Lecco: un 'sussulto di umanità' per Gaza, presidio in piazza
Venerdì 19 settembre, alle ore 18, il cuore di Lecco si è acceso di voci e cartelli per il presidio a sostegno di Gaza. Davanti al microfono, dove si sono alternati gli interventi delle persone presenti, erano esposte fotografie drammatiche che mostravano le atrocità che stanno accadendo nella Striscia. Le immagini hanno accompagnato le parole, rendendo ancora più palpabile la gravità della situazione e il dolore di chi vive quotidianamente sotto i bombardamenti.
Piazza Diaz si è trasformata in un mosaico di emozioni: bandiere che sventolavano tra mani di anziani, adulti e bambini, applausi intensi a ogni appello alla pace, e un rispettoso silenzio che calava durante gli interventi, come per ascoltare ogni parola, ogni grido di giustizia. L’attenzione di ogni singola persona era palpabile, e nei volti si leggeva l’orgoglio di avere un sindaco che sta dalla parte della pace, accanto alla città e alla comunità.
La mobilitazione si è inserita nella giornata nazionale indetta dalla CGIL, che in tutta Italia ha promosso iniziative per condannare l’invasione di Gaza da parte dell’esercito israeliano e il massacro del popolo palestinese. In Lombardia, per l’occasione, è stato proclamato uno sciopero di quattro ore a fine turno in tutti i settori non regolamentati dalla legge 146/90, con manifestazioni in tutte le province.
Al presidio lecchese hanno partecipato associazioni, movimenti e realtà civili e sociali che hanno scelto di unirsi a queste iniziative per non restare in silenzio. Dal palco è arrivata una richiesta forte e netta: al governo italiano di condannare senza ambiguità l’invasione di Gaza, denunciare i crimini di guerra, aprire i corridoi umanitari, ripristinare il diritto internazionale e riconoscere lo Stato di Palestina.
Tra gli interventi più intensi quello di Adriano Crisafi, in rappresentanza di Emergency, che ha dato voce al comunicato nazionale dell’associazione: “Emergency si unisce alle mobilitazioni promosse dalla CGIL per chiedere la fine dei bombardamenti nella Striscia di Gaza e per sostenere la Global Flotilla. Gaza brucia: ora basta. In 31 anni di intervento in zone di conflitto non abbiamo mai visto una tale brutalità contro così tante persone concentrate in pochi chilometri quadrati”.
Crisafi ha raccontato la presenza di Emergency nella Striscia, con una clinica ad Al Qarara che ogni giorno garantisce cure a centinaia di persone, e con progetti di medicina di base che hanno permesso oltre 19.000 visite solo nell’ultimo anno. Ma la situazione resta drammatica: “Non esiste più un luogo sicuro, nemmeno per chi fugge. Intere famiglie sono state cancellate. Generazioni di bambini eliminate”.
Il portavoce ha poi rivolto un appello diretto alle istituzioni: “È già troppo tardi: servono azioni concrete, non complicità. Chiediamo al governo italiano un impegno diplomatico vero per il cessate il fuoco, la sospensione della collaborazione militare con Israele, lo stop alla vendita di armi e il riconoscimento dello Stato di Palestina”. Accanto alla denuncia, anche un invito alla cittadinanza: “Emergency non si limita a salvare vite, ma diffonde una cultura di pace. Vi invitiamo a sostenerci con donazioni e a partecipare alle nostre campagne. Perché la guerra non è mai la soluzione, e come ricorda la Costituzione, l’Italia ripudia la guerra”.
Tra gli interventi più sentiti, quello della Tavola per la Pace, che ha ricordato la ricchezza del tessuto civile e solidale della provincia di Lecco: “Abbiamo un grande patrimonio fatto di volontariato, di persone che scelgono di fare il bene degli altri. Siamo associazioni diverse, ma insieme abbiamo un unico grande valore: la pace. Per questo non potevamo che essere qui, per condannare l’invasione di Gaza e chiedere lo stop immediato all’offensiva militare, all’apertura dei corridoi umanitari e alla fine del genocidio del popolo palestinese”.
Con parole forti, la portavoce ha denunciato il rischio dell’indifferenza: “Oggi assistiamo a un esercito che colpisce bambini, anziani, donne in fuga. E mentre accade tutto questo, sembra che l’Europa, così democratica a parole, abbia smesso di provare compassione. Dobbiamo svegliarci da questo silenzio di pietra, perché l’indifferenza è il segno più grave dei tempi che stiamo vivendo”.
Momento centrale della serata è stato l’intervento del sindaco Mauro Gattinoni, che ha scelto di rappresentare la città e i suoi valori in una piazza che chiedeva pace: “Dove potrebbe stare un sindaco se non in piazze come questa – ha dichiarato – non solo a titolo personale, ma indossando la fascia che rappresenta la civiltà e la democrazia. Davanti a ciò che sta accadendo a Gaza, non possiamo tacere. La nostra coscienza ci chiede di stare qui, di mostrare da che parte sta l’umanità. Il silenzio, oggi, non avrebbe giustificazione”.
Gattinoni ha sottolineato la gravità di una tragedia che richiama ad altre pagine oscure della storia: “Quando lo sterminio di popolazioni è programmato in maniera scientifica e cinica, quando ci si interroga persino su che cosa sia un bambino davanti a immagini di morte e devastazione, significa che si è perso il senso dell’umanità. Eppure noi, come società civile, un sussulto di umanità dobbiamo averlo, dobbiamo mostrarlo in piazza”.
Il sindaco ha poi richiamato i gesti simbolici che negli ultimi mesi hanno risvegliato le coscienze, dalle campane delle parrocchie aI presidi, ricordando che “la guerra è il male assoluto, e la pace non può diventare un business. Non può essere delegata ad altri: la pace si costruisce insieme, con l’impegno delle comunità, con la voce dei cittadini”.
Infine un messaggio di speranza, che ha chiuso l’intervento con forza e intensità: “In questi momenti di fragilità internazionale, avere una comunità come la nostra che parla la lingua della pace è un segno prezioso. La speranza è il messaggio più grande che oggi possiamo abbracciare”.
Durante la serata hanno preso la parola anche membri del pubblico, tra cui un ragazzo di 16 anni, una professoressa e una giovane ragazza. Ognuno con convinzione nei propri volti ha chiesto la pace e lo stop al genocidio del popolo di Gaza. Le loro parole, appassionate e incalzanti, si sono alternate agli applausi intensi e al silenzio rispettoso, creando un’atmosfera di partecipazione e commozione. “Siamo davanti a un genocidio, non a una guerra. Dobbiamo imparare a essere umani. Il 51% delle vittime nella Striscia sono donne e bambini. Noi saremo il futuro di questo mondo e dobbiamo agire con responsabilità e solidarietà. Non possiamo restare in silenzio”, ha detto una docente. La ragazza del pubblico ha aggiunto: “Adesso dobbiamo concentrarci su cosa fare subito. Non hanno acqua, sono stremati, non hanno più nulla. Bisogna discutere e spingere perché si aprano corridoi umanitari”.
La piazza lecchese, semplice e silenziosa, si è trasformata in un luogo di condivisione e di impegno. Uomini, donne, giovani e famiglie intere hanno scelto di esserci, per ribadire che la pace non si conquista con le parole, ma con la partecipazione, la solidarietà, la forza della comunità e lo sguardo convinto di chi chiede giustizia.


