Colico: in Tribunale la lite (con coltello) fra pizzaioli di cinque anni fa
Secondo il vpo Mattia Mascaro non sarebbe stata raggiunta la prova relativa alla penale responsabilità dell'imputato, di cui ha quindi chiesto l'assoluzione.
A distanza di cinque anni da una violenta lite – culminata in aggressione con arma bianca – in una pizzeria a Colico, nella tarda mattinata odierna in Tribunale a Lecco, dopo l'escussione dell'ultimo teste previsto, si è passati alla discussione.
A processo Y.L., marocchino e all'epoca dei fatti 39enne, chiamato a rispondere delle accuse di lesioni personali e minacce nei confronti del ''rivale'' S.E., egiziano di quattro anni più giovane e costituitosi parte civile. La coltellata in realtà, l'avrebbe cagionata proprio quest'ultimo che ha già patteggiato la pena di 1 anno e 6 mesi al cospetto del giudice per le udienze preliminari.
I fatti oggetto dell'istruttoria dibattimentale celebrata al cospetto del giudice Bianca Maria Bianchi sarebbero antecedenti l'entrata in scena dell'arma, uno dei coltelli da cucina utilizzati in pizzeria.
Secondo la parte civile infatti, Y.L. - con il quale, stando a quanto emerso in Aula, i rapporti sarebbero stati tutt'altro che idilliaci – lo avrebbe spinto, malmenato e minacciato tanto da cagionargli ferite, refertate a seguire dal pronto soccorso.

Quest'oggi come dicevamo, l'istruttoria si è chiusa. Prima però, spazio all'ultimo teste della difesa, magrebino come i due giovani coinvolti nella lite, che a Colico gestisce un'altra pizzeria.
''Quella sera mi ha chiamato mio fratello: chiedeva aiuto perchè nel suo locale era scoppiata una violenta lite che non riusciva a sedare'' ha riferito il testimone, descrivendo come ''agghiacciante'' la scena palesatasi alla sua vista. Y.L. risultava infatti sanguinante al fianco seguito del lancio di un coltello al suo indirizzo da parte di S.E., il rivale. Quest'ultimo – a detta del teste – appariva agitato, confuso e chiedeva ripetutamente di ''non chiamare i Carabinieri''.
Nel rispondere alle domande delle parti, il teste ha confermato i rapporti tesi fra le parti e i precedenti dell'aggressore (l'odierna parte civile), che avrebbe ingaggiato liti con altri soggetti. ''Anche con mio nipote'' ha aggiunto il pizzaiolo.
A deposizione conclusa, acquisite alcune sit (sommarie informazioni testimoniali), il giudice Bianchi ha dato la parola alle parti per la discussione.
Si è espresso per l'assoluzione il PM, secondo il quale l'istruttoria non avrebbe confermato senza ogni ragionevole dubbio, la versione della parte civile. Per quest'ultima invece, l'aggressione da parte dell'imputato al proprio assistito ci sarebbe stata eccome. ''Le sue dichiarazioni risultano lineari: lo abbiamo ascoltato tutti e ha risposto alle domande senza mai contraddirsi. L'aggressione è poi confermata dal referto del pronto soccorso'' ha detto il penalista del foro di Sondrio che lo assiste, chiedendo la condanna dell'imputato, un risarcimento pari a 10mila euro, oltre ad una provvisionale di 3mila euro immediatamente eseguibile.
Di tutt'altro avviso l'avvocato Michele Cervati, difensore di Y.L., secondo il quale la querela presentata dalla presunta parte offesa sarebbe ''pretestuosa''. ''Era consapevole della gravità del suo gesto'' ha detto la toga lecchese riferendosi alla coltellata cagionata al rivale. ''Non a caso ha patteggiato''.
Nel chiedere l'assoluzione del proprio assistito perchè il fatto non sussiste, ha ricordato quanto sia stato delicato l'intervento chirurgico al quale si è dovuto sottoporre per le conseguenze della coltellata dopo il trasferimento in codice rosso all'ospedale Manzoni, ritenendo ci fossero gli estremi per contestare a S.E. il tentato omicidio.
