Lavello: nel 60° di ordinazione don Franco ricorda quanto fatto a Foppenico

È tornato nella “sua” Calolziocorte per festeggiare il 60° di ordinazione sacerdotale don Franco Gherardi, che dal lontano 1986 fino al 2003 è stato parroco della parrocchia di Foppenico. 
L’anniversario è stato ricordato nella mattinata di domenica 14 settembre - insieme al 50° di padre Livio Valenti, già parroco di Somasca - nel corso della messa solenne della festa di Santa Maria del Lavello. 
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Don Franco Gherardi

Alla funzione, concelebrata da don Franco, padre Livio, l'Arciprete don Antonio Vitali e altri sacerdoti legati alla parrocchia, hanno preso parte anche il primo cittadino Marco Ghezzi, il vice Aldo Valsecchi e l'assessore Celestina Balossi, oltre naturalmente a moltissimi fedeli che hanno ancora impresso nel cuore il ricordo dell’ex parroco e che con piacere hanno voluto rivederlo. 
“Sono emozionato” ha esordito don Franco, oggi 86enne. “Non mi aspettavo tutta questa gente e questa partecipazione. Vi siete disturbati per un vecchio…” ha poi scherzato, ringraziando don Antonio per il gradito invito. 
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Don Antonio Vitali

Nel corso della sua omelia, il sacerdote ha voluto ripercorre i momenti salienti e che più gli sono rimasti impressi durante i quasi 18 anni di permanenza presso la parrocchia di Foppenico. “Ho sentito davvero il bisogno di venire qua a ringraziare il Signore, la Madonna, ma anche tutti voi per quegli anni vissuti qui come parroco. Anni straordinari per le persone incontrate e le esperienze che ho avuto l’opportunità di vivere e che ancora oggi mi aiutano a proseguire nel mio cammino. Sono passati ormai 22 anni da quando ho lasciato Foppenico, ma alcuni ricordi mi accompagnano ancora”. 
Richiamando l’attenzione sulla bellezza del Santuario e del Monastero, don Franco ha ricordato quando, ai tempi, la parrocchia aveva tentato il restauro degli ambienti, ma le spese erano troppo alte da sostenere. “Grazie a Padre David Tuorldo conobbi l’allora vicepresidente della Provincia, Elena Gandolfi. Fu lei che si impegnò per il restauro di questo Santuario. Riuscì a fare cose umanamente impossibili: bussò alle porte dell’Europa, della Regione, della Provincia e del Comune, mettendo d’accordo amministratori di partiti diversi e riuscendo così ad arrivare al restauro” ha proseguito, mostrando la propria riconoscenza per una donna che purtroppo è stata strappata alla vita troppo presto. “Ogni volta che vengo qui non posso non ricordarmi di lei”.
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Il sacerdote ha poi parlato di quando l’oratorio di Foppenico si trovava in un ambiente molto piccolo e degradato a San Michele. “Ricordo che in piazza Verdi non ci furono più gli asili e allora chiesi all’allora sindaco Marco Giovambattista Avogadri se fosse possibile avere quegli spazi per l’orario. Riuscimmo a combinare. Ce lo diede per 99 anni”. 
Ma al di là delle opere realizzate, don Franco ha voluto ricordare anche le tante persone e realtà incontrate in quegli anni, come l’associazione “Lo specchio” che supporta persone con disabilità, il “Mato Grosso”, grazie al quale potè andare in America Latina per quasi un mese, la Cooperativa “Padre Daniele” e tante altre. “Avevo davvero percepito che qui la carità è fatta di azioni, non di parole. Tutte queste esperienze mi hanno arricchito interiormente e fatto capire quanto valga la pena stare vicini ai poveri, ai deboli , ai disabili”. 
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Don Franco e Padre Livio

Tra queste esperienza ci fu anche quella dell’incontro con i padri somaschi, proprio come padre Livio. “Insieme riunimmo famiglie che si potevano così ritrovare una volta al mese, educare i figli e lavorare sulla vita di coppia. Anche quella è stata un’esperienza che mi ha lasciato un segno molto forte”. 
L’impegno di don Franco è sempre stato concreto al fianco dei più fragili. “Di quegli anni ricordo anche le esperienze con gli immigrati. Una mattina mi aveva chiamato Ruggero Plebani da Lecco segnalandomi che c’erano quattro ragazzi senegalesi che dormivano per strada. Era inverno” ha proseguito il sacerdote, spiegando come era nata l’accoglienza presso il Monastero quando ancora non era finito il restauro. “Arrivammo a ospitarne fino a cinquanta. Tutti poi trovarono lavoro e non successe mai nessun incidente durante la loro permanenza qui”. 

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Concludendo, don Franco ha poi riportato alla mente il ricordo dell’ex sindaco di Pescate, Alberto Bonifacio, e dell’incontro a Medjugorje. “Da allora, anche qui al Lavello una volta al mese si pregava per vivere momento di adorazione”. Infine l’ultimo pensiero – ma non per questo meno importante – è andato alla signora Ersilia, che per tutti quegli anni si è presa cura amorevolmente di lui. “Quando la mia mamma è morta, lei si presa cura di me e mi ha seguito”. Presente alla celebrazione, la signora Ersilia, insieme alla signora Melania, anch’essa impegnata negli anni a servire don Franco, ha rivolto un affettuoso saluto al “suo” parroco. 
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Don Franco con le signore Ersilia e Melania

“Tutte queste cose hanno segnato la mia vita” ha concluso, rendendo nuovamente grazie al Signore per quel periodo e impartendo la sua benedizione sui fedeli.
Al termine della funzione, don Antonio ha voluto ringraziare don Franco e Padre Livio per la loro presenza e ha donato loro un testo di Carlo Maria Martini. Anche il sindaco Marco Ghezzi ha voluto omaggiare i “festeggiati” con dei volumi legati al territorio.
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Al termine, tra fotografie e abbracci alle signore Ersilia e Melania, don Franco ha saluto i tanti fedeli entusiasti di averlo potuto rivedere. A lui è andato un ringraziamento speciale anche da parte di Padre Livio, ora responsabile del Centro di Spiritualità di Somasca. 
I festeggiamenti sono proseguiti in oratorio, dove è stato organizzato un buon rinfresco.
Ad aver reso ancora più magica la celebrazione è stato anche il suono delle campane suonate a mano dai Campanari di Bergamo.
E.Ma.
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