Premana: Alberto Tenderini, ammesso come candidato al diaconato permanente, si racconta. Nel 2028 l’ordinazione
È un percorso di fede iniziato ormai tre decenni fa quello che ha portato il quarantottenne premanese Alberto Tenderini ad essere ammesso come candidato al diaconato permanente, ossia ad un vero e proprio grado ecclesiastico – quello del Diacono per l’appunto – che si propone di svolgere un compito di “servo della Chiesa”, oltre che di ponte tra il cammino spirituale e la vita quotidiana.
Prima di entrare più nel dettaglio della figura diaconale, andiamo però a conoscere Alberto e la sua storia personale. Classe 1977, milanese di origine e adottato da una famiglia di Premana, intorno ai vent’anni di età Alberto sente per la prima volta di essere chiamato da Dio. Il richiamo vocazionale è forte, ma anche i dubbi sono tanti: “non sono entrato subito in seminario perché in fondo quella era una decisione difficile, che meritava molte riflessioni… avrebbe anche significato lasciare la mia famiglia, considerato anche il fatto che sono figlio unico”.
Verso i venticinque anni, il giovane premanese decide però di compiere il grande passo, scegliendo il cammino seminariale. Tuttavia, una prima difficoltà pratica si palesa dinanzi ad Alberto, il quale non è in possesso di un diploma di maturità, necessario per essere ammessi in seminario. Il giovane però non si scoraggia e, mentre lavora come operaio, frequenta un corso di cinque anni concentrato in tre tramite i sindacati per ottenere il titolo. Corso al termine del quale, a settembre 2005, entra finalmente in seminario.

