Diffamazione all'amministratore di Gilardi: sentenza a novembre
Salvo repliche delle parti, manca ora solo la pronuncia del giudice Gianluca Piantadosi per mettere un punto alla vicenda giudiziaria nata dal caso del professor Carlo Gilardi: si attende infatti per l'udienza fissata a fine novembre la sentenza del procedimento intentato a carico delle due “Iene” Carlotta Bizzarri e Nina Palmieri nonché del badante dell'anziano, Brahim El Mazoury. Diffamazione aggravata (nei confronti dell'avvocato Elena Barra) il reato in contestazione.
L'ultima amministratrice di sostegno dell'airunese, venuto a mancare nel 2023, aveva infatti denunciato i tre all'indomani della messa in onda dell'inchiesta giornalistica della trasmissione “Le Iene” incentrata proprio sul professor Gilardi.
Sono ben quattordici i servizi televisivi andati in onda su Italia Uno tra novembre 2020 e febbraio 2021 sul caso.
Secondo il sostituto procuratore Chiara Stoppioni, che ha avanzato una richiesta di condanna pari a un mese di reclusione, le puntate avrebbero veicolato una versione parziale e distorta dei fatti, lesiva della reputazione della toga lecchese. Secondo la pubblica accusa, l'inviata Nina Palmieri (classe 1976) e l'autrice televisiva Carlotta Bizzarri (classe 1990) avrebbero espresso una serie di considerazioni volte a fare credere al pubblico "in modo non veritiero oltre che fazioso" che l'avvocato Barra abbia posto in essere condotte lesive degli interessi e della persona del proprio amministrato. Il tutto lasciando intendere che la professionista volesse appropriarsi dell'ingente patrimonio dell'anziano e facoltoso professore, molto conosciuto in paese per la sua cultura e le sue opere benefiche.
Inoltre il titolare del fascicolo, all'epoca il sostituto procuratore Andrea Figoni, riteneva che le due “Iene” avessero trasmesso affermazioni del 37enne El Mazoury (peraltro già smentite all'epoca tramite comunicato stampa dello stesso avvocato Barra) "in modo acritico, senza distaccarsene e anzi inserendole in un contesto volto a danneggiare la persona dell'Amministratore".
Già completate le conclusioni delle difese di parte civile (l'avvocato Elena Ammannato per la collega Barra), del responsabile civile Mediaset (l'avvocato Silvia Mangialardi) e di El Mazoury (l'avvocato Nicolas Pistollato del foro di Firenze), ieri è toccato ai due difensori delle “Iene” il compito di smontare il quadro accusatorio: così per quasi cinque ore gli avvocati del foro di Milano Federico Giusti (difensore della Bizzarri) e Stefano Toniolo (legale della Palmieri) si sono spartiti la requisitoria, ripercorrendo l'intera vicenda dalla sua origine.
Entrambi hanno sostenuto che l'inviata e l'autrice Mediaset abbiano semplicemente portato a termine il proprio dovere di giornaliste d'inchiesta, andando ad indagare quella che gli era stata presentata dal badante di Gilardi come una questione tutt'altro che chiara, che presentava (e presenterebbe tutt'ora, secondo i difensori) una serie di contraddizioni. Con i servizi mandati in onda si sarebbe semplicemente voluto porre dei dubbi all'opinione pubblica ed alle istituzioni sulla ragionevolezza dell'istituzionalizzazione dell'anziano e mai si sarebbe fatto riferimento ad un tentativo dell'amministratrice di arricchirsi. Inoltre, hanno tenuto a specificare gli avvocati, si era fatta esplicita menzione dello stato di indagato di Brahim El Mazoury per circonvenzione di incapace.
Le considerazioni manifestate in video dalla Palmieri rientrerebbero in quel diritto di critica e cronaca che è tutelato non solo dalla nostra costituzione, ma anche da una serie di sentenze della CEDU ed anzi, ha ribadito l'avvocato Toniolo, i materiali in possesso delle “Iene” al principio del loro lavoro di inchiesta avrebbe costituito una vera e propria “chiamata alle armi” per le due professioniste del settore. Si parla infatti, per citare alcune delle fonti, di innumerevoli richieste di aiuto da parte di Gilardi, scritte o in formato audio, delle sue grida di protesta nel corso del suo “prelievo” da casa, delle relazioni psicologiche e psichiatriche che lo ritenevano capace di intendere e di volere e, fra le altre, di una serie di dichiarazioni “contraddittorie” del predecessore dell'avvocato Barra.
L'avvocato Toniolo si è quindi addentrato nell'analisi delle singole frasi contestate: “questo signore che a noi sembra lucidissimo verrà sottoposto a perizie che decideranno il suo futuro” ;
“deve supplicare l'amministratore di sostegno qualsiasi bisogno, anche i lavori nei campi” ; “portato via come fosse un criminale” ; “nessuno in paese sa dove è stato portato” ; “l'avvocato Barra ha fatto bene il suo lavoro?” ; “costringendolo a subire un tso e un ricovero contro la sua volontà”.
