Teleriscaldamento al Caleotto: un progetto opaco e obsoleto

Lettera Aperta alla Cittadinanza, alle Autorità Comunali e agli Enti Competenti

Oggetto: Teleriscaldamento al Caleotto: un progetto opaco e obsoleto. Occorre trasparenza, una reale transizione energetica e una valutazione alternativa degli impatti

Come cittadino lecchese, sono profondamente preoccupato per la realizzazione della centrale termoelettrica "Polo Caleotto". Nonostante l'iter autorizzativo sia concluso, permangono gravissime criticità che coinvolgono la salute pubblica, l'ambiente e il futuro energetico della nostra città. La prossimità dell'impianto a scuole, abitazioni e al centro storico lo rende una scelta incomprensibile, i cui rischi non sono stati adeguatamente valutati né comunicati alla collettività.

I punti critici irrisolti: perché questo progetto è inaccettabile

1. Emissioni concentrate in area urbana: un picco di inquinanti alle porte del centro storico

La centrale creerà un unico punto di emissione significativo di inquinanti come NOx e CO in una zona già critica. Ci saranno 7 camini di emissione, tra cui due alti 25 metri, che non sono una garanzia assoluta contro le ricadute al suolo, specialmente
in condizioni meteorologiche avverse. Inoltre, il progetto introduce deliberatamente l'uso di ammoniaca (stimata in 380 kg/anno) come reagente per i sistemi di abbattimento, aggiungendo un nuovo inquinante al panorama locale i cui effetti a lungo termine non sono stati chiariti. Affermare che si tratti delle "stesse sostanze delle caldaie domestiche" è fuorviante: il problema non è la natura delle emissioni, ma la loro pericolosa concentrazione in un unico punto, che crea un picco locale di inquinanti a ridosso di aree sensibili.

2. Rischi per la sicurezza: piani di emergenza opachi e assenza di presidio fisso
La centrale, alimentata a gas naturale, non avrà un presidio fisso di personale. In caso di incidenti come fughe di gas o incendi, i tempi di intervento da remoto sono del tutto ignoti alla cittadinanza. I piani di emergenza e di evacuazione non sono stati resi pubblici, né discussi con i residenti delle aree limitrofe, alimentando un legittimo senso di insicurezza.

3. Inquinamento acustico: un disturbo ignorato per scuole e abitazioni
Il progetto ignora completamente l'impatto acustico di macchinari potenti come motori endotermici, sistemi di ventilazione e pompe idrauliche. Particolare preoccupazione desta il disturbo acustico durante le ore notturne, quando i rumori risulteranno più percepibili e fastidiosi per la popolazione. La vicinanza a istituti scolastici e abitazioni rischia di trasformare la centrale in una fonte costante di disturbo, con ripercussioni sul benessere dei residenti, sul riposo notturno e sulla concentrazione degli studenti.
 
4. Rischio inquinamento idrico: acque reflue non sufficientemente tutelate
L'impianto genererà diversi tipi di acque reflue potenzialmente pericolose: acque di trattamento (da processi di osmosi e addolcitore), acque di spurgo delle caldaie e acque meteoriche contaminate da idrocarburi provenienti dai piazzali. Sebbene il
progetto preveda pozzetti di contenimento, non è stato adeguatamente valutato né escluso il rischio di sversamenti accidentali nel terreno o nella rete fognaria, con potenziale contaminazione delle falde acquifere e dell'ecosistema locale.

5. Mancanza di trasparenza: nessuna garanzia di monitoraggio pubblico e imparziale
Non esiste alcun piano per un monitoraggio pubblico, continuo e accessibile delle emissioni atmosferiche e acustiche. I cittadini hanno il diritto di sapere in tempo reale cosa respirano, ma al momento non esiste alcuno strumento che lo garantisca. L'approccio dell'azienda sembra limitarsi agli adempimenti burocratici, negando alla collettività il diritto alla trasparenza.

6. Un progetto già obsoleto: la falsa promessa del biometano e le sue emissioni nocive
Investire oggi in un'infrastruttura a gas fossile con una vita utile di 30 anni è un anacronismo pericoloso. L'annuncio di una futura conversione al biometano per il 2032 non è supportato da un piano vincolante, rimanendo una mera ipotesi di facciata. Ma c'è di più: anche qualora questa conversione avvenisse, il biometano, pur essendo un combustibile "green" per la sua origine rinnovabile, quando bruciato emette le stesse sostanze nocive del metano fossile, come gli ossidi di azoto (NOx) e il monossido di carbonio (CO). La sua filiera produttiva è sostenibile, ma non il suo processo di combustione.

