Premana: tanti i fedeli al pellegrinaggio giubilare alla Madonna del Bosco, con la fiaccolata di… oltre 50 chilometri!
Sono stati numerosi i premanesi che hanno preso parte tra venerdì e sabato al pellegrinaggio al santuario della Madonna del Bosco di Imbersago, organizzato dalla parrocchia in occasione dell’Anno Giubilare. Se diversi fedeli hanno deciso di effettuare il tragitto in autobus (lasciando l’Alta Valle in mattinata), non sono mancati i coraggiosi che hanno invece scelto di intraprendere un pellegrinaggio “puro”, a piedi dal “paese delle lame” fino al comune nel meratese. 
Verso le 20.30 di venerdì sera un breve momento di preghiera presso la chiesa di Premana ha introdotto i fedeli al cammino pellegrinare. Don Matteo Albani ha voluto spiegare il senso del “viaggio” verso la Madonna del Bosco con queste parole: “Come pellegrini di speranza, questa notte vogliamo metterci in cammino, portando con noi una fiaccola, simbolo di quella Luce, che è Dio, guida dei nostri passi sui sentieri della Vita. Ci mettiamo in cammino verso la porta del perdono, immagine di Cristo che è porta per la nostra salvezza; ci mettiamo in cammino verso la speranza di una gioia piena; ci mettiamo in cammino verso una Madre che ci accoglie, ci consola, ci sostiene. E in questo pellegrinare vogliamo portare con noi tutta la nostra comunità: la fatica degli anziani, la sofferenza dei malati, i desideri dei giovani, la gioia dei bambini. Vogliamo portare con noi le vite di tutti, affinché ciascuno sappia di essere nell’abbraccio misericordioso di Dio”.
In seguito, lo stesso parroco ha benedetto la fiaccola - una fiaccola “leggera, ma che diventa pesante perché porta con sé l’intera comunità premanese, tutte le sue intenzioni, tutte le sue fatiche, tutti coloro che al pellegrinaggio non hanno potuto partecipare” - prima che una processione luminosa formata da ben trentadue premanesi “prendesse il largo” alla volta del santuario in quel di Imbersago.

Dopo aver raggiunto il fondovalle valsassinese, i fedeli hanno “imboccato” la pista ciclabile della Valsassina, percorrendola fino a Pasturo, per poi salire fino a Colle Balisio e da lì raggiungere, intorno alle 3.30, il campo sportivo di Ballabio - prima tappa, con relativo punto di ristoro e momento di preghiera, che giungeva quando i chilometri percorsi erano già trentatré – dove si sono aggregati altri sette fedeli.
Altre tre ore di cammino e la fiaccolata ha raggiunto la zona del Palataurus a Lecco, dove dopo una meritata colazione e al termine di un altro momento di riflessione, più di trenta persone si sono unite al gruppo.

Infine, verso le 9.30 i pellegrini hanno raggiunto Brivio, dove un’ulteriore ventina di fedeli - tra quelli partiti in autobus da Premana verso le 8 del mattino, e compreso un gruppetto di ragazzi dell’associazione La Cordata, accompagnati da alcuni volontari - hanno ingrossato ulteriormente le fila di una “spedizione” che contava sul finale circa un centinaio di partecipanti (oltre a coloro che hanno percorso l’intero tragitto in pullman). Spedizione che, dopo gli ultimi tremila metri di fatica, ha finalmente raggiunto la meta, intorno alle 10.30, dopo aver percorso… circa cinquantacinque chilometri!
Presso il santuario della Madonna del Bosco, il significativo momento dell’accensione del cero con la fiamma di quella fiaccola che aveva lasciato Premana circa quattordici ore prima ha preceduto la recita della santa messa delle ore 11, celebrata dallo stesso don Matteo, con la quale i pellegrini – dopo essersi rifocillati con una doccia e un buon caffè - hanno concluso al meglio il loro cammino di fede.

Un cammino, mai come in questo caso, non solamente figurato. Un percorso che, chiaramente, non è stato privo di difficoltà, come testimoniavano le facce stravolte dei premanesi giunti ad Imbersago.

Tra chi ha tolto le scarpe negli ultimi chilometri a causa del fastidio delle vesciche, a chi ha sofferto per il mal di schiena, fino a chi perdeva qualche metro e “andava in crisi” (senza però mollare!) e a quelli che… facevano qualche passo di corsa per cambiare il ritmo!

Lo sforzo è stato enorme, ma tutti i pellegrini hanno portato a termine il proprio cammino, concludendo la nottata con quel classico sentimento di “stanco ma felice”. Sì, perché la gioia nel raggiungere la meta, il sostegno reciproco e la bellezza del camminare insieme hanno fatto dimenticare la fatica (e la noia) di un tragitto così lungo e hanno permesso ai fedeli di superare i momenti più difficili.

“Un aspetto fondamentale è stato quello di essere partiti da Premana in un gruppo già decisamente numeroso: in questo modo, fin dai primi metri del viaggio abbiamo potuto respirare un bel clima, ridere, scherzare, cantare” hanno raccontato alcuni pellegrini, ricordando inoltre che “ai punti di ristoro si aveva il tempo di riposarsi e di rifocillarsi, mentre un breve momento di preghiera permetteva di riunire, fisicamente e “spiritualmente”, il gruppo”.
Comunità. È questa forse la parola più citata dai fedeli per descrivere l’esperienza del pellegrinaggio giubilare al santuario della Madonna del Bosco. In primo luogo, perché quella spedizione era veramente rappresentativa della comunità premanese, vista la presenza di neonati, bambini, ragazzi, adolescenti, giovani, adulti, famiglie, coppie, anziani anche ultraottantenni. In secondo luogo, perché quel gruppo di pellegrini, come ha ricordato anche don Matteo nel suo discorso iniziale, portava con sé veramente tutti i premanesi, con le loro gioie e le loro sofferenze, che hanno voluto affidare al Signore in questo 2025, anno del Giubileo della Speranza.

