Satira lecchese in mostra. Ma c’è una assenza di peso
“La satira a Lecco”: inaugurata alla Torre Viscontea la mostra che, senza voler essere esaustiva, propone dieci autori rappresentativi di un genere che anche la nostra città ha coltivato, in maniera più o meno pungente, spesso solo goliardica, magari del tutto bonaria.

L’antesignano per antonomasia è naturalmente lo scrittore Antonio Ghislanzoni. Vengono poi i rappresentanti “storici” come l’architetto Mario Cereghini o Angelo Gattinoni detto Baldo e Germano Campione che furono tra le anime di “El Lecch Gaina”. E poi personaggi del calibro dell’artista a tutto tondo Alfredo Chiappori e del pittore Giancarlo Vitali. Per arrivare agli anni più recenti con celebrità come lo scrittore Andrea Vitali e l’attore e regista Antonio Albanese per concludere con Claudia Chinaglia e Paolo Cagnotto. Il quale – con Alessio Gilardi - è anche l’ideatore e il curatore della mostra.

A presentare i dieci personaggi scelti, altrettanti esperti: se lo scrittore Mattia Conti si è occupato di Ghislanzoni, degli altri hanno scritto Giulia Torregrossa, Alma Gattinoni, Michele Tavola, Sara Chiappori, Maurizio Campione, Leonardo Radogna, Stefano Chiappa, Prashant Cattaneo. E un Jean Pierre Default, nome che al vostro cronista non dice nulla. Considerato il contesto, quel “Default” insospettisce non poco: una burla? Per la cronaca, firma il ritratto di Andrea Vitali che sappiamo caratterizzare i suoi personaggi con un’onomastica indubbiamente stravagante. Mah!

Tra i protagonisti della satira lecchese presenti in mostra – è stato fatto notare – manca però Amilcare Zelioli che per quindici anni pubblicò il “Don Rodrigo”. A ricordare quell’esperienza c’è solo una copia della rivista con in copertina un marziano che dialoga con quello che fu lo storico presidentissimo dell’Ente lecchese manifestazioni Renato Corbetta.

Il curatore Paolo Cagnotto ha liquidato con una battuta i rapporti non propriamente felici tra Lecco e l’umorismo, per poi spiegare l’organizzazione della rassegna, il coinvolgimento di molte persone, tra cui dei parenti di chi non c’è più, del tanto materiale raccolto e delle sorprese nelle quali ci si è imbattuti strada facendo.

Per esempio il lato scanzonato di Mario Cereghini – ha aggiunto Alessio Gilardi – conosciuto dai lecchesi più che altro per il suo lavoro di architetto: «Abbiamo scoperto tante cose che non conoscevamo e che forse gli stessi lecchesi non conoscono. Nella mostra abbiamo dato a tutti lo stesso spazio: due pannelli ciascuno senza voler offrire un’informazione esaustiva, bensì una serie di spunti sulla satira in tutte le sue forme di espressione: il teatro, la pittura, i fumetti, il giornalismo perché non vogliamo che si perda uno strumento del pensiero libero» e questa mostra vuole dunque essere un piccolo contributo a questo pensiero libero «in una società che spesso porta all’autocensura».

Il docente e giornalista Germano Campione è stato poi invitato a raccontare di quella rivista dalla lunga tradizione che è appunto “El Lecch Gaina”: «Venne fondato nel 1883 da Angelo Rota che, tra le altre cose, era un clarinettista. La rivista durò cinquant’anni. Vi fu poi, dal 1946, il “Don Rodrigo”, uscito per quindici anni, fino a quando il suo promotore, Amilcare Zelioli morì a 49 anni in un incidente d’auto. Negli anni Sessanta, su suggerimento del giornalista Arnaldo Ruggiero, con altri amici si decise di rinverdire la tradizione di una rivista satirica lecchese. Volevamo utilizzare la testata del “Don Rodrigo”, ma la vedova di Amilcare Zelioli non ce lo concesse: la morte del marito l’aveva sconvolta e di quella rivista non voleva più sentir parlare. Rispolverammo allora “El Lecch Gaina”. E così, nel 1968 partì l’avventura durata trent’anni, una cinquantina di numeri una o due volte all’anno, per Natale o magari in occasione di qualche campagna elettorale. I collaboratori furono molti. L’ultimo numero uscì nel 2001. Poi, nel 2018 ripresi con “C’era una volta El Lecch Gaina”: ne sono usciti sette numeri. E comunque, vedendo così tante persone presenti a questa inaugurazione, si può dire che la satira è viva e vegeta».

E proprio a proposito del “Don Rodrigo”, è stato lo storico lecchese Gianfranco Scotti a sottolineare la lacuna della mancanza di un pannello dedicato ad Amilcare Zelioli, prendendo un po’ in contropiede gli organizzatori.
Introducendo l’inaugurazione, la consulente dei musei lecchesi Barbara Cattaneo aveva rilevato come la mostra metta in luce diversi modi di fare satira: non solo disegnata, ma anche raccontata.

