Processo per maltrattamenti. Testimonia l'agente indagato per corruzione
Intrecci amorosi e di vicende giudiziarie, quest'oggi, in Tribunale a Lecco. Nell'ambito di un processo per maltrattamenti in famiglia, con la vittima che, stando al capo d'imputazione, avrebbe subito anche episodi di violenza sessuale, è stato chiamato, infatti, a testimoniare Giuseppe V.e, l'assistente capo della Polizia di Stato arrestato nel marzo scorso in quanto tacciato di aver ricevuto delle utilità nello svolgimento del suo lavoro presso l'Ufficio Immigrazione della Questura. Nello specifico, al centro dell'indagine coordinata dalla Procura delle Repubblica e demandata ai colleghi stessi dell'agente, ci sarebbero alcuni episodi di supposta corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio (secondo l'articolo 319 del codice penale) relativi alle procedure amministrative per la regolarizzazione della permanenza sul territorio dello Stato di cittadini stranieri. Vitale avrebbe, dunque, favorito delle pratiche, a fronte di dazioni di denaro.
E sempre sul posto di lavoro avrebbe anche conosciuto la persona offesa del procedimento ora al vaglio del collegio giudicante del Tribunale di Lecco, presieduto dal dottor Paolo Salvatore con a latere le colleghe Martina Beggio e Giulia Barazzetta.
La ragazza, classe 1997, dopo essere stata assunta da uno dei CAS del territorio quale mediatrice, avrebbe infatti in più occasioni accompagnato all'ex Caserma Sirtori, dei richiedenti asilo, finendo per entrare in confidenza con Giuseppe V. ed intrattenendo poi una relazione extraconiugale con lo stesso, come confermato dal poliziotto (attualmente sospeso dal servizio) rendendo testimonianza in Aula.
Rispondendo alle domande poste dall'avvocato Richard Martini, legale di parte civile, l'uomo ha raccontato di aver visto lividi sul volto della donna, dovuti - a suo dire - dalle percosse subito dal marito, con quest'ultimo che l'avrebbe anche poi portata in Marocco "quasi con l'inganno, sottraendole la prima figlia, cercando poi di fare lo stesso anche con la seconda".
Dichiarazioni in linea con quelle rese in Aula dalla denunciate stessa, sentita ormai tempo fa. La giovane, al cospetto del collegio, arrivando anche alle lacrime, aveva raccontato di aver conosciuto l'imputato su internet nell'ottobre 2018, mentre ancora si trovava in Marocco, e di averlo poi sposato a Meknes nell'aprile dell'anno successivo, per infine trasferirsi in Italia dove lui già viveva. Già ad agosto, in vacanza in Francia, sarebbe stata percossa la prima volta, con gli agiti aggressivi di lui che sarebbero poi continuati, anche tra le lenzuola dove lui avrebbe preteso di replicare pratiche sessuali “spinte” rifacendosi ai video pornografici che – sempre a detta della moglie – era solito guardare.
Tutte accuse respinte dal consorte, assistito dall'avvocato Stefano Pelizzari. Nel rendere esame, quest'oggi in Aula, il magrebino ha negato ogni addebito, ricordando come i rapporti con la moglie siano precipitati dopo aver scoperto i tradimenti di lei, con la donna avrebbe portato avanti più relazioni, anche con un altro connazionale e con il suo datore di lavoro, arrivando, con quest'ultimo a progettare, via messaggio, una nuova vita insieme. Scopertosi tradito, l'imputato avrebbe sì bleffato sulla vacanza di famiglia in patria, organizzata, però, a suo dire, con il solo scopo di ottenere, laddove si erano uniti in matrimonio, il divorzio.
A chi dei due ormai ex coniugi il collegio crederà lo si scoprirà il prossimo 30 ottobre.
E sempre sul posto di lavoro avrebbe anche conosciuto la persona offesa del procedimento ora al vaglio del collegio giudicante del Tribunale di Lecco, presieduto dal dottor Paolo Salvatore con a latere le colleghe Martina Beggio e Giulia Barazzetta.

Rispondendo alle domande poste dall'avvocato Richard Martini, legale di parte civile, l'uomo ha raccontato di aver visto lividi sul volto della donna, dovuti - a suo dire - dalle percosse subito dal marito, con quest'ultimo che l'avrebbe anche poi portata in Marocco "quasi con l'inganno, sottraendole la prima figlia, cercando poi di fare lo stesso anche con la seconda".
Dichiarazioni in linea con quelle rese in Aula dalla denunciate stessa, sentita ormai tempo fa. La giovane, al cospetto del collegio, arrivando anche alle lacrime, aveva raccontato di aver conosciuto l'imputato su internet nell'ottobre 2018, mentre ancora si trovava in Marocco, e di averlo poi sposato a Meknes nell'aprile dell'anno successivo, per infine trasferirsi in Italia dove lui già viveva. Già ad agosto, in vacanza in Francia, sarebbe stata percossa la prima volta, con gli agiti aggressivi di lui che sarebbero poi continuati, anche tra le lenzuola dove lui avrebbe preteso di replicare pratiche sessuali “spinte” rifacendosi ai video pornografici che – sempre a detta della moglie – era solito guardare.
Tutte accuse respinte dal consorte, assistito dall'avvocato Stefano Pelizzari. Nel rendere esame, quest'oggi in Aula, il magrebino ha negato ogni addebito, ricordando come i rapporti con la moglie siano precipitati dopo aver scoperto i tradimenti di lei, con la donna avrebbe portato avanti più relazioni, anche con un altro connazionale e con il suo datore di lavoro, arrivando, con quest'ultimo a progettare, via messaggio, una nuova vita insieme. Scopertosi tradito, l'imputato avrebbe sì bleffato sulla vacanza di famiglia in patria, organizzata, però, a suo dire, con il solo scopo di ottenere, laddove si erano uniti in matrimonio, il divorzio.
A chi dei due ormai ex coniugi il collegio crederà lo si scoprirà il prossimo 30 ottobre.
A.M.