Interdittive antimafia omertose

Il Prefetto di Lecco ha firmato ieri due nuove interdittive antimafia. 
Un atto rilevante che dovrebbe rappresentare uno strumento concreto di difesa della legalità, anche se questo è solo parzialmente vero e non in tutte le interdittive. 
Spesso, basta guardarne alcune delle decine precedenti, non chiudono l'attività e sono elevate sulle intenzioni non su fatti concreti certificati.
Detto ciò queste ultime due hanno un aspetto pubblico da sottolineare che lascia perplessi: 
La mancata trasparenza al cittadino sui nomi delle aziende destinatarie (il comunicato stampa prefettizio non li esplicita) 
Una scelta che deve sollevare legittimi interrogativi sul reale valore pratico di questi atti 
Un’interdittiva, infatti, dovrebbe non solo colpire le attività sospette, ma anche garantire alla comunità trasparenza e consapevolezza. 
Se i cittadini non sanno quali realtà economiche siano coinvolte come possono esercitare un controllo democratico, orientare le proprie scelte di consumo, o anche solo comprendere la portata della misura? Un'interdittiva che tutela forse lo Stato - queste aziende non possono per esempio più partecipare ad Appalti pubblici o chiedere finanziamenti al sistema bancario garantiti dallo Stato - ma non parimenti il cittadino che ignaro può ancora avere rapporti di lavoro, acquistare da loro e finanziarle, è pertanto uno strumento di difesa della legalità monco La legalità non può e non deve restare “dietro le quinte”: deve essere un bene visibile e concreto Fuori i nomi e dentro i colpevoli (se lo sono).
Paolo Trezzi
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