No all'educazione sessuale alle medie? Non siamo d'accordo: educare all'affettività è una necessità urgente
È di oggi la notizia che la commissione Cultura della Camera ha approvato un emendamento per vietare l’educazione sessuale e
affettiva anche nelle scuole secondarie di primo grado, cioè quelle che una volta si chiamavano scuole medie.
Questo emendamento viene inserito nel decreto di legge Valditara, dal nome del nostro ministro dell’Istruzione, che già prevedeva in concreto il divieto di educazione affettiva nelle scuole dell’infanzia e primaria.
Rimaniamo sbigottite da una decisione di questo tipo alla luce del tessuto sociale e culturale sessista in cui viviamo attualmente, intriso di violenza e incapace di una relazione costruttiva e paritaria.
Come Telefono Donna da anni portiamo avanti progetti nelle scuole del nostro territorio lecchese per una cultura all’insegna del rispetto reciproco e della relazione affettiva che non accetti nessun tipo di violenza.
Ci risulta estremamente difficile comprendere come la scuola, che dovrebbe essere per sua missione prioritaria deputata all’educazione e all’istruzione, possa essere privata di qualcosa che è così carente nella vita di tutti i giorni.
I casi di femminicidio sono solo la punta di un iceberg di normalizzazione della violenza che, come centri antiviolenza, conosciamo troppo bene: conosciamo le sue dinamiche, vediamo come si manifesta, come si insinua lentamente nelle relazioni e come, spesso, tragicamente si conclude — lo raccontano, purtroppo, i recenti fatti di cronaca.
Ci chiediamo chi, secondo il nostro ministro, debba essere deputato all’istruzione e alla formazione affettiva dei nostri figli, se non proprio la scuola e il ministero che la guida, nei quali dovremmo poter riporre fiducia e speranza.
È difficile per il nostro centro antiviolenza portare avanti ogni giorno la strenua difesa dei diritti individuali e della non violenza e, contemporaneamente, percepire una politica così distante e così poco alleata ai nostri obiettivi.
Oppure dovremmo rassegnarci a un’educazione affettiva e sessuale appresa attraverso social e siti che veicolano modelli distorti e irrealistici dei rapporti umani, dove la sessualità viene rappresentata come possesso, sopraffazione o consumo?
Per noi la risposta è no.
Perché educare all’affettività e al rispetto non è un lusso, ma una necessità urgente.
E togliere questo spazio alla scuola significa togliere un futuro diverso alle nostre figlie e ai nostri figli.
affettiva anche nelle scuole secondarie di primo grado, cioè quelle che una volta si chiamavano scuole medie.
Questo emendamento viene inserito nel decreto di legge Valditara, dal nome del nostro ministro dell’Istruzione, che già prevedeva in concreto il divieto di educazione affettiva nelle scuole dell’infanzia e primaria.
Rimaniamo sbigottite da una decisione di questo tipo alla luce del tessuto sociale e culturale sessista in cui viviamo attualmente, intriso di violenza e incapace di una relazione costruttiva e paritaria.
Come Telefono Donna da anni portiamo avanti progetti nelle scuole del nostro territorio lecchese per una cultura all’insegna del rispetto reciproco e della relazione affettiva che non accetti nessun tipo di violenza.
Ci risulta estremamente difficile comprendere come la scuola, che dovrebbe essere per sua missione prioritaria deputata all’educazione e all’istruzione, possa essere privata di qualcosa che è così carente nella vita di tutti i giorni.
I casi di femminicidio sono solo la punta di un iceberg di normalizzazione della violenza che, come centri antiviolenza, conosciamo troppo bene: conosciamo le sue dinamiche, vediamo come si manifesta, come si insinua lentamente nelle relazioni e come, spesso, tragicamente si conclude — lo raccontano, purtroppo, i recenti fatti di cronaca.
Ci chiediamo chi, secondo il nostro ministro, debba essere deputato all’istruzione e alla formazione affettiva dei nostri figli, se non proprio la scuola e il ministero che la guida, nei quali dovremmo poter riporre fiducia e speranza.
È difficile per il nostro centro antiviolenza portare avanti ogni giorno la strenua difesa dei diritti individuali e della non violenza e, contemporaneamente, percepire una politica così distante e così poco alleata ai nostri obiettivi.
Oppure dovremmo rassegnarci a un’educazione affettiva e sessuale appresa attraverso social e siti che veicolano modelli distorti e irrealistici dei rapporti umani, dove la sessualità viene rappresentata come possesso, sopraffazione o consumo?
Per noi la risposta è no.
Perché educare all’affettività e al rispetto non è un lusso, ma una necessità urgente.
E togliere questo spazio alla scuola significa togliere un futuro diverso alle nostre figlie e ai nostri figli.
Telefono Donna Lecco