Teleriscaldamento e camini al Caleotto: Acinque e Silea fanno 'il punto'

Ufficialmente si trattava solo di un’occasione per fare il punto sui lavori del teleriscaldamento a Lecco, ma è indubbio che siano state le polemiche sui camini del Caleotto-Arlenico a spingere la convocazione di una conferenza stampa congiunta tra Acinque Greenway, che si occupa della realizzazione del progetto, e di Silea, la società committente, visto che tutto era nato dall’idea di riutilizzo dell’energia sprigionata dall’incenerimento dei rifiuti a Valmadrera.
Nel pomeriggio di oggi sono quindi intervenuti per Acinque Greenway il presidente Domenico Salvadore, l’amministratore delegato Giovanni Chighine e l’ingegnere Franco Fidanza per gli aspetti tecnici, mentre per Silea la presidente Francesca Rota, il direttore Pietro D’Alema e l’ingegner Francesco Pezzagno, responsabile del procedimento per il teleriscaldamento.
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La questione dei camini è esplosa in questi giorni con una serie di polemiche, alimentate soprattutto dai partiti del centrodestra, Lega in testa. Il progetto del teleriscaldamento prevedeva e prevede tuttora la realizzazione di una centrale all’Arlenico affiancata da due serbatoi di immagazzinamento del calore in sovrappiù e naturalmente di due canne fumarie dell’altezza di 25 metri con un diametro di un metro e venti centimetri alla base e di 40 centimetri al vertice.
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Altezza e larghezza necessari per un corretto smaltimento dei fumi. Che comunque, nel calcolo complessivo dell’inquinamento lecchese, rappresenterebbero meno dell’1% sulla carta, ancora meno nella realtà, le assicurazioni. Dal punto di vista estetico, inoltre, avrebbero un impatto minore rispetto a quello paventato da taluni: dalla parte più alta dei capannoni del Caleotto, infatti, spunterebbero di cinque metri.
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L’incontro, tenutosi nella sede di Acinque in via Amendola, voleva quindi da un lato rassicurare i cittadini, ma dall’altro anche sottolineare come eventuali ritardi nell’attuazione del progetto non siano responsabilità di Acinque che, allo stato attuale, già garantisce una fornitura di calore proveniente dal Caleotto a un piccolo angolo di città a ridosso della fabbrica lecchese; che è pronta a partire con una distribuzione più allargata già nella stagione invernale alle porte e che conta di arrivare a pieno regime nel 2027. Intanto, il calore di Silea già serve Malgrate e Valmadrera.
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Attualmente, dei 16 chilometri di tubazioni previste dal progetto, ne sono state realizzate 12. Soprattutto sono state completate le linee “dorsali”. I quattro chilometri mancanti, infatti, comprendono una serie di piccoli tratti finali per collegare le abitazioni, sparsi in vari punti della città. E il tratto di raccordo tra Lecco e Malgrate attraverso il Ponte Nuovo.
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Sull’investimento dei 50 milioni di euro preventivati, ne sono stati spesi tra i 30 e i 35. Realizzando una rete equivalente al fabbisogno di 20mila abitanti con un risparmio di anidride carbonica dispersa nell’aria pari alla presenza di 500mila piante, che equivalgono appunto al territorio del Comune di Lecco. A oggi sono circa 8mila le utenze già allacciate, mentre sul complessivo della potenziale clientela, il 60% ha già espresso il proprio interesse e il 30% ha già addirittura sottoscritto il contratto di fornitura.
Una serie di cifre messe sul tavolo per dire che Acinque è pronta, sta rispettando i tempi, non è rimasta indietro e quindi non le si potrà addebitare la responsabilità per eventuali ritardi, pur evitando di entrare direttamente nella polemica politica. Al momento a mancare è soprattutto l’autorizzazione definitiva dell’amministrazione provinciale (governata da quel centrodestra che in questi giorni ha dato battaglia sui camini e annunciato anche una raccolta di firme contrarie e la richiesta di un referendum, da ciò i timori), autorizzazione che – secondo Chighini – potrebbe essere firmata immediatamente, considerato che tutti i pareri necessari previsti dalla legge sono arrivati e sono tutti positivi. Altre autorizzazioni da parte delle Ferrovie, per sottopassare i binari nella zona della Fiandra, sono infatti ritenuti del tutto marginali interessando solo una piccola parte dell’intero impianto.
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Franco Fidanza

L’occasione è anche servita per fare il punto su alcune questioni che in questi mesi hanno generato perplessità in città. Per esempio, continuare a utilizzare il metano accanto al calore prodotto da Caleotto e Silea: è stato spiegato come il teleriscaldamento sarà alimentato in prima battuta dal calore prodotto, in seconda da quello immagazzinato nei momenti di minor richiesta, in terza battuta da un sistema di cogenerazione utilizzando calore e metano e infine, in casi di emergenza, il solo metano, per garantire il rifornimento senza interruzione ai cittadini. Da parte dell’ingegner Fidanza, si è comunque assicurato che la quantità di metano sarà minima.
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Giovanni Chighine

«E per dirla tutta – ha aggiunto Chighine – noi siamo un’azienda che punta al business, e il metano è il combustibile più caro: Sarebbe quindi controproducente per i nostri conti esagerare con il suo utilizzo. E magari questo aspetto può essere più convincente di tante altre rassicurazioni. E anche le polemiche di questi giorni, in fondo, possono essere un’occasione in più per spigare meglio ai cittadini cosa sia il teleriscaldamento».
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Domenico Salvatore

Non solo. A pieno regime e cioè nel 2032 – è stato aggiunto – il metano sarà sostituito da quello bio prodotto dalla stessa Silea che destina a quella funzione l’impianto di stoccaggio rifiuti di Annone, prevedendo così anche lo spegnimento del termovalorizzatore di Valmadrera.
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Francesca Rota

Si è parlato anche dell’incognita Caleotto. L’azienda produce vergella, e il suo ramo economico è quindi del tutto estraneo a quello dell'energia. Il suo futuro è legato a fattori altri rispetto a quelli di Acinque. Anche in questo caso, è stata assicurata l’indipendenza del teleriscaldamento dai destini dell'impresa. Perché la caldaia potrà essere appunto alimentata a biometano, perché potrà eventualmente essere raccordata anche ad altre aziende per essere ulteriormente alimentata e perché nell’accordo con l’azienda è scritto e sottoscritto che l’area su cui sorge la caldaia di Acinque resterà a disposizione di Acinque, qualsiasi possa essere il futuro del comparto manifatturiero.
In quanto a caldaie, serbatoi e camini – infine – è stato detto come si tratti di impianti normalmente in uso altrove, mentre è stato anche ricordato come Acinque abbia avviato analoghi impianti a Como, Monza e Varese, dove già hanno fatto registrare sensibili risparmi economici e di emissioni inquinanti.
D.C.
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