Passeggiata a Germanedo scoprendo gioielli “segreti”
Un pomeriggio alla scoperta della “Germanedo segreta” nell’ambito delle iniziative per la festa patronale dei santi Cipriano e Giustina celebrata nella giornata di ieri, 28 settembre. Forse di segreti veri e propri non si può parlare, ma certamente l’occasione ha consentito di visitare qualcosa solitamente precluso al pubblico. E’ stato aperto l’oratorio privato della Beata Vergine Maria, è stato possibile salire sul campanile e anche passeggiare nel parco di Villa Sironi in via Belfiore.
La giornata è stata definita un esperimento dagli organizzatori che in base alla risposta del pubblico avrebbero poi deciso se programmare nel futuro iniziative analoghe. E il pubblico ha risposto più che positivamente.
Prima tappa dell’itinerario – almeno per come lo abbiamo percorso noi - la piccola chiesa voluta dalla famiglia Invernizzi e situata in via dell’Oratorio, illustrata ai visitatori da Umberto Calvi.
La famiglia Invernizzi era originaria della Valsassina, della zona a cavallo con la Val Taleggio e nel XIV secolo scese a Lecco facendo fortuna nei commerci. Basti pensare che i registri patrimoniale attestano che nel 1829 la famiglia fosse proprietaria di 60 ettari di terreno tra Germanedo ed Acquate, con case, mulini, officine: «Significa tutto quello che possiamo vedere qui attorno».

Nel 1827, i fratelli Pietro e Gaspare – a nome anche dei fratelli Francesco e Giuseppe già deceduti – decisero di costruire un proprio oratorio. Il progetto si scontrò con le resistenze del parroco dell’epoca: temeva che delle uniche due strade per attraversare il paese, i passanti scegliessero quella più a monte dove avrebbe dovuto sorgere appunto l’oratorio degli Invernizzi e quindi trascurare la chiesa parrocchiale più a valle con quel che ne sarebbe conseguito per l’ammontare delle elemosine. Dovette muoversi lo stesso arcivescovo di Milano, Karl Gaisruck che scrisse al prevosto lecchese invitandolo a trovare una mediazione. Alla fine, gli Invernizzi riuscirono nei propri intenti e nel 1831 la chiesa venne edificata e intitolata alla Immacolata Concezione.

Il dogma non c’era ancora, lo avrebbe istituito Pio IX nel 1854, ma negli ambienti religiosi se ne dibatteva da tempo con due scuole di pensiero ad affrontarsi: chi appunto puntava a istituire il dogma dell’Immacolata Concezione e chi invece quello dell’Assunzione di Maria (che a sua volta sarebbe da Pio XII soltanto nel 1950). «Temi che a noi oggi possono apparire insignificanti – ha osservato Calvi – ma che allora avevano grande importanza».
Sul progettista della chiesa non ci sono certezze. Si sono fatti i nomi dell’ingegnere Giuseppe Bovara e di altri architetti, ma in realtà si tratta di ipotesi non suffragate da prove. Come non si conoscono i nomi di chi ha effettuato le decorazioni interne e dipinto i quadri che vi sono conservati.

Vi sono conservate anche sette reliquie (una con un brandello della veste della Madonna e altre con reperti di altri santi). E anche in questo caso, Calvi ha sottolineato come una discussione sul culto e delle reliquie sarebbe interminabile. Per quelle del piccolo oratorio di Germando si potrebbe parlare di “reliquie da contatto” e cioè oggetti che in qualche un modo sono venuti a contatto con altre reliquie, trasmettendo quindi i propri poteri «come fosse una sorta di contagio.»
La chiesetta, inoltre, mantiene la conformazione preconciliare, con la balaustra a dividere il sacerdote di fedeli e l’altare a muro, quando appunto l’officiante voltava le spalle ai fedeli.
Cent’anni dopo quel 1831, veniva innalzato il nuovo campanile della chiesa parrocchiale intitolata appunto ai santi Cipriano e Giustina. Nel 1931, ricorrevano i 300 anni dell’istituzione della parrocchia e li si sarebbe voluti celebrare ampliando la chiesa che non era ormai più sufficiente per una comunità che era andata estendosi anche per lo sviluppo industriale.
Ma per allargarsi – come ha spiegato Marco Bernasconi – si sarebbe dovuti comprare alcuni terreni vicini il cui proprietario non poteva però vendere. Si decise allora di realizzare un nuovo campanile, visto che quello originario era ormai ammalorato e necessitava comunque di interventi di sistemazione.
L’incarico fu assegnato all’ingegner Bernardo Sironi, nato nel 1882 e morto nel 1964, residente a Germanedo e che per la sua parrocchia volle realizzare il “campanile più bello”. La torre campanaria venne realizzata con un’anima in cemento armato rivestita da una muratura del tutto tradizionale, con un aggraziato terrazzino all’altezza della cella campanaria. Nello stesso 1931 vennero anche fuse dai milanesi fratelli Barigozzi le cinque campane, utilizzando in parte il bronzo di quelle della torre precedente. Vennero inaugurate sotto una pioggia torrenziale nel cortile di Villa Eremo, stabile che da qualche tempo ospitava gli uffici della Canonica.
Come successo per altre chiese, due di queste campane vennero sequestrate dai fascisti nel 1943 per destinarne il materiale alla fabbricazione di armamenti. Gli abitanti di Germanedo che a quei bronzi erano particolarmente legati anche per il tanto denaro versato, riuscirono per vie traverse e un po’ oscure a evitarne la fusione e a tornane in possesso, nascondendole e riportandole sul campanile a guerra finita.

