Mobilitiamoci per la fine del sionismo
Il corteo di sabato 13 settembre organizzato dal Coordinamento Stop al genocidio di Lecco è stata l'occasione per sostenere il popolo palestinese e per ripristinare un discorso politico, oltre che umanitario. Ringraziamo perciò chi ha occupato lo spazio urbano e le centinaia di persone che ci hanno accompagnato fino alla fine.
È stato un momento per rinnovare il nostro supporto alla lotta palestinese e per esprimere le nostre posizioni militanti, posizioni che non si limitano a invocare la pace, intesa come mera assenza di conflitto, bensì pretendono la liberazione della Palestina dal fiume fino al mare e lo smantellamento del progetto sionista.
Perché se crediamo ingenuamente che il problema siano Netanyahu e il suo governo, stiamo perdendo completamente di vista la radice della questione, che risiede invece nell'essenza dell'ideologia sionista, che giustifica l'occupazione, l'apartheid, la pulizia etnica e il genocidio.
È quel medesimo impianto ideologico che, anche in Italia, porta oggi alla repressione di voci come quella di Anan, colpendo chi prende posizione contro l’occupazione e la violenza.
Dato che non esiste il sionismo buono, non possiamo, in modo paternalistico e suprematista, invitare il popolo palestinese a trattare coi sionisti che legittimano e giustificano il massacro della popolazione in nome dell'autodifesa di Israele e che continuano a chiamare “terrorismo” la resistenza, sia a Gaza che in Cisgiordania.
La resistenza non è terrorismo.
È il diritto di un popolo occupato di difendersi da un sistema coloniale, razzista, genocida.
Ecco perché a chi ci chiede cosa pensiamo della resistenza, noi rispondiamo con fermezza:
noi non condanniamo la resistenza armata.
E lo pronunciamo con orgoglio, perché ricordiamoci che, secondo il diritto internazionale, un occupante non può rivendicare l'autodifesa, mentre la resistenza dei colonizzati è legale e legittima.
Partendo da questo scenario, il nostro sostegno non può e non deve essere ridotto a mero spettacolo da seguire da lontano, ma deve disturbare, disobbedire e tenere il focus sulla Palestina.
Le mobilitazioni devono necessariamente avere come obiettivo la fine del sionismo, dell'occupazione, del genocidio, dell'apartheid, della pulizia etnica, non la nostra autoassoluzione e il nostro narcisismo.
La solidarietà non può e non deve essere estetica, moda, un modo per ripulirsi la coscienza, ma deve essere una presa di posizione concreta, netta e continua.
Riteniamo perciò necessario fare un lavoro di decostruzione e di assunzione di responsabilità individuale e collettiva, perché come 'occidentali', europei, italiani e lecchesi abbiamo delle colpe che vanno riconosciute.
Le nostre azioni devono perciò essere politiche, militanti, disobbedienti: serve una solidarietà che non si accontenti, che riconosca le contraddizioni dell' "occidente" che, mentre si maschera da salvatore bianco, contemporaneamente capitalizza sul genocidio attraverso la vendita di armi e di tecnologie.
Serve un'attivazione collettiva che sia pronta ad accogliere l'invito allo sciopero indetto per il 22 settembre, che boicotta e disinveste, e che lo faccia partendo da scelte quotidiane.
Israele deve essere isolato politicamente e il sionismo criticato e contrastato in ogni sua forma. Dobbiamo opporci alle logiche economiche e militari che lo sostengono, quelle stesse logiche che sono parte integrante del progetto di riarmo europeo e delle dinamiche imperialiste globali. In qualunque contesto, dalle scuole al mondo del lavoro, dalla cultura alla politica, è fondamentale denunciare e smascherare ogni forma di complicità.
Ma per fare questo dobbiamo onestamente chiederci: siamo dispost* a bloccare tutto per la Palestina o lo siamo solo quando ci toccano da vicino? Quando colpiscono “i nostri"? Ci sono vite che reputiamo più importanti di altre?
Queste domande scomode diventano urgenti, perché come italiani possiamo scegliere se continuare a essere complici o se, al contrario, vogliamo cambiare la narrazione. Ma per farlo dobbiamo essere dispost* a rischiare e a rinunciare ai nostri privilegi.
Dobbiamo costruire insieme un ampio movimento nazionale per la Palestina, capace di unire le lotte e rafforzare la solidarietà attiva alla resistenza del popolo palestinese.
Ecco perché, come coordinamento lecchese stop al genocidio, sosteniamo il diritto al ritorno dei palestinesi alle loro case e alle loro terre e non ci fermeremo fino a che la Palestina non sarà libera dal regime coloniale, razzista, sionista.
Pertanto invitiamo tutti e tutte a partecipare alla manifestazione nazionale del 4 ottobre a Roma.
Gaza chiama.
Lecco risponde.
Rispondete.
Rispondiamo tutti e tutte.
Invitiamo tutte e tutti alle prossime iniziative:
20 settembre presso il Circolo Spazio Condiviso di Calolziocorte, piazza regazzoni 7 con l’autrice Hanin A. Soufan che presenterà il libro per bambini “Lina e il racconto della Nakba”
20 settembre ore 16 Corteo a Como con como per la palestina partenza da piazza verdi
22 settembre presso il Museo della Seta, Garlate via Statale 490 ore 19.30 “B-asta” asta benefica a seguire l’incontro con Ghassan Abu Ghanem “Hai le mani sporche di sangue”