Morte di Jennifer: la famiglia chiede al PM di 'appellare' la sentenza a carico del conducente della BMW
Una lunga memoria ha accompagnato la richiesta, ai sensi dell'articolo 572 del codice di procedura penale, che l'avvocato Marcello Perillo (per conto della parte civile, la famiglia Alcani) ha depositato negli scorsi giorni in Procura a Lecco, per chiedere al sostituto Chiara Di Francesco, titolare del fascicolo, di impugnare la sentenza di condanna nei confronti di Massimo F., il 23enne lecchese che il 10 gennaio scorso era alla guida della BMW Serie 1 andata a schiantarsi lungo via Nazionale ad Abbadia trasformandosi in una trappola mortale per la giovane Jennifer, spirata sei giorni dopo all'ospedale Manzoni a soli 13 anni.

Il giovane lo scorso 10 settembre era stato condannato a tre anni all'esito del processo con rito abbreviato (e dunque al netto dello sconto di un terzo della pena assicurato dalla rinuncia al dibattimento) celebrato al cospetto del giudice per le udienze preliminari Gianluca Piantadosi. Se il PM aveva chiesto per il giovanotto 3 anni e 8 mesi, con la concessione delle attenuanti generiche, la sentenza era stata più mite; il gup infatti, nell'accogliere la tesi della Procura aveva escluso l'aggravante della guida sotto l'effetto di stupefacenti ritenuta così limitata da non potersi considerare influente sulla capacità di guida, come durante la discussione aveva rilevato il difensore dell'imputato, l'avvocato Marco Possenti.
Tre anni dunque, la pena finale nei confronti del giovane, attualmente in comunità, nei confronti del quale era stata disposta la sospensione della patente per 4 anni. Riconosciuti poi 50.000 euro di risarcimento per ognuno dei due genitori di Jennifer e 15.000 euro per nonni, zii e cugini tutti rappresentati – come dicevamo in apertura - dall'avvocato Perillo. Quest'ultimo, già nei minuti successivi alla sentenza, non aveva celato la propria amarezza per come erano andate le cose, soprattutto in considerazione del fatto che l'imputato non avrebbe mai dimostrato segni di pentimento per l'accaduto.
Un'insoddisfazione messa nero su bianco in una memoria depositata negli scorsi giorni, nella quale chiede appunto allo stesso titolare del fascicolo – la dottoressa Di Francesco – di proporre impugnazione alla sentenza. Ora la palla passa dunque alla Procura che, entro la scadenza dei termini e con parere motivato, potrà accogliere o meno l'istanza della parte civile.

Il giovane lo scorso 10 settembre era stato condannato a tre anni all'esito del processo con rito abbreviato (e dunque al netto dello sconto di un terzo della pena assicurato dalla rinuncia al dibattimento) celebrato al cospetto del giudice per le udienze preliminari Gianluca Piantadosi. Se il PM aveva chiesto per il giovanotto 3 anni e 8 mesi, con la concessione delle attenuanti generiche, la sentenza era stata più mite; il gup infatti, nell'accogliere la tesi della Procura aveva escluso l'aggravante della guida sotto l'effetto di stupefacenti ritenuta così limitata da non potersi considerare influente sulla capacità di guida, come durante la discussione aveva rilevato il difensore dell'imputato, l'avvocato Marco Possenti.
Tre anni dunque, la pena finale nei confronti del giovane, attualmente in comunità, nei confronti del quale era stata disposta la sospensione della patente per 4 anni. Riconosciuti poi 50.000 euro di risarcimento per ognuno dei due genitori di Jennifer e 15.000 euro per nonni, zii e cugini tutti rappresentati – come dicevamo in apertura - dall'avvocato Perillo. Quest'ultimo, già nei minuti successivi alla sentenza, non aveva celato la propria amarezza per come erano andate le cose, soprattutto in considerazione del fatto che l'imputato non avrebbe mai dimostrato segni di pentimento per l'accaduto.
Un'insoddisfazione messa nero su bianco in una memoria depositata negli scorsi giorni, nella quale chiede appunto allo stesso titolare del fascicolo – la dottoressa Di Francesco – di proporre impugnazione alla sentenza. Ora la palla passa dunque alla Procura che, entro la scadenza dei termini e con parere motivato, potrà accogliere o meno l'istanza della parte civile.
G.C.