L’assessore comunale alla cultura Simona Piazza ha invece aveva colto l’occasione per annunciare la prossima apertura di una seconda sala espositiva nella stessa Torre Viscontea (ristrutturando uno spazio al piano terreno) per fare fronte alle molte richieste per organizzare mostre in città, ma anche alle esigenze dei cittadini.
Da parte sua, il consigliere provinciale Mattia Micheli aveva sottolineato come la collaborazione tra enti pubblici sia importante per far conoscere il nostro territorio non solo per le bellezze naturali ma anche per le bellezze artistiche.
La mostra resterà aperta fino al 21 settembre. Orari: giovedì dalle 10 alle 13, venerdì e sabato dalle 14 alle 18; domenica dalle 10 alle 18. Ingresso libero. Presto sarà anche disponibile un catalogo, acquistabile però solo in internet.
L’antesignano per antonomasia è naturalmente lo scrittore Antonio Ghislanzoni. Vengono poi i rappresentanti “storici” come l’architetto Mario Cereghini o Angelo Gattinoni detto Baldo e Germano Campione che furono tra le anime di “El Lecch Gaina”. E poi personaggi del calibro dell’artista a tutto tondo Alfredo Chiappori e del pittore Giancarlo Vitali. Per arrivare agli anni più recenti con celebrità come lo scrittore Andrea Vitali e l’attore e regista Antonio Albanese per concludere con Claudia Chinaglia e Paolo Cagnotto. Il quale – con Alessio Gilardi - è anche l’ideatore e il curatore della mostra.
A presentare i dieci personaggi scelti, altrettanti esperti: se lo scrittore Mattia Conti si è occupato di Ghislanzoni, degli altri hanno scritto Giulia Torregrossa, Alma Gattinoni, Michele Tavola, Sara Chiappori, Maurizio Campione, Leonardo Radogna, Stefano Chiappa, Prashant Cattaneo. E un Jean Pierre Default, nome che al vostro cronista non dice nulla. Considerato il contesto, quel “Default” insospettisce non poco: una burla? Per la cronaca, firma il ritratto di Andrea Vitali che sappiamo caratterizzare i suoi personaggi con un’onomastica indubbiamente stravagante. Mah!
Tra i protagonisti della satira lecchese presenti in mostra – è stato fatto notare – manca però Amilcare Zelioli che per quindici anni pubblicò il “Don Rodrigo”. A ricordare quell’esperienza c’è solo una copia della rivista con in copertina un marziano che dialoga con quello che fu lo storico presidentissimo dell’Ente lecchese manifestazioni Renato Corbetta.
Il curatore Paolo Cagnotto ha liquidato con una battuta i rapporti non propriamente felici tra Lecco e l’umorismo, per poi spiegare l’organizzazione della rassegna, il coinvolgimento di molte persone, tra cui dei parenti di chi non c’è più, del tanto materiale raccolto e delle sorprese nelle quali ci si è imbattuti strada facendo.
Per esempio il lato scanzonato di Mario Cereghini – ha aggiunto Alessio Gilardi – conosciuto dai lecchesi più che altro per il suo lavoro di architetto: «Abbiamo scoperto tante cose che non conoscevamo e che forse gli stessi lecchesi non conoscono. Nella mostra abbiamo dato a tutti lo stesso spazio: due pannelli ciascuno senza voler offrire un’informazione esaustiva, bensì una serie di spunti sulla satira in tutte le sue forme di espressione: il teatro, la pittura, i fumetti, il giornalismo perché non vogliamo che si perda uno strumento del pensiero libero» e questa mostra vuole dunque essere un piccolo contributo a questo pensiero libero «in una società che spesso porta all’autocensura».
Il docente e giornalista Germano Campione è stato poi invitato a raccontare di quella rivista dalla lunga tradizione che è appunto “El Lecch Gaina”: «Venne fondato nel 1883 da Angelo Rota che, tra le altre cose, era un clarinettista. La rivista durò cinquant’anni. Vi fu poi, dal 1946, il “Don Rodrigo”, uscito per quindici anni, fino a quando il suo promotore, Amilcare Zelioli morì a 49 anni in un incidente d’auto. Negli anni Sessanta, su suggerimento del giornalista Arnaldo Ruggiero, con altri amici si decise di rinverdire la tradizione di una rivista satirica lecchese. Volevamo utilizzare la testata del “Don Rodrigo”, ma la vedova di Amilcare Zelioli non ce lo concesse: la morte del marito l’aveva sconvolta e di quella rivista non voleva più sentir parlare. Rispolverammo allora “El Lecch Gaina”. E così, nel 1968 partì l’avventura durata trent’anni, una cinquantina di numeri una o due volte all’anno, per Natale o magari in occasione di qualche campagna elettorale. I collaboratori furono molti. L’ultimo numero uscì nel 2001. Poi, nel 2018 ripresi con “C’era una volta El Lecch Gaina”: ne sono usciti sette numeri. E comunque, vedendo così tante persone presenti a questa inaugurazione, si può dire che la satira è viva e vegeta».
E proprio a proposito del “Don Rodrigo”, è stato lo storico lecchese Gianfranco Scotti a sottolineare la lacuna della mancanza di un pannello dedicato ad Amilcare Zelioli, prendendo un po’ in contropiede gli organizzatori.
Introducendo l’inaugurazione, la consulente dei musei lecchesi Barbara Cattaneo aveva rilevato come la mostra metta in luce diversi modi di fare satira: non solo disegnata, ma anche raccontata.
L’assessore comunale alla cultura Simona Piazza ha invece aveva colto l’occasione per annunciare la prossima apertura di una seconda sala espositiva nella stessa Torre Viscontea (ristrutturando uno spazio al piano terreno) per fare fronte alle molte richieste per organizzare mostre in città, ma anche alle esigenze dei cittadini.
Da parte sua, il consigliere provinciale Mattia Micheli aveva sottolineato come la collaborazione tra enti pubblici sia importante per far conoscere il nostro territorio non solo per le bellezze naturali ma anche per le bellezze artistiche.
D.C.