Uditi gli interventi delle parti, il giudice Bianchi ha aggiornato l'udienza al prossimo 14 ottobre per eventuali repliche e la sentenza finale.
A distanza di cinque anni da una violenta lite – culminata in aggressione con arma bianca – in una pizzeria a Colico, nella tarda mattinata odierna in Tribunale a Lecco, dopo l'escussione dell'ultimo teste previsto, si è passati alla discussione.
A processo Y.L., marocchino e all'epoca dei fatti 39enne, chiamato a rispondere delle accuse di lesioni personali e minacce nei confronti del ''rivale'' S.E., egiziano di quattro anni più giovane e costituitosi parte civile. La coltellata in realtà, l'avrebbe cagionata proprio quest'ultimo che ha già patteggiato la pena di 1 anno e 6 mesi al cospetto del giudice per le udienze preliminari.
I fatti oggetto dell'istruttoria dibattimentale celebrata al cospetto del giudice Bianca Maria Bianchi sarebbero antecedenti l'entrata in scena dell'arma, uno dei coltelli da cucina utilizzati in pizzeria.
Secondo la parte civile infatti, Y.L. - con il quale, stando a quanto emerso in Aula, i rapporti sarebbero stati tutt'altro che idilliaci – lo avrebbe spinto, malmenato e minacciato tanto da cagionargli ferite, refertate a seguire dal pronto soccorso.

Quest'oggi come dicevamo, l'istruttoria si è chiusa. Prima però, spazio all'ultimo teste della difesa, magrebino come i due giovani coinvolti nella lite, che a Colico gestisce un'altra pizzeria.
''Quella sera mi ha chiamato mio fratello: chiedeva aiuto perchè nel suo locale era scoppiata una violenta lite che non riusciva a sedare'' ha riferito il testimone, descrivendo come ''agghiacciante'' la scena palesatasi alla sua vista. Y.L. risultava infatti sanguinante al fianco seguito del lancio di un coltello al suo indirizzo da parte di S.E., il rivale. Quest'ultimo – a detta del teste – appariva agitato, confuso e chiedeva ripetutamente di ''non chiamare i Carabinieri''.
Nel rispondere alle domande delle parti, il teste ha confermato i rapporti tesi fra le parti e i precedenti dell'aggressore (l'odierna parte civile), che avrebbe ingaggiato liti con altri soggetti. ''Anche con mio nipote'' ha aggiunto il pizzaiolo.
A deposizione conclusa, acquisite alcune sit (sommarie informazioni testimoniali), il giudice Bianchi ha dato la parola alle parti per la discussione.
Si è espresso per l'assoluzione il PM, secondo il quale l'istruttoria non avrebbe confermato senza ogni ragionevole dubbio, la versione della parte civile. Per quest'ultima invece, l'aggressione da parte dell'imputato al proprio assistito ci sarebbe stata eccome. ''Le sue dichiarazioni risultano lineari: lo abbiamo ascoltato tutti e ha risposto alle domande senza mai contraddirsi. L'aggressione è poi confermata dal referto del pronto soccorso'' ha detto il penalista del foro di Sondrio che lo assiste, chiedendo la condanna dell'imputato, un risarcimento pari a 10mila euro, oltre ad una provvisionale di 3mila euro immediatamente eseguibile.
Di tutt'altro avviso l'avvocato Michele Cervati, difensore di Y.L., secondo il quale la querela presentata dalla presunta parte offesa sarebbe ''pretestuosa''. ''Era consapevole della gravità del suo gesto'' ha detto la toga lecchese riferendosi alla coltellata cagionata al rivale. ''Non a caso ha patteggiato''.
Nel chiedere l'assoluzione del proprio assistito perchè il fatto non sussiste, ha ricordato quanto sia stato delicato l'intervento chirurgico al quale si è dovuto sottoporre per le conseguenze della coltellata dopo il trasferimento in codice rosso all'ospedale Manzoni, ritenendo ci fossero gli estremi per contestare a S.E. il tentato omicidio.
Uditi gli interventi delle parti, il giudice Bianchi ha aggiornato l'udienza al prossimo 14 ottobre per eventuali repliche e la sentenza finale.
G.C.