Lecco: avvocato e acquirente condannati per un'asta della Carsana 'oleata'

Nel formulare le proprie richieste di pena, all'udienza dello scorso maggio, il sostituto procurare Chiara Di Francesco aveva bollato come “marginale” il ruolo della legale, giustificando di fatto anche il co-imputato, neofita nel campo delle aste, intenzionato a non avere problemi nell'acquisto di un immobile destinato al figlio. Valutato anche il comportamento processuale dei due, giudicato come “apprezzabile” e connotato da “condotta collaborativa”, aveva dunque chiesto per entrambi 8 mesi di condanna (partendo dalla pena base, alleggerita dalla concessione delle attenuanti generiche), scontrandosi poi con le difese che, in quella sede per quanto attiene l'avvocato Raffaele Leanza e quest'oggi per quanto riguarda invece i colleghi Bruno Del Papa e Gianluca Longoni, hanno insistito invece per l'assoluzione dei loro assisti. 
Dopo quasi due ore di camera di consiglio, nel tardo pomeriggio odierno, il collegio giudicante del Tribunale di Lecco - presidente Bianca Maria Bianchi con a latere le colleghe Martina Beggio e Giulia Barazzetta - ha condannato ad un anno l'avvocato lecchese Monica Rosano e l'agente di commercio Carlo Frigerio, indagati inizialmente con un'altra toga del foro lariano, l'avvocato Marco Scaranna, la cui posizione invece è stata stralciata già in udienza preliminare, per ragioni di salute. 
Quest'ultimo nel 2018 era stato nominato, dal Tribunale di Lecco, liquidatore della Pietro Carsana, storica impresa di costruzioni con sede nel capoluogo, sommersa dai debiti. Nell'ambito di una delle aste per alienazione dell'ingente patrimonio immobiliare della società – per la precisione quella relativa all'aggiudicazione di un appartamento e dei box con affaccio sulla centralissima via Cavour – secondo l'impianto accusatorio, ritenuto provato dalla dottoressa Di Francesco così come a questo punto dal collegio giudicante, Scaranna avrebbe chiesto a Frigerio, quale privato cittadino interessato all'affare, la corresponsione di 15.000 euro per “oliare” la pratica, con quest'ultimo che avrebbe poi effettivamente bonificato quella somma in suo favore. Ma non direttamente, bensì all'avvocato Rosano che, a stretto giro, avrebbe poi riversato il grosso della cifra al collega olginatese, trattenendo per sé circa 2.000 euro, riconducendo la movimentazione del denaro alla regolazione dei rapporti di dare-avere con il collega per questioni lavorative. La legale, nella tesi della PM - erede di un fascicolo istruito dal collega Paolo Del Grosso e inizialmente ben più corposo, includendo anche altri episodi aventi sempre quale fulcro l'avvocato Scaranna - si sarebbe dunque prestata quale "semplice veicolo" per permettere al collega di arrivare indirettamente all'incasso della "mazzetta". 
A suo carico è già stata irrogata una sospensione disciplinare da parte dell'Ordine, dal 17 giugno  fino al prossimo 16 ottobre. Questo pomeriggio la condanna del collegio, previa riqualificazione del reato in contestazione. I giudici hanno altresì concesso ad entrambi gli imputati la sospensione condizionale della pena, subordinata per Rosano al pagamento di poco più di 4.000 euro in favore della Carsana e per Frigerio ai lavori di pubblica utilità. Il privato dovrà altresì rifondere 15.600 euro alla procedura. Disposta infine, a carico di entrambi, la pena accessoria dell'incapacità a contrarre con la pubblica amministrazione per un anno.
A.M.
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