L'accensione della fiaccola
Verso le 20.30 di venerdì sera un breve momento di preghiera presso la chiesa di Premana ha introdotto i fedeli al cammino pellegrinare. Don Matteo Albani ha voluto spiegare il senso del “viaggio” verso la Madonna del Bosco con queste parole: “Come pellegrini di speranza, questa notte vogliamo metterci in cammino, portando con noi una fiaccola, simbolo di quella Luce, che è Dio, guida dei nostri passi sui sentieri della Vita. Ci mettiamo in cammino verso la porta del perdono, immagine di Cristo che è porta per la nostra salvezza; ci mettiamo in cammino verso la speranza di una gioia piena; ci mettiamo in cammino verso una Madre che ci accoglie, ci consola, ci sostiene. E in questo pellegrinare vogliamo portare con noi tutta la nostra comunità: la fatica degli anziani, la sofferenza dei malati, i desideri dei giovani, la gioia dei bambini. Vogliamo portare con noi le vite di tutti, affinché ciascuno sappia di essere nell’abbraccio misericordioso di Dio”.


Il gruppo a Piazzo, poco dopo la partenza
Dopo aver raggiunto il fondovalle valsassinese, i fedeli hanno “imboccato” la pista ciclabile della Valsassina, percorrendola fino a Pasturo, per poi salire fino a Colle Balisio e da lì raggiungere, intorno alle 3.30, il campo sportivo di Ballabio - prima tappa, con relativo punto di ristoro e momento di preghiera, che giungeva quando i chilometri percorsi erano già trentatré – dove si sono aggregati altri sette fedeli.


Il passaggio a Brivio
Infine, verso le 9.30 i pellegrini hanno raggiunto Brivio, dove un’ulteriore ventina di fedeli - tra quelli partiti in autobus da Premana verso le 8 del mattino, e compreso un gruppetto di ragazzi dell’associazione La Cordata, accompagnati da alcuni volontari - hanno ingrossato ulteriormente le fila di una “spedizione” che contava sul finale circa un centinaio di partecipanti (oltre a coloro che hanno percorso l’intero tragitto in pullman). Spedizione che, dopo gli ultimi tremila metri di fatica, ha finalmente raggiunto la meta, intorno alle 10.30, dopo aver percorso… circa cinquantacinque chilometri!

Lungo l'Adda
Presso il santuario della Madonna del Bosco, il significativo momento dell’accensione del cero con la fiamma di quella fiaccola che aveva lasciato Premana circa quattordici ore prima ha preceduto la recita della santa messa delle ore 11, celebrata dallo stesso don Matteo, con la quale i pellegrini – dopo essersi rifocillati con una doccia e un buon caffè - hanno concluso al meglio il loro cammino di fede.

Un cammino, mai come in questo caso, non solamente figurato. Un percorso che, chiaramente, non è stato privo di difficoltà, come testimoniavano le facce stravolte dei premanesi giunti ad Imbersago.

Tra chi ha tolto le scarpe negli ultimi chilometri a causa del fastidio delle vesciche, a chi ha sofferto per il mal di schiena, fino a chi perdeva qualche metro e “andava in crisi” (senza però mollare!) e a quelli che… facevano qualche passo di corsa per cambiare il ritmo!

L'arrivo
Lo sforzo è stato enorme, ma tutti i pellegrini hanno portato a termine il proprio cammino, concludendo la nottata con quel classico sentimento di “stanco ma felice”. Sì, perché la gioia nel raggiungere la meta, il sostegno reciproco e la bellezza del camminare insieme hanno fatto dimenticare la fatica (e la noia) di un tragitto così lungo e hanno permesso ai fedeli di superare i momenti più difficili.

“Un aspetto fondamentale è stato quello di essere partiti da Premana in un gruppo già decisamente numeroso: in questo modo, fin dai primi metri del viaggio abbiamo potuto respirare un bel clima, ridere, scherzare, cantare” hanno raccontato alcuni pellegrini, ricordando inoltre che “ai punti di ristoro si aveva il tempo di riposarsi e di rifocillarsi, mentre un breve momento di preghiera permetteva di riunire, fisicamente e “spiritualmente”, il gruppo”.

L'accesione del cero alla Madonna del Bosco
Comunità. È questa forse la parola più citata dai fedeli per descrivere l’esperienza del pellegrinaggio giubilare al santuario della Madonna del Bosco. In primo luogo, perché quella spedizione era veramente rappresentativa della comunità premanese, vista la presenza di neonati, bambini, ragazzi, adolescenti, giovani, adulti, famiglie, coppie, anziani anche ultraottantenni. In secondo luogo, perché quel gruppo di pellegrini, come ha ricordato anche don Matteo nel suo discorso iniziale, portava con sé veramente tutti i premanesi, con le loro gioie e le loro sofferenze, che hanno voluto affidare al Signore in questo 2025, anno del Giubileo della Speranza.
A.Te.