Questa verità svela l'inganno: il passaggio al biometano risolverebbe il problema delle emissioni climalteranti (CO₂), ma non quello delle emissioni inquinanti che impattano direttamente sulla nostra salute respiratoria. Nel frattempo, per anni, Lecco rimarrà vincolata al gas fossile, esposta ai suoi rischi economici, geopolitici e ambientali. Questo progetto non rappresenta una vera transizione energetica, ma un palese caso di greenwashing, che condanna la nostra città a decenni di inquinamento localizzato, indipendentemente dal combustibile gassoso utilizzato.

7. La possibilità non valutata: spostare la centrale fuori dal centro città
Non risulta sia stata adeguatamente valutata l'alternativa di localizzare la centrale termoelettrica in un'area periferica, meno densamente popolata e più distante da scuole e dal centro storico. Una localizzazione più idonea potrebbe drasticamente
ridurre l'esposizione diretta della popolazione ai rischi di inquinamento atmosferico, custico e di incidente rilevante. Chiediamo con forza che questa opzione venga immediatamente studiata e resa pubblica, con una valutazione comparativa degli
impatti basata su un criterio univoco e replicabile.

Il criterio di valutazione proposto:

Per un confronto oggettivo tra lo scenario attuale (caldaie domestiche) e i vari scenari di teleriscaldamento (con centrale in centro o in periferia), si deve adottare una metodologia chiara:

-o Unità di misura comune: Tutti i consumi energetici e le dispersioni della rete devono essere convertiti in consumo equivalente di gas metano.

-o Calcolo emissioni: Dal consumo totale di gas di ogni scenario, si calcolano le emissioni di inquinanti (NOx, CO, ecc.) utilizzando per tutte le sorgenti gli stessi coefficienti di emissione predefiniti.

-o Modelli di dispersione: I risultati devono essere utilizzati per modellizzare le ricadute al suolo degli inquinanti, applicando modelli di dispersione diversi per le emissioni diffuse delle caldaie domestiche e le emissioni concentrate di una centrale.

Solo così si potrà confrontare scientificamente l'impatto sulla qualità dell'aria dei diversi scenari e prendere una decisione informata sul bene collettivo.

Le mie richieste personali, di cittadino

Credo fermamente che, per poter accettare questo impianto nella nostra città, sia necessario che le Istituzioni impongano al gestore alcune condizioni minime di trasparenza e sicurezza.

Ecco cosa ritengo indispensabile:

• Un monitoraggio pubblico verificabile: Ogni cittadino deve poter controllare in qualsiasi momento, attraverso un portale web aperto a tutti, i dati in tempo reale delle emissioni (NOx, CO, NH₃, polveri) e dei livelli di rumore. Questi dati devono
essere verificati da un ente terzo indipendente, per garantirne la veridicità.

• Un piano di sicurezza pubblico e garantito: I Lecchesi devono sapere come comportarsi in caso di emergenza. Devono essere resi pubblici e condivisi con tutti i cittadini i piani di emergenza ed evacuazione dettagliati, approvati da Vigili del Fuoco e Protezione Civile. È un nostro diritto sapere come proteggerci.

• Una transizione energetica reale: Non ci si può accontentare di promesse sul biometano per il 2032. È necessario un piano certo e legalmente vincolante che impegni il gestore a raggiungere le zero emissioni ben prima di quella data, abbandonando il gas fossile per soluzioni realmente rinnovabili come pompe di calore, solare termico o geotermia.

• Una valutazione alternativa e una vigilanza civica: Chiediamo che venga immediatamente commissionato e reso pubblico uno studio che valuti l'impatto dello spostamento della centrale in un'area periferica, utilizzando il criterio univoco sopra descritto. Inoltre, ritengo fondamentale l'istituzione di un Comitato di Vigilanza Civico con rappresentanti dei quartieri, associazioni 
ambientaliste e tecnici indipendenti, che abbia il potere di accedere ai dati, richiedere verifiche e supervisionare lo studio di localizzazione alternativa.

Qualcuno che controlli per conto di tutti noi cittadini.

Non sono disposto ad accettare che la nostra salute e la qualità del nostro ambiente vengano sacrificate. La mia città merita una vera transizione ecologica, basata su trasparenza, innovazione reale, partecipazione dei cittadini e una seria valutazione di tutte
le alternative, a partire dallo spostamento della centrale fuori dal centro abitato. Conto che queste richieste, fondate sul diritto alla salute e alla trasparenza, trovino il dovuto ascolto.

Resto fiducioso che le istituzioni sapranno fare la loro parte per il bene comune di Lecco.
Alberto Varni, Cittadino di Lecco
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