Lecco: il casello del custode della diga del Paradone sarà sistemato
Disco verde della Giunta comunale alla sistemazione del casello del custode della diga del Paradone di Laorca da parte dell’Officina Gerenzone. Si tratta di uno dei luoghi più simbolici tra quelli rimasti della secolare attività di sfruttamento delle acque del Gerenzone da parte dell’industria lecchese che proprio lungo quel corso ha visto la sua genesi risalente addirittura al XII secolo se non prima e poi una crescita costante facendo da volano per lo sviluppo industriale dell’intera conca lecchese poi diventata città.

Il progetto rientra nei “patti di collaborazione” che l’amministrazione comunale ha istituito all’inizio di questo mandato proprio per favorire le sinergie tra il Comune e i privati (che siano singole persone, associazioni o imprese) decisi a farsi carico della sistemazione e della manutenzione di beni pubblici, che siano aiuole, parchi o altre strutture.
L’attenzione dell’Officina Gerenzone – l’associazione fondata ufficialmente lo scorso anno dopo che già dal 2018 i suoi promotori si erano dati da fare nella salvaguardia e nel recupero di alcuni angoli dell’omonimo torrente – è ora concentrata appunto al recupero del casello della diga del Paradone. Il progetto ha già vinto un bando della Fondazione comunitaria del Lecchese che coprirà il 50% dell’importo. Come per norma, l’associazione dovrà però garantire l’altra metà dell’importo necessario. Partirà dunque già mei prossimi giorni una raccolta di fondi. La previsione di spesa è di circa 40mila euro, poco meno. L’Officina Gerenzone dovrà dunque raccoglierne almeno 20mila. Tra l’altro, il presidente Paolo Colombo dice che l’obiettivo è quello di raccogliere ancora più soldi di quelli necessari così da coprire altri interventi alla stessa diga.

Il casello è diviso in due parti, una in muratura che fungeva da ricovero per il custode in caso di temporale quando era necessario intervenire per aprire le chiuse e consentire il deflusso delle acque che ingrossavano il torrente; una seconda parte è invece in legno e all’interno sono ancora conservati i macchinari per far funzionare la diga. Un reperto di archeologia industriali di grandissimo valore culturale.

L’impianto, tra l’altro, è ancora perfettamente funzionante. E ciò si deve alla manutenzione costante degli abitanti che si affacciano su quel tratto di Gerenzone e le cui abitazioni, addossate le une alle altre secondo lo sviluppo che il quartiere ha avuto nei secoli quando alle case si affiancavano le botteghe artigianali e le officine, non dispongono di propri giardini. Così l’area verde attorno alla diga, per quanto di proprietà pubblica, è sempre stata utilizzata come un piccolo parco rionale e i residenti se ne sono presi cura con passione, indipendentemente e ancora prima dei patti di collaborazione proposti dal Comune. Un’attenzione, la loro, che ha consentito che il casello e i suoi macchinari sopravvivessero all’incuria e all’abbandono.

E adesso potrà diventare uno dei punti di riferimento principali di quell’itinerario anche didattico lungo il torrente Gerenzone per scoprire le radici industriali lecchesi.
L’approvazione comunale del progetto – su proposta dell’assessore ai lavori pubblici Maria Sacchi – è avvenuta nel corso della riunione di giunta di giovedì 28 agosto. L’associazione aveva presentato la documentazione necessaria nel mese di luglio, dopo avere richiesto tutte le autorizzazioni necessarie all’intervento.

Per sostenere la campagna di finanziamento, prossimamente l’Officina Gerenzone promuoverà anche una serie di iniziative. Per non perdere i finanziamenti della Fondazione comunitaria, i lavori dovranno essere effettuati entro il 2027. L’associazione conta di raccogliere il denaro necessario da qui alla prossima primavera così da poter avviare poi subito i lavori.
«Speriamo – è l’auspicio di Colombo – che tutti coloro che hanno fatto fortuna grazie al Gerenzone e poi si sono trasferiti altrove, in città o in Brianza, si dimostrino sensibili».

Il casello del custode della diga del Paradone
Il progetto rientra nei “patti di collaborazione” che l’amministrazione comunale ha istituito all’inizio di questo mandato proprio per favorire le sinergie tra il Comune e i privati (che siano singole persone, associazioni o imprese) decisi a farsi carico della sistemazione e della manutenzione di beni pubblici, che siano aiuole, parchi o altre strutture.
L’attenzione dell’Officina Gerenzone – l’associazione fondata ufficialmente lo scorso anno dopo che già dal 2018 i suoi promotori si erano dati da fare nella salvaguardia e nel recupero di alcuni angoli dell’omonimo torrente – è ora concentrata appunto al recupero del casello della diga del Paradone. Il progetto ha già vinto un bando della Fondazione comunitaria del Lecchese che coprirà il 50% dell’importo. Come per norma, l’associazione dovrà però garantire l’altra metà dell’importo necessario. Partirà dunque già mei prossimi giorni una raccolta di fondi. La previsione di spesa è di circa 40mila euro, poco meno. L’Officina Gerenzone dovrà dunque raccoglierne almeno 20mila. Tra l’altro, il presidente Paolo Colombo dice che l’obiettivo è quello di raccogliere ancora più soldi di quelli necessari così da coprire altri interventi alla stessa diga.

Il casello è diviso in due parti, una in muratura che fungeva da ricovero per il custode in caso di temporale quando era necessario intervenire per aprire le chiuse e consentire il deflusso delle acque che ingrossavano il torrente; una seconda parte è invece in legno e all’interno sono ancora conservati i macchinari per far funzionare la diga. Un reperto di archeologia industriali di grandissimo valore culturale.

L’impianto, tra l’altro, è ancora perfettamente funzionante. E ciò si deve alla manutenzione costante degli abitanti che si affacciano su quel tratto di Gerenzone e le cui abitazioni, addossate le une alle altre secondo lo sviluppo che il quartiere ha avuto nei secoli quando alle case si affiancavano le botteghe artigianali e le officine, non dispongono di propri giardini. Così l’area verde attorno alla diga, per quanto di proprietà pubblica, è sempre stata utilizzata come un piccolo parco rionale e i residenti se ne sono presi cura con passione, indipendentemente e ancora prima dei patti di collaborazione proposti dal Comune. Un’attenzione, la loro, che ha consentito che il casello e i suoi macchinari sopravvivessero all’incuria e all’abbandono.

Il sindaco e Paolo Colombo dinnanzi al casello durante la visita riservata ad amministratori e dipendenti comunali dello scorso luglio
E adesso potrà diventare uno dei punti di riferimento principali di quell’itinerario anche didattico lungo il torrente Gerenzone per scoprire le radici industriali lecchesi.
L’approvazione comunale del progetto – su proposta dell’assessore ai lavori pubblici Maria Sacchi – è avvenuta nel corso della riunione di giunta di giovedì 28 agosto. L’associazione aveva presentato la documentazione necessaria nel mese di luglio, dopo avere richiesto tutte le autorizzazioni necessarie all’intervento.
Per sostenere la campagna di finanziamento, prossimamente l’Officina Gerenzone promuoverà anche una serie di iniziative. Per non perdere i finanziamenti della Fondazione comunitaria, i lavori dovranno essere effettuati entro il 2027. L’associazione conta di raccogliere il denaro necessario da qui alla prossima primavera così da poter avviare poi subito i lavori.
«Speriamo – è l’auspicio di Colombo – che tutti coloro che hanno fatto fortuna grazie al Gerenzone e poi si sono trasferiti altrove, in città o in Brianza, si dimostrino sensibili».
D.C.