Le difficoltà, però, non sono finite. “Fin dai primi tempi mi sono reso conto di non essere in grado di affrontare quel tipo di studi, per i quali non avevo una preparazione adeguata, oltre… ad un problema di dislessia che ho scoperto solo diversi anni dopo”. Così, Alberto lascia quasi subito la strada per la quale aveva compiuto tanti sforzi, vivendo in seguito un periodo decisamente travagliato interiormente. “Dopo una fase di “sbandamento” ho capito che nel mio cuore era rimasto il desiderio di continuare quel cammino e di rimanere accanto a Gesù; perciò, già dall’anno successivo mi sono messo al servizio della Chiesa”. Infatti, a partire dal 2006 Alberto svolge un ruolo importante nella parrocchia di Premana, come cerimoniere liturgico (che “guida” i chierichetti e supporta il sacerdote nello svolgimento delle funzioni religiose).
Nel 2014 la ditta dove lavora Alberto chiude per fallimento e da quel momento il premanese svolge qualche lavoretto saltuario. Fino a che... a maggio 2021 Mons. Giuseppe Scotti arriva a Premana per amministrare la Santa Cresima. Nell’occasione, Alberto e l’allora parroco don Mauro Ghislanzoni cenano in compagnia del sacerdote milanese, sfruttando l’occasione per fare quattro chiacchiere e condividere i propri percorsi personali. “A distanza di qualche giorno, Mons. Scotti mi ha telefonato per propormi di lavorare come sagrestano part-time nella Comunità Pastorale “Santi Profeti” di Milano, e in particolare presso la chiesa di San Francesco di Paola, dove si era appena liberato il posto per quel ruolo. Don Giuseppe credeva che un’esperienza del genere avrebbe potuto valorizzare il mio cammino di fede, oltre che di studio”.
Nel giro di poche settimane, a giugno 2021, Alberto inizia il nuovo lavoro presso il capoluogo lombardo, al quale affianca un corso di teologia online (pur senza valore accademico). “Col passare del tempo, sotto la “spinta” di don Giuseppe, mi sono convinto ad affrontare un percorso più “serio” e ufficiale. Mi capitava spesso di accompagnarlo a celebrare la Santa Cresima in varie parrocchie della diocesi e un giorno, mentre eravamo in auto, Mons. Scotti mi ha proposto di intraprendere il cammino per diventare diacono. Dopo aver contattato l’allora Rettore per la formazione al Diaconato permanente, don Giuseppe Como, ho preso la mia decisione”.
A settembre 2022, Alberto inizia il percorso di formazione, concludendo a maggio del 2023 il suo cosiddetto “anno zero”, ossia “un periodo di discernimento, introduttivo, durante il quale ero iscritto come “uditore con esami” e nel quale ho frequentato due corsi di teologia, superando con successo gli appelli”. Così, nell’autunno del 2023 Alberto approccia il percorso di studi vero e proprio, entrando nell’annualità nota come “aspiranti 1”, nella quale – sotto la guida del nuovo Rettore per la formazione al Diaconato permanente don Filippo Dotti - affronta e supera sei esami, mentre affianca al percorso accademico anche alcuni corsi di formazione aggiuntivi, che si tengono di domenica una volta al mese nel seminario tra Venegono e Seveso. L’anno accademico appena trascorso (il 2024-2025) è stato invece quello di “aspirante 2” e “mi ha permesso di acquisire più consapevolezza e di approfondire la figura del diacono. Inoltre, in quest’anno è stata “misurata” la nostra fede, con l’equipe di formazione che ha visitato l’ambiente di origine, per conoscere la famiglia, parlare con il parroco… il tutto in vista dell’ammissione agli ultimi tre anni, quelli necessari a diventare diacono”.
Ammissione che per Alberto è diventata realtà lo scorso maggio, quando ha ricevuto la notizia di essere stato accolto tra i candidati al diaconato permanente, “grazie alla tanta fede”. La cerimonia che ha reso ufficiale questo grande traguardo si è svolta invece lo scorso 8 settembre, presso il Duomo di Milano, quando insieme ad Alberto erano presenti anche la madre Maria, il parroco di Premana don Matteo Albani e alcuni membri della comunità. “È stata una gioia immensa. Entrare in Duomo, vedere la comunità e la mia mamma che portava i fiori per la Madonna (il Duomo di Milano è dedicato a Santa Maria Nascente, che “cade” proprio l’8 settembre, ndr) è stato commovente. Mi sono sentito piccolo, ma allo stesso tempo nelle mani di Dio”.
Ma cosa significa essere ammessi tra i candidati al diaconato permanente? “È il primo passo ufficiale verso l’ordinazione diaconale. Un passo con il quale la Chiesa riconosce il mio percorso e mi accoglie come candidato. Per me è un segno forte di fiducia e un invito a camminare con responsabilità, fede e umiltà.” E chi è, e cosa fa, il diacono permanente? “Il diacono permanente non è un prete in “miniatura”, ma un ministro della chiesa di grado autonomo e permanente. È un uomo, celibe o sposato, che riceve il sacramento dell’Ordine nel grado del diaconato (che è il primo, seguito da presbiterato ed episcopato). Il suo compito è servire: annunciare il Vangelo, assistere nella liturgia e prendersi cura dei poveri e dei fragili. È un ponte tra l’altare e la vita quotidiana, tra la Chiesa e la società”.
Ora, per il premanese iniziano gli ultimi tre anni di un cammino che lo porterà ad entrare ufficialmente nella gerarchia ecclesiastica, ma soprattutto a dare compimento “formale” a quel percorso di fede che sta vivendo da quasi trent’anni. Per il momento, Alberto ha dovuto cambiare lavoro! Infatti, la professione di sagrestano presso la parrocchia milanese non sarebbe stata compatibile con la missione diaconale, in quanto lo avrebbe legato ad una sola parrocchia. “Mi hanno consigliato di entrare nel mondo dell’istruzione e proprio in questi giorni inauguro la mia esperienza di insegnante di religione presso due scuole elementari di Milano, in attesa di salire in Valsassina… appena si libererà una cattedra. L’insegnamento è particolarmente funzionale al Ministero del diacono perché “copre” sia la scuola che l’oratorio, la catechesi e la messa, luoghi dove è possibile trovare gli stessi ragazzi e conoscere le loro famiglie, inserendosi dunque al meglio nel tessuto comunitario”.
Per quanto riguarda gli studi, invece, le tre annualità rimanenti (quelle da “candidato”: 1, 2 e 3) saranno destinate ad approfondire le altrettante “parole chiave” legate alla figura diaconale: al termine del primo anno (2025-2026, dedicato alla Parola), Alberto riceverà il Lettorato, il primo dei due Ministeri Istituiti, necessario al cammino di formazione per proclamare la Parola di Dio, per approfondirla, viverla e farla vivere alla comunità; al termine del secondo anno (2026-2027, dedicato alla Liturgia), il premanese verrà istituito Accolito, cioè “colui che serve all’altare”; al termine dell’ultimo anno (2027-2028, dedicato alla Carità), durante il quale Alberto farà tirocinio presso varie strutture caritative, sarà infine tempo dell’ordinazione, con la quale diverrà diacono permanente. Un grado ecclesiastico in sé e per sé, come accennato, diverso dal diacono transeunte (che è in transizione verso il presbiterato, mentre quello permanente rimane tale per tutta la vita), e che Alberto vivrà da celibe, condizione per la quale è previsto che il diacono viva in famiglia e presti servizio nelle parrocchie del Decanato, limitrofe a quella di appartenenza.Quella del diacono è, secondo Alberto, una figura importante “perché parliamo di un ministro ordinato che vive nelle celebrazioni liturgiche e accanto alla gente, nel lavoro, nella famiglia, nei problemi e nelle gioie di tutti i giorni; perché la parola diacono – che in greco significa “colui che serve” - ci ricorda che tutta la Chiesa è chiamata al servizio; perché, infine, oggi più che mai c’è bisogno di testimoni credibili, che sappiano annunciare il Vangelo non solo a parole, ma con la vita, nell’umiltà, nella vicinanza, nella concretezza”.
Il premanese vuole poi concludere la nostra chiacchierata con un messaggio rivolto a tutti: “Vorrei dire che la vocazione non è un privilegio di pochi. Tutti siamo chiamati da Dio a qualcosa di grande. Io sento che la mia strada è il diaconato, altri sono chiamati al matrimonio, alla vita consacrata, o semplicemente a vivere da cristiani autentici. La cosa importante è non avere paura di dire “sì” a Dio”.