E’ l’unico campanile lecchese – ha concluso Bernasconi – dotato di tre sistemi per suonarne le campane: quello antico a corda, quello più moderno a tastiera e infine quello elettronico.
Si è detto che il progettista del campanile fu l’ingegner Bernardo Sironi, une persona che merita d’essere ricordata: «Fece tanto per Germanedo e anche per Lecco – ha spiegato Francesco D’Alessio - E faceva del bene, ma di nascosto, non come si fa oggi per arrivare ad avere titoloni sui giornali. Però del bene che faceva, la gente di Germanedo sapeva. E finalmente quest’anno il Comune di Lecco gli ha intitolata una piccola strada che costeggia il parco dell’Eremo ed è stato un momento molto commovente.

Perché è giusto ricordare quanto ha fatto per Germanedo e per Lecco. Basti dire che per lo stesso campanile, non solo non volle essere pagato, ma ci mise anche un proprio contributo economico».
Nato nel 1882, Sironi studiò a Torino e si laureò nel 1906. Allora non c’era differenze tra ingegneria e architettura, gli studi erano i gli stessi e le divaricazioni avvenivano solo inseguito secondo le scelte dei singoli. Erano quelli gli anni di passaggio tra l’eclettismo e il liberty.
«Sironi lavorò molto – ha proseguito D’Alessio - non solo a Germanedo e Lecco, naturalmente, ma un catalogo delle sue opere non esiste. Prima di morire, infatti, lasciò scritto che tutti i suoi progetti e i documenti sui lavori di cui si era occupato fossero distrutti. Scelta personale da rispettare ma a noi ha lasciato un vuoto. Bisogna quindi ricorrere ad altri archivi e per quanto riguarda Lecco la sua attività è stata quasi interamente ricostruita, altrove decisamente meno. A lui si deve il progetto della strada per i Piani Resinelli, di quella per Morteone, di quella da Paré a Onno, dell’acquedotto che scende dalla Madonna di Lourdes e oltre al campanile di Germando progettò anche quello di Pescarenico.»
Tra l’altro, D’Alessio parlava di Sironi non in un luogo qualsiasi, bensì nel parco della villa alla confluenza di via Belfiore con via dell’Eremo e che fu proprio la dimora di Sironi che egli stesso aveva progettato, realizzata e successivamente ampliata. Dopo la morte di Sironi, la villa era finita al Comune che, dopo anni di abbandono, aveva deciso di venderla: «C’erano la villa e i rustici. Un’impresa comprò i rustici che erano un complesso di un certo interesse, ma la Soprintendenza non fece in tempo a porre il vincolo e vennero distrutti per lasciare il posto a un condominio anonimo. Ma si riuscì a vincolare la villa. Il vincolo scoraggiò coloro i cui progetti ne avrebbero fatto scempio, per essere poi acquistata dagli attuali proprietari «che se innamorarono appena vista la scala con la ringhiera di ferro battuto realizzata da Evangelista Biffi e che è un autentico capolavoro».

Essendo privati, parco e villa sono anch’essi preclusi al pubblico. Erano stati aperti qualche anno fa in occasione di un intervento artistico del gruppo “Teste d’idra” che ha lasciato anche alcune pitture sul muro esterno a mimetizzare alcune macchie di umidità. Ieri, i partecipanti alla “Germanedo segreta” hanno potuto vistare il parco e la scala della villa.

