Lecco, teleriscaldamento: autorizzata la costruzione della centrale al Caleotto
A distanza di quattro anni dall’annuncio dell’esistenza di un “polo Caleotto” all’interno del progetto del teleriscaldamento, il tema viene affrontato per la prima volta a Palazzo Bovara durante un consiglio comunale. Non già, evidentemente - dato lo stato di avanzamento del progetto stesso -, per entrare nel merito della scelta ma perché per la realizzazione dell’impianto di cogenerazione previsto in città è necessario il benestare del consiglio comunale lecchese, che puntualmente è arrivato nella seduta di lunedì sera.
Il procedimento autorizzativo è in capo alla Provincia di Lecco, la quale il 9 gennaio 2024 ha convocato la prima riunione della Conferenza di servizi a seguito della richiesta da parte di Acinque Energy GreenWay S.r.l. (società partecipata da Silea SpA e da Acinque per la progettazione, lo sviluppo e la gestione del teleriscaldamento) del “rilascio dell’Autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio di nuovi impianti di produzione simultanea di energia termica ed elettrica (cogenerazione) da fonte convenzionale gas metano – centrale termica cogeneratica ‘polo Caleotto’ con contestuale recupero di calore di scarto da processo siderurgico”.
L’impianto sorgerà all’interno dell’azienda Caleotto Spa, in via Arlenico 38 (dove già lo scorso anno è stata costruita una centrale provvisoria) e per la sua edificazione è necessaria l’approvazione del consiglio comunale dal momento che si configura come un intervento in variante al Piano di governo del territorio in quanto viene escluso il ricorso al preventivo strumento di pianificazione attuativa prescritto dal Pgt vigente, in quanto l’altezza di 25 metri delle canne fumarie sfora di cinque metri il tetto massimo previsto per le nuove costruzioni e si deroga anche rispetto al reperimento delle aree a servizi.
Come aveva già spiegato l’assessore all’Urbanistica Giuseppe Rusconi durante la commissione della scorsa settimana, a livello tecnico l’intervento consiste nella realizzazione di un manufatto di 124,96 metri quadrati di superficie utile, pari a 136,40 metri quadri di superficie lorda, con due canne fumarie di 25 metri di altezza e vista la natura dell’impianto non è prevista la realizzazione di ulteriori opere di urbanizzazione primaria, bensì il versamento al Comune di Lecco dell’intero importo degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria nonché del costo di costruzione.
Il voto di lunedì sera del consiglio comunale rappresenta il tassello mancante per completare il procedimento autorizzativo della Conferenza dei servizi, che una volta ultimato avrà effetto di variante urbanistica senza dover passare da una Valutazione ambientale strategica, in quanto l’Autorizzazione unica rappresenta "una misura di semplificazione procedurale introdotta dalla normativa”. È stato necessario invece avviare per il “polo Caleotto” la procedura di verifica di assoggettabilità alla Valutazione di impatto ambientale ma questa si è chiusa il 9 maggio del 2024 con un decreto di esclusione dalla procedura di Via emesso dalla Direzione generale Ambiente e clima di Regione Lombardia.
Tornando al pezzetto di procedimento in capo al Comune di Lecco, le motivazioni che hanno spinto prima la giunta (il 24 luglio 2025) e poi il consiglio comunale ad approvare l’autorizzazione unica in variante al Pgt per la realizzazione del Polo Caleotto meritano di essere citate con precisione: “Considerato che è interesse dell’amministrazione comunale dare concreta attuazione alle azioni per promuovere sul territorio comunale di Lecco il teleriscaldamento, quale intervento strategico e di interesse pubblico per il territorio comunale sotteso alla realizzazione dell’opera in campo energetico; in particolare un sistema di riscaldamento urbano a distanza la cui implementazione permetterà di ridurre l’emissione in atmosfera di gas e sostanze inquinanti, tenendo anche conto degli atti di indirizzo politico già assunti dal Comune (D.C.C. n. 11/2021). Nel contempo va sottolineato che la rete sarà alimentata dal recupero di fonti già disponibili, per questo la scelta del sito di ubicazione della nuova centrale di Tlr è dovuto alla possibilità di interscambio di flussi energetici (termici ed elettrici) tra l’attività produttiva del polo siderurgico Caleotto e la tipologia di impianti previsti nella nuova centrale. Tale aspetto è un elemento fondamentale per la scelta localizzativa di tale opera, basato su obiettivi di sostenibilità energetica-ambientale, e volti anche alla valorizzazione del territorio e delle peculiarità dello stesso per cui localizzare l’impianto nel sito Caleotto, dove sono presenti cascami termici, ad oggi non recuperati ed attualmente dissipati; conseguentemente la realizzazione dell’opera comporterà il recupero di tale calore che verrebbe ceduto alla rete di teleriscaldamento. Occorre peraltro sottolineare che l’intervento non prevede consumo di suolo, in quanto ipotizza il riuso di una superficie urbanizzata facente parte del tessuto urbano consolidato.
