Valmadrera: petizione dei residenti per dire 'basta' ai troppi furti
In un fazzoletto di terra tra via Resegone e via Grigna, a Valmadrera, tutti i residenti hanno sottoscritto una petizione per chiedere l'installazione di telecamere pubbliche a tutela della sicurezza della zona. Un'iniziativa nata dal basso, apolitica e apartitica, che ha ricomposto - per un obiettivo comune – anche le inevitabili divergenze di opinioni, spesso comuni fra vicini di casa.
Tutto inizia quest’estate, quando la zona viene colpita da una serie di furti e tentativi di intrusione. Le due vie sono di fatto chiuse e i promotori sottolineano come le 150 firme raccolte rappresentino la totalità dei nuclei familiari residenti, pari a circa 70 numeri civici. ''Abbiamo paura di essere derubati o aggrediti in casa'', raccontano, dando voce in particolare a persone anziane e sole, che si sentono più esposte e spesso faticano a condividere quanto accaduto.
L'11 luglio il primo incontro con il sindaco Cesare Colombo per esporre la situazione. Lui – stando al racconto dei cittadini stessi - suggerisce di presentare querele formali, inoltrandole anche alla polizia locale per velocizzare gli scambi tra gli uffici. In seguito, su indicazione di un agente di inviare una PEC, il passaparola ha messo le ali alla raccolta firme del vicinato.
Grazie ad un gruppo WhatsApp chiamato proprio Via Resegone, usato per avvisare in tempo reale di movimenti sospetti, la comunità si è fatta più compatta, supportandosi a vicenda. Sono emerse storie toccanti, come i tentativi di intrusione ai danni di over 70 soli in casa e l'uso dei balconi come vie d'accesso. ''Siamo riusciti a dimenticare le differenze e i diverbi quotidiani per una causa comune'', spiegano i promotori.
La petizione chiede l'installazione di telecamere pubbliche di contesto, dissuasive e utili alle indagini, insieme ad un coordinamento più stretto tra Forze dell'Ordine e Magistratura, affinché chi denuncia non si senta abbandonato. Il messaggio, affermano, è rivolto anche al Governo, spesso percepito come distante, perché metta a disposizione strumenti efficaci e procedure rapide contro i reati predatori. Ma è anche un messaggio forte per i rapinatori, affinché ''capiscano che non siamo più soli e indifesi''.
Venerdì le firme saranno consegnate in Comune. I promotori confidano di concordare un percorso tecnico e amministrativo che consenta di intervenire nel breve termine e, in prospettiva, di estendere l'esperienza ad altri rioni. ''Parliamo in definitiva di 150 elettori. Chiediamo che l'appello venga raccolto e compreso da tutte le istituzioni''.
Un'azione partita dal basso che, dal portone di casa, prova a diventare una risposta di comunità. Uno spunto per riacquisire un più forte senso di appartenenza, perché nessuno - in fin dei conti - dovrebbe avere paura a casa propria.
Tutto inizia quest’estate, quando la zona viene colpita da una serie di furti e tentativi di intrusione. Le due vie sono di fatto chiuse e i promotori sottolineano come le 150 firme raccolte rappresentino la totalità dei nuclei familiari residenti, pari a circa 70 numeri civici. ''Abbiamo paura di essere derubati o aggrediti in casa'', raccontano, dando voce in particolare a persone anziane e sole, che si sentono più esposte e spesso faticano a condividere quanto accaduto.
L'11 luglio il primo incontro con il sindaco Cesare Colombo per esporre la situazione. Lui – stando al racconto dei cittadini stessi - suggerisce di presentare querele formali, inoltrandole anche alla polizia locale per velocizzare gli scambi tra gli uffici. In seguito, su indicazione di un agente di inviare una PEC, il passaparola ha messo le ali alla raccolta firme del vicinato.
Grazie ad un gruppo WhatsApp chiamato proprio Via Resegone, usato per avvisare in tempo reale di movimenti sospetti, la comunità si è fatta più compatta, supportandosi a vicenda. Sono emerse storie toccanti, come i tentativi di intrusione ai danni di over 70 soli in casa e l'uso dei balconi come vie d'accesso. ''Siamo riusciti a dimenticare le differenze e i diverbi quotidiani per una causa comune'', spiegano i promotori.
La petizione chiede l'installazione di telecamere pubbliche di contesto, dissuasive e utili alle indagini, insieme ad un coordinamento più stretto tra Forze dell'Ordine e Magistratura, affinché chi denuncia non si senta abbandonato. Il messaggio, affermano, è rivolto anche al Governo, spesso percepito come distante, perché metta a disposizione strumenti efficaci e procedure rapide contro i reati predatori. Ma è anche un messaggio forte per i rapinatori, affinché ''capiscano che non siamo più soli e indifesi''.
Venerdì le firme saranno consegnate in Comune. I promotori confidano di concordare un percorso tecnico e amministrativo che consenta di intervenire nel breve termine e, in prospettiva, di estendere l'esperienza ad altri rioni. ''Parliamo in definitiva di 150 elettori. Chiediamo che l'appello venga raccolto e compreso da tutte le istituzioni''.
Un'azione partita dal basso che, dal portone di casa, prova a diventare una risposta di comunità. Uno spunto per riacquisire un più forte senso di appartenenza, perché nessuno - in fin dei conti - dovrebbe avere paura a casa propria.
M.E.