Alberto Tenderini
Prima di entrare più nel dettaglio della figura diaconale, andiamo però a conoscere Alberto e la sua storia personale. Classe 1977, milanese di origine e adottato da una famiglia di Premana, intorno ai vent’anni di età Alberto sente per la prima volta di essere chiamato da Dio. Il richiamo vocazionale è forte, ma anche i dubbi sono tanti: “non sono entrato subito in seminario perché in fondo quella era una decisione difficile, che meritava molte riflessioni… avrebbe anche significato lasciare la mia famiglia, considerato anche il fatto che sono figlio unico”.
Verso i venticinque anni, il giovane premanese decide però di compiere il grande passo, scegliendo il cammino seminariale. Tuttavia, una prima difficoltà pratica si palesa dinanzi ad Alberto, il quale non è in possesso di un diploma di maturità, necessario per essere ammessi in seminario. Il giovane però non si scoraggia e, mentre lavora come operaio, frequenta un corso di cinque anni concentrato in tre tramite i sindacati per ottenere il titolo. Corso al termine del quale, a settembre 2005, entra finalmente in seminario.

Le difficoltà, però, non sono finite. “Fin dai primi tempi mi sono reso conto di non essere in grado di affrontare quel tipo di studi, per i quali non avevo una preparazione adeguata, oltre… ad un problema di dislessia che ho scoperto solo diversi anni dopo”. Così, Alberto lascia quasi subito la strada per la quale aveva compiuto tanti sforzi, vivendo in seguito un periodo decisamente travagliato interiormente. “Dopo una fase di “sbandamento” ho capito che nel mio cuore era rimasto il desiderio di continuare quel cammino e di rimanere accanto a Gesù; perciò, già dall’anno successivo mi sono messo al servizio della Chiesa”. Infatti, a partire dal 2006 Alberto svolge un ruolo importante nella parrocchia di Premana, come cerimoniere liturgico (che “guida” i chierichetti e supporta il sacerdote nello svolgimento delle funzioni religiose).