La realizzazione dell’impianto in zona Caleotto per il Tlr è un’opportunità, che porterà alla città di Lecco benefici ambientali ed economici in un momento storico in cui i temi dell’energia e della sostenibilità ambientale sono prioritari. Per tale motivo la realizzazione di tale impianto è una risposta concreta in linea con tali tematiche prioritarie, che intende sostenere tale Amministrazione, e con quanto precisato dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”.
D’accordo che ormai l’aggettivo sostenibile è più che abusato, ma vale la pena ricordare le caratteristiche dell’impianto per cui esso viene qui speso. Nel provvedimento regionale che esclude il progetto dall’assoggettabilità alla Via si legge che il “polo di generazione di calore ‘Caleotto’, nella configurazione definitiva, prevede le seguenti sezioni:
- centrale cogenerativa, costituita da 2 motori di cogenerazione (entrambi da 3.550 kW di potenza in ingresso);
- centrale termica, costituita da 4 caldaie (di cui 2 da 5.650 kW e 2 da 2.900 kW di potenza in ingresso) e 1 motore di cogenerazione a servizio della centrale termica (da 720 kW di potenza in ingresso);
- serbatoi di accumulo acqua calda (ACC-01 e ACC-02);
- recupero di calore dal forno di laminazione per l’immissione dello stesso nella rete di teleriscaldamento”.
Quindi cinque caldaie a gas e tre gruppi di cogenerazione, tutti a gas. Non proprio green.
Dubbi che sono stati sollevati anche durante il dibattito in aula. Corrado Valsecchi (Appello per Lecco) ha chiesto “Ci sono state date tutte le informazioni per poterci pronunciare su una delibera così impattante? Io non sono contrario a prescindere ma voglio avere tutti gli elementi per decidere. Il cascame termico è una cosa ma la dispersione in aria è un’altra e questa discussione in aula non è mai stata fatta”.
Anche il leghista Stefano Parolari ha domandato se sia legittimo che l’area del Caleotto, in prossimità del centro cittadino e inserita nel tessuto urbano, sia idonea a ospitare questo tipo di attività, aggiungendo: “Già nel 2018 si era capito che il teleriscaldamento sarebbe stato in piedi così, non con il recupero del calore ma con energia di base garantita da una caldaia più grande”.
Un meccanismo che potrebbe avere un senso in termini di efficienza energetica ma, che come è stato sottolineato dal consigliere Simone Brigatti, è al momento del tutto ipotetica perché basata sulla scommessa che “un certo numero di utenze si collegheranno al teleriscaldamento”.
Giovanni Tagliaferri del gruppo misto ha rimarcato l’imbarazzo di approvare una variante urbanistica a progetto quasi concluso con la rete quasi tutta posata: “Sarà legittimo ma è atipico. Inoltre, il progetto avrà un impatto paesaggistico e anche un impatto ambientale. Anche se le emissioni saranno ‘nella norma’ non possiamo dire che è un progetto a impatto zero”.
Non si è fatta scalfire dalle critiche la maggioranza: “Io non ho nessun tentennamento ad approvare questa delibera - ha rivendicato il capogruppo di Ambientalmente Paolo Galli - Si tratta di un progetto, che ha visto il suo iter in conferenza dei servizi sotto la vigilanza di enti come Arpa, che permette di massimare l’efficienza del teleriscaldamento. Una testimonianza di una precisa visione politica che abbiamo deciso di perseguire con coerenza e determinazione”.
Il sindaco Mauro Gattinoni dal canto suo ha detto che “questo impianto di co-generazione è proprio il backup che serve al teleriscaldamento. Il teleriscaldamento che facciamo a Lecco sarà ‘efficiente’ ai sensi della normativa, perché prevede che 60% dell’energia sarà prodotta da calore di scarto”.
Il procedimento autorizzativo è in capo alla Provincia di Lecco, la quale il 9 gennaio 2024 ha convocato la prima riunione della Conferenza di servizi a seguito della richiesta da parte di Acinque Energy GreenWay S.r.l. (società partecipata da Silea SpA e da Acinque per la progettazione, lo sviluppo e la gestione del teleriscaldamento) del “rilascio dell’Autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio di nuovi impianti di produzione simultanea di energia termica ed elettrica (cogenerazione) da fonte convenzionale gas metano – centrale termica cogeneratica ‘polo Caleotto’ con contestuale recupero di calore di scarto da processo siderurgico”.