E, passeggiando per il parco, D’Alessio anche indicato due finestre murate al primo piano. Si riferiscono una tragedia che cambiò la vita a Sironi. Fu quando la figlia quattrenne stava giovando con un aquilone nel parco della villa, aquilone che andò a colpire un filo elettrico aereo, la bimba venne fulminata e morì dopo tre giorni di agonia. Sironi volle murare la camera della bambina e chi l’ha conosciuto ricorda come dopo quella tragedia l’umore dell’ingegnere si fece cupo riflettendosi nelle stesse opere.
La giornata è stata definita un esperimento dagli organizzatori che in base alla risposta del pubblico avrebbero poi deciso se programmare nel futuro iniziative analoghe. E il pubblico ha risposto più che positivamente.
La famiglia Invernizzi era originaria della Valsassina, della zona a cavallo con la Val Taleggio e nel XIV secolo scese a Lecco facendo fortuna nei commerci. Basti pensare che i registri patrimoniale attestano che nel 1829 la famiglia fosse proprietaria di 60 ettari di terreno tra Germanedo ed Acquate, con case, mulini, officine: «Significa tutto quello che possiamo vedere qui attorno».
Nel 1827, i fratelli Pietro e Gaspare – a nome anche dei fratelli Francesco e Giuseppe già deceduti – decisero di costruire un proprio oratorio. Il progetto si scontrò con le resistenze del parroco dell’epoca: temeva che delle uniche due strade per attraversare il paese, i passanti scegliessero quella più a monte dove avrebbe dovuto sorgere appunto l’oratorio degli Invernizzi e quindi trascurare la chiesa parrocchiale più a valle con quel che ne sarebbe conseguito per l’ammontare delle elemosine. Dovette muoversi lo stesso arcivescovo di Milano, Karl Gaisruck che scrisse al prevosto lecchese invitandolo a trovare una mediazione. Alla fine, gli Invernizzi riuscirono nei propri intenti e nel 1831 la chiesa venne edificata e intitolata alla Immacolata Concezione.
Il dogma non c’era ancora, lo avrebbe istituito Pio IX nel 1854, ma negli ambienti religiosi se ne dibatteva da tempo con due scuole di pensiero ad affrontarsi: chi appunto puntava a istituire il dogma dell’Immacolata Concezione e chi invece quello dell’Assunzione di Maria (che a sua volta sarebbe da Pio XII soltanto nel 1950). «Temi che a noi oggi possono apparire insignificanti – ha osservato Calvi – ma che allora avevano grande importanza».
Sul progettista della chiesa non ci sono certezze. Si sono fatti i nomi dell’ingegnere Giuseppe Bovara e di altri architetti, ma in realtà si tratta di ipotesi non suffragate da prove. Come non si conoscono i nomi di chi ha effettuato le decorazioni interne e dipinto i quadri che vi sono conservati.
Vi sono conservate anche sette reliquie (una con un brandello della veste della Madonna e altre con reperti di altri santi). E anche in questo caso, Calvi ha sottolineato come una discussione sul culto e delle reliquie sarebbe interminabile. Per quelle del piccolo oratorio di Germando si potrebbe parlare di “reliquie da contatto” e cioè oggetti che in qualche un modo sono venuti a contatto con altre reliquie, trasmettendo quindi i propri poteri «come fosse una sorta di contagio.»
La chiesetta, inoltre, mantiene la conformazione preconciliare, con la balaustra a dividere il sacerdote di fedeli e l’altare a muro, quando appunto l’officiante voltava le spalle ai fedeli.

E’ l’unico campanile lecchese – ha concluso Bernasconi – dotato di tre sistemi per suonarne le campane: quello antico a corda, quello più moderno a tastiera e infine quello elettronico.
Si è detto che il progettista del campanile fu l’ingegner Bernardo Sironi, une persona che merita d’essere ricordata: «Fece tanto per Germanedo e anche per Lecco – ha spiegato Francesco D’Alessio - E faceva del bene, ma di nascosto, non come si fa oggi per arrivare ad avere titoloni sui giornali. Però del bene che faceva, la gente di Germanedo sapeva. E finalmente quest’anno il Comune di Lecco gli ha intitolata una piccola strada che costeggia il parco dell’Eremo ed è stato un momento molto commovente.
Perché è giusto ricordare quanto ha fatto per Germanedo e per Lecco. Basti dire che per lo stesso campanile, non solo non volle essere pagato, ma ci mise anche un proprio contributo economico».
Nato nel 1882, Sironi studiò a Torino e si laureò nel 1906. Allora non c’era differenze tra ingegneria e architettura, gli studi erano i gli stessi e le divaricazioni avvenivano solo inseguito secondo le scelte dei singoli. Erano quelli gli anni di passaggio tra l’eclettismo e il liberty.
Essendo privati, parco e villa sono anch’essi preclusi al pubblico. Erano stati aperti qualche anno fa in occasione di un intervento artistico del gruppo “Teste d’idra” che ha lasciato anche alcune pitture sul muro esterno a mimetizzare alcune macchie di umidità. Ieri, i partecipanti alla “Germanedo segreta” hanno potuto vistare il parco e la scala della villa.
E, passeggiando per il parco, D’Alessio anche indicato due finestre murate al primo piano. Si riferiscono una tragedia che cambiò la vita a Sironi. Fu quando la figlia quattrenne stava giovando con un aquilone nel parco della villa, aquilone che andò a colpire un filo elettrico aereo, la bimba venne fulminata e morì dopo tre giorni di agonia. Sironi volle murare la camera della bambina e chi l’ha conosciuto ricorda come dopo quella tragedia l’umore dell’ingegnere si fece cupo riflettendosi nelle stesse opere.
D.C.