Con la mamma Maria
Nel 2014 la ditta dove lavora Alberto chiude per fallimento e da quel momento il premanese svolge qualche lavoretto saltuario. Fino a che... a maggio 2021 Mons. Giuseppe Scotti arriva a Premana per amministrare la Santa Cresima. Nell’occasione, Alberto e l’allora parroco don Mauro Ghislanzoni cenano in compagnia del sacerdote milanese, sfruttando l’occasione per fare quattro chiacchiere e condividere i propri percorsi personali. “A distanza di qualche giorno, Mons. Scotti mi ha telefonato per propormi di lavorare come sagrestano part-time nella Comunità Pastorale “Santi Profeti” di Milano, e in particolare presso la chiesa di San Francesco di Paola, dove si era appena liberato il posto per quel ruolo. Don Giuseppe credeva che un’esperienza del genere avrebbe potuto valorizzare il mio cammino di fede, oltre che di studio”.

Cerimoniere al Corpus Domini
Nel giro di poche settimane, a giugno 2021, Alberto inizia il nuovo lavoro presso il capoluogo lombardo, al quale affianca un corso di teologia online (pur senza valore accademico). “Col passare del tempo, sotto la “spinta” di don Giuseppe, mi sono convinto ad affrontare un percorso più “serio” e ufficiale. Mi capitava spesso di accompagnarlo a celebrare la Santa Cresima in varie parrocchie della diocesi e un giorno, mentre eravamo in auto, Mons. Scotti mi ha proposto di intraprendere il cammino per diventare diacono. Dopo aver contattato l’allora Rettore per la formazione al Diaconato permanente, don Giuseppe Como, ho preso la mia decisione”.

Ancora come cerimoniere a Premana
A settembre 2022, Alberto inizia il percorso di formazione, concludendo a maggio del 2023 il suo cosiddetto “anno zero”, ossia “un periodo di discernimento, introduttivo, durante il quale ero iscritto come “uditore con esami” e nel quale ho frequentato due corsi di teologia, superando con successo gli appelli”. Così, nell’autunno del 2023 Alberto approccia il percorso di studi vero e proprio, entrando nell’annualità nota come “aspiranti 1”, nella quale – sotto la guida del nuovo Rettore per la formazione al Diaconato permanente don Filippo Dotti - affronta e supera sei esami, mentre affianca al percorso accademico anche alcuni corsi di formazione aggiuntivi, che si tengono di domenica una volta al mese nel seminario tra Venegono e Seveso. L’anno accademico appena trascorso (il 2024-2025) è stato invece quello di “aspirante 2” e “mi ha permesso di acquisire più consapevolezza e di approfondire la figura del diacono. Inoltre, in quest’anno è stata “misurata” la nostra fede, con l’equipe di formazione che ha visitato l’ambiente di origine, per conoscere la famiglia, parlare con il parroco… il tutto in vista dell’ammissione agli ultimi tre anni, quelli necessari a diventare diacono”.

Con l'Arcivescovo e gli altri ammessi come candidati al diaconato permanente
Ammissione che per Alberto è diventata realtà lo scorso maggio, quando ha ricevuto la notizia di essere stato accolto tra i candidati al diaconato permanente, “grazie alla tanta fede”. La cerimonia che ha reso ufficiale questo grande traguardo si è svolta invece lo scorso 8 settembre, presso il Duomo di Milano, quando insieme ad Alberto erano presenti anche la madre Maria, il parroco di Premana don Matteo Albani e alcuni membri della comunità. “È stata una gioia immensa. Entrare in Duomo, vedere la comunità e la mia mamma che portava i fiori per la Madonna (il Duomo di Milano è dedicato a Santa Maria Nascente, che “cade” proprio l’8 settembre, ndr) è stato commovente. Mi sono sentito piccolo, ma allo stesso tempo nelle mani di Dio”.