Come aveva già spiegato l’assessore all’Urbanistica Giuseppe Rusconi durante la commissione della scorsa settimana, a livello tecnico l’intervento consiste nella realizzazione di un manufatto di 124,96 metri quadrati di superficie utile, pari a 136,40 metri quadri di superficie lorda, con due canne fumarie di 25 metri di altezza e vista la natura dell’impianto non è prevista la realizzazione di ulteriori opere di urbanizzazione primaria, bensì il versamento al Comune di Lecco dell’intero importo degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria nonché del costo di costruzione.
Il voto di lunedì sera del consiglio comunale rappresenta il tassello mancante per completare il procedimento autorizzativo della Conferenza dei servizi, che una volta ultimato avrà effetto di variante urbanistica senza dover passare da una Valutazione ambientale strategica, in quanto l’Autorizzazione unica rappresenta "una misura di semplificazione procedurale introdotta dalla normativa”. È stato necessario invece avviare per il “polo Caleotto” la procedura di verifica di assoggettabilità alla Valutazione di impatto ambientale ma questa si è chiusa il 9 maggio del 2024 con un decreto di esclusione dalla procedura di Via emesso dalla Direzione generale Ambiente e clima di Regione Lombardia.

La realizzazione dell’impianto in zona Caleotto per il Tlr è un’opportunità, che porterà alla città di Lecco benefici ambientali ed economici in un momento storico in cui i temi dell’energia e della sostenibilità ambientale sono prioritari. Per tale motivo la realizzazione di tale impianto è una risposta concreta in linea con tali tematiche prioritarie, che intende sostenere tale Amministrazione, e con quanto precisato dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”.
D’accordo che ormai l’aggettivo sostenibile è più che abusato, ma vale la pena ricordare le caratteristiche dell’impianto per cui esso viene qui speso. Nel provvedimento regionale che esclude il progetto dall’assoggettabilità alla Via si legge che il “polo di generazione di calore ‘Caleotto’, nella configurazione definitiva, prevede le seguenti sezioni:
- centrale cogenerativa, costituita da 2 motori di cogenerazione (entrambi da 3.550 kW di potenza in ingresso);
- centrale termica, costituita da 4 caldaie (di cui 2 da 5.650 kW e 2 da 2.900 kW di potenza in ingresso) e 1 motore di cogenerazione a servizio della centrale termica (da 720 kW di potenza in ingresso);
- serbatoi di accumulo acqua calda (ACC-01 e ACC-02);
- recupero di calore dal forno di laminazione per l’immissione dello stesso nella rete di teleriscaldamento”.
Quindi cinque caldaie a gas e tre gruppi di cogenerazione, tutti a gas. Non proprio green.
Dubbi che sono stati sollevati anche durante il dibattito in aula. Corrado Valsecchi (Appello per Lecco) ha chiesto “Ci sono state date tutte le informazioni per poterci pronunciare su una delibera così impattante? Io non sono contrario a prescindere ma voglio avere tutti gli elementi per decidere. Il cascame termico è una cosa ma la dispersione in aria è un’altra e questa discussione in aula non è mai stata fatta”.
Anche il leghista Stefano Parolari ha domandato se sia legittimo che l’area del Caleotto, in prossimità del centro cittadino e inserita nel tessuto urbano, sia idonea a ospitare questo tipo di attività, aggiungendo: “Già nel 2018 si era capito che il teleriscaldamento sarebbe stato in piedi così, non con il recupero del calore ma con energia di base garantita da una caldaia più grande”.
Un meccanismo che potrebbe avere un senso in termini di efficienza energetica ma, che come è stato sottolineato dal consigliere Simone Brigatti, è al momento del tutto ipotetica perché basata sulla scommessa che “un certo numero di utenze si collegheranno al teleriscaldamento”.
Giovanni Tagliaferri del gruppo misto ha rimarcato l’imbarazzo di approvare una variante urbanistica a progetto quasi concluso con la rete quasi tutta posata: “Sarà legittimo ma è atipico. Inoltre, il progetto avrà un impatto paesaggistico e anche un impatto ambientale. Anche se le emissioni saranno ‘nella norma’ non possiamo dire che è un progetto a impatto zero”.
Non si è fatta scalfire dalle critiche la maggioranza: “Io non ho nessun tentennamento ad approvare questa delibera - ha rivendicato il capogruppo di Ambientalmente Paolo Galli - Si tratta di un progetto, che ha visto il suo iter in conferenza dei servizi sotto la vigilanza di enti come Arpa, che permette di massimare l’efficienza del teleriscaldamento. Una testimonianza di una precisa visione politica che abbiamo deciso di perseguire con coerenza e determinazione”.
Il sindaco Mauro Gattinoni dal canto suo ha detto che “questo impianto di co-generazione è proprio il backup che serve al teleriscaldamento. Il teleriscaldamento che facciamo a Lecco sarà ‘efficiente’ ai sensi della normativa, perché prevede che 60% dell’energia sarà prodotta da calore di scarto”.
M.V.