Per ciascuna degli estratti riportate nel capo d'imputazione, ha sostenuto il difensore, non sussisterebbe alcun elemento offensivo nei confronti dell'avvocato Barra
In conclusione, entrambe le toghe hanno avanzato richiesta di assoluzione per le giornaliste con la formula “perché il fatto non sussiste” ed in subordine “perché il fatto non costituisce reato”, in presenza della scriminante del diritto di cronaca e di critica.
L'ultima amministratrice di sostegno dell'airunese, venuto a mancare nel 2023, aveva infatti denunciato i tre all'indomani della messa in onda dell'inchiesta giornalistica della trasmissione “Le Iene” incentrata proprio sul professor Gilardi.

Secondo il sostituto procuratore Chiara Stoppioni, che ha avanzato una richiesta di condanna pari a un mese di reclusione, le puntate avrebbero veicolato una versione parziale e distorta dei fatti, lesiva della reputazione della toga lecchese. Secondo la pubblica accusa, l'inviata Nina Palmieri (classe 1976) e l'autrice televisiva Carlotta Bizzarri (classe 1990) avrebbero espresso una serie di considerazioni volte a fare credere al pubblico "in modo non veritiero oltre che fazioso" che l'avvocato Barra abbia posto in essere condotte lesive degli interessi e della persona del proprio amministrato. Il tutto lasciando intendere che la professionista volesse appropriarsi dell'ingente patrimonio dell'anziano e facoltoso professore, molto conosciuto in paese per la sua cultura e le sue opere benefiche.
Inoltre il titolare del fascicolo, all'epoca il sostituto procuratore Andrea Figoni, riteneva che le due “Iene” avessero trasmesso affermazioni del 37enne El Mazoury (peraltro già smentite all'epoca tramite comunicato stampa dello stesso avvocato Barra) "in modo acritico, senza distaccarsene e anzi inserendole in un contesto volto a danneggiare la persona dell'Amministratore".
Già completate le conclusioni delle difese di parte civile (l'avvocato Elena Ammannato per la collega Barra), del responsabile civile Mediaset (l'avvocato Silvia Mangialardi) e di El Mazoury (l'avvocato Nicolas Pistollato del foro di Firenze), ieri è toccato ai due difensori delle “Iene” il compito di smontare il quadro accusatorio: così per quasi cinque ore gli avvocati del foro di Milano Federico Giusti (difensore della Bizzarri) e Stefano Toniolo (legale della Palmieri) si sono spartiti la requisitoria, ripercorrendo l'intera vicenda dalla sua origine.
Entrambi hanno sostenuto che l'inviata e l'autrice Mediaset abbiano semplicemente portato a termine il proprio dovere di giornaliste d'inchiesta, andando ad indagare quella che gli era stata presentata dal badante di Gilardi come una questione tutt'altro che chiara, che presentava (e presenterebbe tutt'ora, secondo i difensori) una serie di contraddizioni. Con i servizi mandati in onda si sarebbe semplicemente voluto porre dei dubbi all'opinione pubblica ed alle istituzioni sulla ragionevolezza dell'istituzionalizzazione dell'anziano e mai si sarebbe fatto riferimento ad un tentativo dell'amministratrice di arricchirsi. Inoltre, hanno tenuto a specificare gli avvocati, si era fatta esplicita menzione dello stato di indagato di Brahim El Mazoury per circonvenzione di incapace.
Le considerazioni manifestate in video dalla Palmieri rientrerebbero in quel diritto di critica e cronaca che è tutelato non solo dalla nostra costituzione, ma anche da una serie di sentenze della CEDU ed anzi, ha ribadito l'avvocato Toniolo, i materiali in possesso delle “Iene” al principio del loro lavoro di inchiesta avrebbe costituito una vera e propria “chiamata alle armi” per le due professioniste del settore. Si parla infatti, per citare alcune delle fonti, di innumerevoli richieste di aiuto da parte di Gilardi, scritte o in formato audio, delle sue grida di protesta nel corso del suo “prelievo” da casa, delle relazioni psicologiche e psichiatriche che lo ritenevano capace di intendere e di volere e, fra le altre, di una serie di dichiarazioni “contraddittorie” del predecessore dell'avvocato Barra.
L'avvocato Toniolo si è quindi addentrato nell'analisi delle singole frasi contestate: “questo signore che a noi sembra lucidissimo verrà sottoposto a perizie che decideranno il suo futuro” ;
“deve supplicare l'amministratore di sostegno qualsiasi bisogno, anche i lavori nei campi” ; “portato via come fosse un criminale” ; “nessuno in paese sa dove è stato portato” ; “l'avvocato Barra ha fatto bene il suo lavoro?” ; “costringendolo a subire un tso e un ricovero contro la sua volontà”.
Per ciascuna degli estratti riportate nel capo d'imputazione, ha sostenuto il difensore, non sussisterebbe alcun elemento offensivo nei confronti dell'avvocato Barra
In conclusione, entrambe le toghe hanno avanzato richiesta di assoluzione per le giornaliste con la formula “perché il fatto non sussiste” ed in subordine “perché il fatto non costituisce reato”, in presenza della scriminante del diritto di cronaca e di critica.
F.F.