Sulla Lecco-Bergamo la Terzi chiude le porte al territorio
    			È un peccato l’ennesima chiusura da parte di Regione Lombardia sull’ipotesi di valutare un percorso alternativo all’attuale con la possibilità di accorciare i tempi della realizzazione della Lecco–Bergamo, sostituendo gli attuali due lotti in un solo unico lotto di lavori che attraversi Calolziocorte, fino ad arrivare al ponte Cesare Cantù. Peccato perché ormai 7 mesi fa, senza mai nessuna risposta, la richiesta era avvenuta ufficialmente in Commissione Infrastrutture, dopo l’ascolto dei comitati territoriali e degli amministratori locali. Oggi il tempo è passato invano.
Inoltre, ad agosto, più di due mesi fa, il sindaco di Calolziocorte aveva mandato una lettera al Ministero delle Infrastrutture per sapere se questo ulteriore possibile studio di fattibilità alternativo, in concomitanza con l’avanzamento progettuale attuale, era fattibile. E il sindaco, a oggi, pare non abbia avuto nessuna risposta, se non la chiusura netta da parte dell’assessora Terzi”.
Resta il fatto che le motivazioni addotte dalla Terzi sono confutabili, nel senso che stiamo parlando di un’opera che ha visto un ulteriore rinvio del suo percorso realizzativo, in quanto la presentazione della prima progettazione di fattibilità tecnico-economica è stata prorogata a inizio 2026. Inoltre, pare che l’iter non si concluderà prima della fine del 2026, con ipotesi di inizio lavori non prima della fine del 2027. Quindi abbiamo buttato via 7 mesi ma, se non perdiamo ulteriore tempo, possiamo ancora fare uno studio progettuale alternativo. Certo che se si continua a rinviare dicendo che non si può fare nulla, poi diventa veramente non più realizzabile.
Un’ipotesi, ribadisco, chiesta dal territorio, supportata da 2.700 firme di residenti e non presa minimamente in considerazione dagli enti nazionali e regionali. Resta poi il fatto che le ulteriori motivazioni addotte dall’assessora non si capisce a cosa si riferiscano, perché un’eventuale nuova progettazione non farebbe venir meno le risorse, visto che non stiamo parlando né di fondi europei, né di Pnrr, che hanno dei vincoli di scadenza. Quindi quando l’assessora dice che se facciamo altre progettazioni perdiamo i fondi che, tra l’altro per il 30% almeno devono essere ancora recuperati, non è corretto: i fondi si perdono solo se il Ministero guidato da Salvini non conferma la strategicità dell’opera e li toglie.
E se questo intervento è una eredità delle Olimpiadi, è altrettanto evidente che ormai anche la progettazione e le autorizzazioni andranno dopo i Giochi, visto che la tempistica dichiarata dalla stessa assessora Terzi è a fine 2026. Quindi non si usino i Giochi per dire che si deve escludere qualsiasi variazione, perché se sono stati la motivazione iniziale, ormai è chiaro che andiamo oltre. Ravvisiamo invece che c’è purtroppo una volontà anche questa volta di non ascoltare richieste di approfondimento volute da sindaci, comitati, cittadini. Questo ritardo di mesi e mesi certo non aiuta, però penso che misuri anche una responsabilità: l’attuale progetto che bloccherà per anni il centro di Calolziocorte non è stato comparato ad altre ipotesi meno impattanti.
    		Inoltre, ad agosto, più di due mesi fa, il sindaco di Calolziocorte aveva mandato una lettera al Ministero delle Infrastrutture per sapere se questo ulteriore possibile studio di fattibilità alternativo, in concomitanza con l’avanzamento progettuale attuale, era fattibile. E il sindaco, a oggi, pare non abbia avuto nessuna risposta, se non la chiusura netta da parte dell’assessora Terzi”.
Resta il fatto che le motivazioni addotte dalla Terzi sono confutabili, nel senso che stiamo parlando di un’opera che ha visto un ulteriore rinvio del suo percorso realizzativo, in quanto la presentazione della prima progettazione di fattibilità tecnico-economica è stata prorogata a inizio 2026. Inoltre, pare che l’iter non si concluderà prima della fine del 2026, con ipotesi di inizio lavori non prima della fine del 2027. Quindi abbiamo buttato via 7 mesi ma, se non perdiamo ulteriore tempo, possiamo ancora fare uno studio progettuale alternativo. Certo che se si continua a rinviare dicendo che non si può fare nulla, poi diventa veramente non più realizzabile.
Un’ipotesi, ribadisco, chiesta dal territorio, supportata da 2.700 firme di residenti e non presa minimamente in considerazione dagli enti nazionali e regionali. Resta poi il fatto che le ulteriori motivazioni addotte dall’assessora non si capisce a cosa si riferiscano, perché un’eventuale nuova progettazione non farebbe venir meno le risorse, visto che non stiamo parlando né di fondi europei, né di Pnrr, che hanno dei vincoli di scadenza. Quindi quando l’assessora dice che se facciamo altre progettazioni perdiamo i fondi che, tra l’altro per il 30% almeno devono essere ancora recuperati, non è corretto: i fondi si perdono solo se il Ministero guidato da Salvini non conferma la strategicità dell’opera e li toglie.
E se questo intervento è una eredità delle Olimpiadi, è altrettanto evidente che ormai anche la progettazione e le autorizzazioni andranno dopo i Giochi, visto che la tempistica dichiarata dalla stessa assessora Terzi è a fine 2026. Quindi non si usino i Giochi per dire che si deve escludere qualsiasi variazione, perché se sono stati la motivazione iniziale, ormai è chiaro che andiamo oltre. Ravvisiamo invece che c’è purtroppo una volontà anche questa volta di non ascoltare richieste di approfondimento volute da sindaci, comitati, cittadini. Questo ritardo di mesi e mesi certo non aiuta, però penso che misuri anche una responsabilità: l’attuale progetto che bloccherà per anni il centro di Calolziocorte non è stato comparato ad altre ipotesi meno impattanti.
        		Gian Mario Fragomeli, consigliere regionale PD   			
   					













