Lutto per l’editoria lecchese. E’ morto Claudio Redaelli

E’ morto all’età di 93 anni Claudio Redaelli, figura di rilievi nella vita politica, giornalistica ed editoriale lecchese del secondo Novecento
Nato nel 1932, già diciottenne si iscrisse al Partito Comunista Italiano: era il 1948 con l’Italia appena uscita dalla seconda guerra mondiale, alle prese con la ricostruzione, il superamento del fascismo e l’avverarsi del sogno democratico, ma anche con un mondo che si avventurava in quella che sarebbe stata chiamata la Guerra fredda tra il mondo occidentale guidato Dagli Usa e quello dell’Est egemonizzato dall’Unione Sovietica. Alla quale il Pci fece a lungo riferimento rappresentandone in qualche modo le ragioni. La frattura tra mondo cattolico e mondo comunista era profondissima. Eppure, nella sua attività per il partito, Redaelli seppe dialogare, conquistarsi la stima degli avversari. Non era un intellettuale dal pensiero politico raffinato, era molto pragmatico ed era quindi capace di fare i conti con la realtà del nostro territorio che era “terra bianca” dove i democristiani avevano la maggioranza e governavano quasi tutti i paesi: si contavano sulle dita di una mano i Comuni cosiddetti rossi e lo erano soprattutto per il peso e la caratura dei sindaci che per motivi ideologici. 
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Claudio Redaelli (foto: ilpuntostampa)

Consigliere comunale a Oggiono e per poi per tre mandati amministrativi consigliere provinciale, quando Lecco non era ancora autonoma e ed era governata da Como. Un’esperienza fondamentale perché – a differenza di quanto succede oggi – i rappresentanti politici lecchesi erano in grado di superare le proprie divergenze ideologiche per unire gli sforzi al fine di ottenere i risultati attesi dal territorio lecchese. Tra gli incarichi, ebbe anche quello di vicepresidente dell’ospedale di Lecco per quasi vent’anni, dal 1963 al 1981.
Nel mondo giornalistico, Redaelli entrò quasi casualmente. Per il Pci, infatti, si occupava della distribuzione del quotidiano “l’Unità”, un lavoro che, a chi è estraneo al pianeta dei giornali cartacei, può apparire marginale ed è invece fondamentale. Si trattava e si tratta di delineare la geografie delle vendite sul territorio, sapere dove le vendite erano buone e dove erano fragili e su quello impostare campagne promozionali mirate a indicare anche alle redazioni i territori ancora “vergini”: significa mettere sotto controllo l’intera rete delle edicole che anni fa, quando i giornali di carta costuivano sostanzialmente l’unica fonte di informazioni, era praticamente sterminata.
Nel 1980 con il giornalista lecchese Luciano Baggioli fondò il “Giornale della Valsassina”, un settimanale che ebbe una discreto risposta di pubblico, ma che per una serie di vicissitudini durò pochi anni. Se Baggioli si occupava della parte giornalistica, Redaelli si dedicava appunto alla distribuzione. E in Valsassina era quasi un’autorità, stimata e apprezzata. Va ricordato, riprendendo quanto già detto, che la Valsassina era terra bianca per eccellenza e poteva apparire strano che una persona dichiaratamente comunista potesse avere una così alta considerazione. Erano proprio la sua indole di mediazione, la sua apertura al dialogo, la sua morbidezza, a renderlo attendibile. 
Lasciato il “Giornale della Valsassina” – siamo ancora negli anni Ottanta - Redaelli fondò un proprio mensile: “Il Punto Stampa” che uscì per trent’anni nelle edicole. Va ricordato, onestamente, come nei primi anni fu un mensile di un certo prestigio, per poi, negli ultimi anni della sua vita, perdere un po’ di smalto e negli ambienti giornalistici si diceva che riusciva a stare in vita non tanto per i lettori quanto per le capacità proprio di Claudio Redaelli, per i suoi rapporti con istituzioni e mondo aziendali, per la capacità di raccogliere pubblicità e finanziamenti.
Contemporaneamente avviò anche un’attività editoriale, fondando con altri soci la Cbrs Editrice e poi le Edizioni del Punto Stampa e infine le Edizioni San Martino, attraverso le quali pubblicò molti fascicoli e libri di storia locale: dal teatro della Società ai luoghi manzoniani: le opere più famose sono “L’Adda il nostro fiume” di Pietro Pensa con la curatala del giornalista Angelo Sala. Dello stesso Sala pubblicò anche i tre volumi di “Pietre di fede”, una mappa accurata di tutte le chiese della città di Lecco.
Nel frattempo, si era allontanato dalla politica e nel contempo si era avvicinato alla religione. E religiosi saranno, infatti, i funerali in programma lunedì 13 ottobre alle 10.30 nella chiesa parrocchiale di Oggiono, dove aveva abitato.
Rimasto vedovo, da qualche tempo, Redaelli era ospite di una casa di riposo e le sue condizioni di salute sono andate peggiorando negli ultimi anni. Lascia un figlio, Massimo.
D.C.
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