Il rito in Duomo
Ma cosa significa essere ammessi tra i candidati al diaconato permanente? “È il primo passo ufficiale verso l’ordinazione diaconale. Un passo con il quale la Chiesa riconosce il mio percorso e mi accoglie come candidato. Per me è un segno forte di fiducia e un invito a camminare con responsabilità, fede e umiltà.” E chi è, e cosa fa, il diacono permanente? “Il diacono permanente non è un prete in “miniatura”, ma un ministro della chiesa di grado autonomo e permanente. È un uomo, celibe o sposato, che riceve il sacramento dell’Ordine nel grado del diaconato (che è il primo, seguito da presbiterato ed episcopato). Il suo compito è servire: annunciare il Vangelo, assistere nella liturgia e prendersi cura dei poveri e dei fragili. È un ponte tra l’altare e la vita quotidiana, tra la Chiesa e la società”.

Altra immagine del rito in Duomo
Ora, per il premanese iniziano gli ultimi tre anni di un cammino che lo porterà ad entrare ufficialmente nella gerarchia ecclesiastica, ma soprattutto a dare compimento “formale” a quel percorso di fede che sta vivendo da quasi trent’anni. Per il momento, Alberto ha dovuto cambiare lavoro! Infatti, la professione di sagrestano presso la parrocchia milanese non sarebbe stata compatibile con la missione diaconale, in quanto lo avrebbe legato ad una sola parrocchia. “Mi hanno consigliato di entrare nel mondo dell’istruzione e proprio in questi giorni inauguro la mia esperienza di insegnante di religione presso due scuole elementari di Milano, in attesa di salire in Valsassina… appena si libererà una cattedra. L’insegnamento è particolarmente funzionale al Ministero del diacono perché “copre” sia la scuola che l’oratorio, la catechesi e la messa, luoghi dove è possibile trovare gli stessi ragazzi e conoscere le loro famiglie, inserendosi dunque al meglio nel tessuto comunitario”.

Una foto scattata il giorno dell'ammissione con i premanesi presenti in Duomo
Per quanto riguarda gli studi, invece, le tre annualità rimanenti (quelle da “candidato”: 1, 2 e 3) saranno destinate ad approfondire le altrettante “parole chiave” legate alla figura diaconale: al termine del primo anno (2025-2026, dedicato alla Parola), Alberto riceverà il Lettorato, il primo dei due Ministeri Istituiti, necessario al cammino di formazione per proclamare la Parola di Dio, per approfondirla, viverla e farla vivere alla comunità; al termine del secondo anno (2026-2027, dedicato alla Liturgia), il premanese verrà istituito Accolito, cioè “colui che serve all’altare”; al termine dell’ultimo anno (2027-2028, dedicato alla Carità), durante il quale Alberto farà tirocinio presso varie strutture caritative, sarà infine tempo dell’ordinazione, con la quale diverrà diacono permanente. Un grado ecclesiastico in sé e per sé, come accennato, diverso dal diacono transeunte (che è in transizione verso il presbiterato, mentre quello permanente rimane tale per tutta la vita), e che Alberto vivrà da celibe, condizione per la quale è previsto che il diacono viva in famiglia e presti servizio nelle parrocchie del Decanato, limitrofe a quella di appartenenza.
Il premanese vuole poi concludere la nostra chiacchierata con un messaggio rivolto a tutti: “Vorrei dire che la vocazione non è un privilegio di pochi. Tutti siamo chiamati da Dio a qualcosa di grande. Io sento che la mia strada è il diaconato, altri sono chiamati al matrimonio, alla vita consacrata, o semplicemente a vivere da cristiani autentici. La cosa importante è non avere paura di dire “sì” a Dio”.
A.Te.