Al presidio lecchese hanno partecipato associazioni, movimenti e realtà civili e sociali che hanno scelto di unirsi a queste iniziative per non restare in silenzio. Dal palco è arrivata una richiesta forte e netta: al governo italiano di condannare senza ambiguità l’invasione di Gaza, denunciare i crimini di guerra, aprire i corridoi umanitari, ripristinare il diritto internazionale e riconoscere lo Stato di Palestina.

Crisafi ha raccontato la presenza di Emergency nella Striscia, con una clinica ad Al Qarara che ogni giorno garantisce cure a centinaia di persone, e con progetti di medicina di base che hanno permesso oltre 19.000 visite solo nell’ultimo anno. Ma la situazione resta drammatica: “Non esiste più un luogo sicuro, nemmeno per chi fugge. Intere famiglie sono state cancellate. Generazioni di bambini eliminate”.
Il portavoce ha poi rivolto un appello diretto alle istituzioni: “È già troppo tardi: servono azioni concrete, non complicità. Chiediamo al governo italiano un impegno diplomatico vero per il cessate il fuoco, la sospensione della collaborazione militare con Israele, lo stop alla vendita di armi e il riconoscimento dello Stato di Palestina”. Accanto alla denuncia, anche un invito alla cittadinanza: “Emergency non si limita a salvare vite, ma diffonde una cultura di pace. Vi invitiamo a sostenerci con donazioni e a partecipare alle nostre campagne. Perché la guerra non è mai la soluzione, e come ricorda la Costituzione, l’Italia ripudia la guerra”.

Con parole forti, la portavoce ha denunciato il rischio dell’indifferenza: “Oggi assistiamo a un esercito che colpisce bambini, anziani, donne in fuga. E mentre accade tutto questo, sembra che l’Europa, così democratica a parole, abbia smesso di provare compassione. Dobbiamo svegliarci da questo silenzio di pietra, perché l’indifferenza è il segno più grave dei tempi che stiamo vivendo”.

Gattinoni ha sottolineato la gravità di una tragedia che richiama ad altre pagine oscure della storia: “Quando lo sterminio di popolazioni è programmato in maniera scientifica e cinica, quando ci si interroga persino su che cosa sia un bambino davanti a immagini di morte e devastazione, significa che si è perso il senso dell’umanità. Eppure noi, come società civile, un sussulto di umanità dobbiamo averlo, dobbiamo mostrarlo in piazza”.
Il sindaco ha poi richiamato i gesti simbolici che negli ultimi mesi hanno risvegliato le coscienze, dalle campane delle parrocchie aI presidi, ricordando che “la guerra è il male assoluto, e la pace non può diventare un business. Non può essere delegata ad altri: la pace si costruisce insieme, con l’impegno delle comunità, con la voce dei cittadini”.
Infine un messaggio di speranza, che ha chiuso l’intervento con forza e intensità: “In questi momenti di fragilità internazionale, avere una comunità come la nostra che parla la lingua della pace è un segno prezioso. La speranza è il messaggio più grande che oggi possiamo abbracciare”.


Gloria Draghi.