Casargo dedica una mostra al 'suo' Enrico Carozzi

E’ stata inaugurata giovedì sera alla presenza dei sindaci di Casargo, Calco e Introbio nonché dei familiari, del critico d’arte Fabio Durante e dello storico dell’arte Luca Nava, la mostra con le tele di Enrico Carozzi (1910-1985), pittore milanese particolarmente attivo ed apprezzato.
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Giovanni Medini, Fabio Durante, Silvana Piazza, Antonio Pasquini e Stefano Motta

La chiesa sconsacrata di Santa Croce, nel centro storico di Casargo, ha faticato a contenere il numeroso pubblico accorso ad assistere all’apertura dell’esposizione.
A fare gli onori di casa il primo cittadino Antonio Pasquini che ha ringraziato innanzitutto i colleghi sindaci presenti e la proprietà della location scelta per ospitare l'allestimento dedicato a un artista che “che amava passare l’estate a Casargo e amava immergersi nella vita di tutti i giorni dei casarghesi”.
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Si è lanciato in un parallelismo il critico Durante, particolarmente attivo in Valle ma, come Carozzi, a lungo residente a Milano per poi concentrarsi sulla tecnica delle tele esposte,  proponendo un viaggio “dall’inizio molto materico, fino a giungere all’assenza di linee nere, con ombre colorate per dare il massimo della luminosità”. “Attraverso i quadri, cui dietro c’era un uomo – ha concluso Durante - Carozzi dipingeva con il cuore”. 
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Il pittore è stato definito “maestro, nel vero senso della parola, in quanto è stato un punto di riferimento per tanti allievi, tracciando un solco e indicando una direzione per far si che molti imparassero da lui” dal sindaco di Calco Stefano Motta che ha ricambiato la visita di Pasquini che, nei mesi scorsi, aveva preso parte al taglio del nastro di una analoga mostra allestita ad Arlate, curata da Luca Nava e Fernando Massironi.
E proprio quest'ultimo, a sua volta stimato artista, è stato uno degli allievi di Carozzi. “Oggi si è realizzato un sogno. Sono tornato nella chiesina – ora sconsacrata – dove venivo a prendere lezione da Enrico, un uomo, un pittore laico, un maestro” ha detto.
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Nava si è soffermato sulle differenze tra la pittura milanese e quella valligiana di Carozzi, riconducendole a un cambiamento dello stato d'animo, riscontrabile dei tele dedicate ai paesaggi, parte di una produzione che comprende anche autoritratti, sempre molto stimolanti per l'autore, e nature morte, viste come un'allegoria della vita che passa velocemente.
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Le figlie del pittore

Un altro momento di particolare interesse è stato l’intervento delle figlie del pittore. Ha iniziato Ornella Carozzi che ha raccontato come il padre vivesse per tre mesi l’anno proprio nel paese dell’alta Valsassina, “avendo un amore incondizionato per Casargo”, spiegando poi come i quadri del genitori rispecchino il “suo modo di stare al mondo” e siano frutto di una sua “nevrosi del dipingere”, avendo sempre un pennello tra le mani. Ed ha parlato di una “magia” in riferimento al “modo in cui gestiva i colori e la tavolozza”, anche l’altra figlia, Elisabetta, dimostrando apprezzamento sconfinato nei confronti dell'uomo, come padre e come artista.

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La mostra rimarrà aperta quest'oggi e domani, domenica 31 agosto, dalle 17 alle 21.
M.A.
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