E’ necessario ritrovare la parola
Le parole abbondano, si affastellano come cespugli, imbrattano le pareti delle case, si accatastano per essere bruciate e per essere scaraventate come pietre contro qualcosa o qualcuno.
La parola come “ L’argilla è necessaria per modellare un vaso. Ma il suo uso dipende dal vuoto interno che si riesce a creare” (Lao Tseu).
È quello che non sta accadendo nel dibattito pubblico in questo tempo di grigiore e terrore.
La parola come l’argilla dovrebbe modellare, plasmare un ragionamento che sappia ordinare e definire un telos. L’uso della parola serve per dare un senso e sostanziare il vuoto interno. La forma del vuoto permette di modellare l’anfora o il vaso.
Invece, il rumore stravolgente, devastante, impetuoso generato dai mas media, dai mezzi di comunicazione di massa social, tv, radio, giornali e altro, sta dando alle parole un volume, un tono iperacusico assordante e devastante. Il costrutto minimalistico delle frasi, iterativo, sloganistico e ridondante, tende a ipnotizzare ad abbassare le onde beta, che sollecitano l’attenzione, la concentrazione e il pensiero analitico, in onde theta, che sono quelle sonnamboliche e abbassano l’attenzione.
La parola “gridata”, dopo qualche millesimo di secondo, si annulla come significato e resta solo la memoria del suono. Alzare il suono della parola è segno di insicurezza, incertezza; la parola perde di significato, si svuota e resta soltanto il segno della forza e del timore. Non serve essere etologi o psicologi comparati per notare che, quando un animale urla o emette suoni elevati nel comunicare, sente il pericolo e cerca di difendersi o di aggredire. È un comportamento epigenetico che la specie umana ha ereditato e riemerge in automatico. In particolare, quando c’è un gruppo, l’urlo è accentuato, il tono elevato serve per imporsi e difendersi.
Ultimamente, una scena ricorrente, anche questa ereditata come specie, è quella del capo branco. Il capo branco si impone sul gruppo mettendosi in una posizione dominante; è quello che da mesi i media propongono quando fanno vedere gli incontri alla Casa Bianca. Il capo branco ha bisogno di farsi riprendere con la presenza degli altri - dominati - per dimostrare di essere il soggetto dominante anche nei confronti dell’ospite. In aggiunta, in questo caso, la scena serve per rinforzare l’immagine ipernarcisistica del soggetto. Le parole sono insignificanti, ciò che conta è la sceneggiata del king, del capo. Infatti, il capo branco, quando è fuori dal suo territorio, dal suo branco affidabile, pur mantenendo il pelo sempre in allerta, dà segni di smarrimento.
Le parole e il costrutto sono evidenziati da attribuzioni che pongono l’accento sulla forza, il potere. Qualsiasi argomento è punteggiato, come si fa in ipnosi, con richiami che evidenziano il ruolo del comando. Il soggetto ha la necessità di sottolineare di far parte della specie Alfa.
La scena più raccapricciante di questi uomini Alfa, l’ha offerta l’altro giorno, nella sede importante dell’ONU, il Pulimifrons al basilistico, giocando la parte dell’animale ferito e agguerrito. Plinio il Vecchio racconta che il Basislisco uccide con lo sguardo da lontano, riesce a distruggere tutti gli animali e le piante, tutto ciò che vive, non solo con il suo tocco ma anche con il suo respiro. E lo fa non solo con i suoi occhi, ma anche con il suo respiro espirato. È un piccolo serpente che si trova in Libia. È necessario ritrovare la parola.
La parola come “ L’argilla è necessaria per modellare un vaso. Ma il suo uso dipende dal vuoto interno che si riesce a creare” (Lao Tseu).
È quello che non sta accadendo nel dibattito pubblico in questo tempo di grigiore e terrore.
La parola come l’argilla dovrebbe modellare, plasmare un ragionamento che sappia ordinare e definire un telos. L’uso della parola serve per dare un senso e sostanziare il vuoto interno. La forma del vuoto permette di modellare l’anfora o il vaso.
Invece, il rumore stravolgente, devastante, impetuoso generato dai mas media, dai mezzi di comunicazione di massa social, tv, radio, giornali e altro, sta dando alle parole un volume, un tono iperacusico assordante e devastante. Il costrutto minimalistico delle frasi, iterativo, sloganistico e ridondante, tende a ipnotizzare ad abbassare le onde beta, che sollecitano l’attenzione, la concentrazione e il pensiero analitico, in onde theta, che sono quelle sonnamboliche e abbassano l’attenzione.
La parola “gridata”, dopo qualche millesimo di secondo, si annulla come significato e resta solo la memoria del suono. Alzare il suono della parola è segno di insicurezza, incertezza; la parola perde di significato, si svuota e resta soltanto il segno della forza e del timore. Non serve essere etologi o psicologi comparati per notare che, quando un animale urla o emette suoni elevati nel comunicare, sente il pericolo e cerca di difendersi o di aggredire. È un comportamento epigenetico che la specie umana ha ereditato e riemerge in automatico. In particolare, quando c’è un gruppo, l’urlo è accentuato, il tono elevato serve per imporsi e difendersi.
Ultimamente, una scena ricorrente, anche questa ereditata come specie, è quella del capo branco. Il capo branco si impone sul gruppo mettendosi in una posizione dominante; è quello che da mesi i media propongono quando fanno vedere gli incontri alla Casa Bianca. Il capo branco ha bisogno di farsi riprendere con la presenza degli altri - dominati - per dimostrare di essere il soggetto dominante anche nei confronti dell’ospite. In aggiunta, in questo caso, la scena serve per rinforzare l’immagine ipernarcisistica del soggetto. Le parole sono insignificanti, ciò che conta è la sceneggiata del king, del capo. Infatti, il capo branco, quando è fuori dal suo territorio, dal suo branco affidabile, pur mantenendo il pelo sempre in allerta, dà segni di smarrimento.
Le parole e il costrutto sono evidenziati da attribuzioni che pongono l’accento sulla forza, il potere. Qualsiasi argomento è punteggiato, come si fa in ipnosi, con richiami che evidenziano il ruolo del comando. Il soggetto ha la necessità di sottolineare di far parte della specie Alfa.
La scena più raccapricciante di questi uomini Alfa, l’ha offerta l’altro giorno, nella sede importante dell’ONU, il Pulimifrons al basilistico, giocando la parte dell’animale ferito e agguerrito. Plinio il Vecchio racconta che il Basislisco uccide con lo sguardo da lontano, riesce a distruggere tutti gli animali e le piante, tutto ciò che vive, non solo con il suo tocco ma anche con il suo respiro. E lo fa non solo con i suoi occhi, ma anche con il suo respiro espirato. È un piccolo serpente che si trova in Libia. È necessario ritrovare la parola.
Dr. Enrico Magni, Psicologo, giornalista