e nel pomeriggio odierno, a Olginate, ha preso parte all'addio, stringendosi al piccolo Axel, mamma Sara, papà Tommaso e ai fratelli Cristiana e Angelo.

"Oggi ci troviamo tutti insieme per dare l'ultimo saluto alla nostra sorella Lucia. Nel nostro cuore l'immagine di una donna nel pieno della sua umanità, con il suo sorriso, la sua solarità. Vissuta dentro quegli abiti che l'hanno contraddistinta. La passione per lo sport, l'impegno da parrucchiera (in un salone a Germanedo, prima del trasferimento a Pavia, ndr), la sua passione per le moto. Il suo essere una giovane mamma" ha detto, in apertura della sua omelia, il celebrante, con il ritratto di Lucia completato da una sua professoressa, intervenuta per un ricordo al termine della cerimonia.


Tornando con la memoria al tempo delle medie, rivolgendosi direttamente all'ex allieva, l'ha descritta come "stretta, non libera, non a tuo agio tra libri, regole e verifiche. Mi ricordo la faccia corrucciata e stanca. E la fatica di non essere nel posto giusto, ma contemporaneamente ricordo che la tua insoddisfazione ti rendeva una persona ricca di domande e interrogativi mai banali. Non sei mai stata una che si accontentava di lamentarsi, ma hai sempre desiderato vivere al meglio, magari anche sbagliando ma aspirando al bello, al buono e al vero. Ecco incontrare te è stato incontrare una persona vera. Non hai mai nascosto le tue fragilità ma le univi a interrogativi sulla vita e punti di forza per andare dritti al cuore delle persone, anche troppo dritti. Oggi ti ringrazio perché la mia umanità si è arricchita della tua, capace di non vedere in me un ruolo - quello della prof. che non sempre ti dava buoni voti - ma di riconoscere una persona il cui destino aveva incontrato il tuo e quindi valeva la pena farci i conti. Mi hai detto delle cose bellissime su come ti divertivi a mettere alla prova i prof. e spesso ci hai visto giusto. E mi hai presentato il tuo capolavoro, Axel. Giustamente eri fiera - ha proseguito ancora l'insegnante, con il bimbo presente in prima fila, stretto ai nonni, con una bella maglietta da piccolo motociclisa indosso - come se mi volessi dire "vedi prof. ho fatto anche io qualcosa di bello. Eccome! Lucia, grazie per tutto: per questa tua inquietudine che spero abbia trovato la pace ora e per questa tua capacità di ricercare la felicità in tanti modi complicati, magari, ma di cercarla e volerla. Spero tu possa aiutare tutti adesso, non sarà facile non averti attorno fisicamente ma rimani con i tuoi, sostienili e abbracciali. Ti abbraccio forte anche io e ti dico "a-Dio", che è il destino buono a cui ora sei affidata".

Dinnanzi a una "morta improvvisa e inattesa", don Andrea ha parlato di quello odierno come un giorno di saluto e di riconoscenza, condividendo con le tante persone radunate dentro e fuori la chiesa anche "il desiderio che questo sia anche un giorno di vita, perché la nostra sorella Lucia entra nella vita che non finisce. Oggi ci troviamo qui con la tristezza e il dolore ma anche con la speranza che nasce dalla fede. Allora che sia un giorno di vita, capace di riempire il vuoto e il silenzio, la sofferenza e il dolore".


Gli amici di sempre, hanno ribadito il concetto allineando dinnanzi alla parrocchiale le moto, facendosi sentire all'uscita del feretro a modo loro. Nella maniera che piaceva anche a Lucia, condotta decisamente troppo presto verso il luogo della sepoltura.
A.M.