Lecco: 'sette contro uno' in un palazzo di via Giusti. Parla l'imputato
Tempo un paio di anni e la situazione, nella palazzina di via Giusti a Lecco, sia per chi già c'era che per i nuovi arrivati, si è fatta invivibile tanto che sette condomini hanno portato in tribunale un uomo di 49 anni, arrivato nel 2022 e resosi responsabile, a loro dire, di atti persecutori e lesioni aggravate.
Una vicenda che, dal punto di vista giudiziario, si avvia a conclusione visto che martedì, davanti al giudice Martina Beggio, ha testimoniato l'imputato. Rinviata, causa orario ormai inoltrato, l'audizione della compagna. A dicembre, dunque, sarà il momento degli avvocati per la discussione e infine la sentenza.
Quest'oggi l'uomo ha ripercorso brevemente il suo arrivo nell'appartamento di 45 metri quadrati con un piccolo giardino, in via Giusti, assieme alla compagna e ai tre gatti, e ha descritto la dislocazione della casa su un pianerottolo con altre due abitazioni e il vano ascensore oltre alla porta di ingresso.
Al suo arrivo, mentre era impegnato nei lavori di installazione delle grate e di una rete per impedire la fuga dei felini, aveva conosciuto tre condomini che si erano presentati.
A loro aveva manifestato la passione per la musica e in particolare per uno strumento, la pianola che era abituato a suonare nel rispetto degli orari di riposo. Una passione condivisa da altri due ragazzi, per il flauto traverso e il sassofono, figli di una dei tre condomini. Pur rispettando gli orari, ha spiegato rispondendo alle domande del suo avvocato Ilaria Guglielmana, aveva omunque messo dei pannelli isolanti fonoassorbenti così da attutire al massimo l'eventuale disturbo. Nel corso della sua deposizione ha ricordato come la compagna fosse stata aggredita, accusata di avere sbattuto la porta con forza e di avere ricevuto una secchiata di acqua in testa, mentre lui si trovava fuori per un giro con la moto. "Ma la porta sbatteva perchè mancava il fermo, nonostante avessimo detto all'amministratrice che andava sistemata. Gli altri condomini non hanno voluto" ha precisato con riferimento al rumore provocato dalla chiusura senza accompagnamento "E le persone ddanneggiate dal rumore eravamo noi perchè abitiamo accanto all'ingresso".
Parlando della compagna ha poi elenccato le problematiche di salute che la affliggono, ribandendo i continui dispetti messi comunque in atto dai condomini: da una sordità che si fa sempre più presente, all'artrosi sino al decadimento cognitivo. Patologie certificate e prodootte al giudice a fine udienza.
Ha ricordato poi la notte in cui la donna aveva aperto la porta di ingresso e si era trovata un vicino che si accaniva sulla loro porta con un manganello. "Ho sentito il rumore, mi sono alzato e l'ho visto che continuava a picchiare sulla porta. Allora ho preso l'ombrello e ho cercato di allontanarlo ma lui è entrao in casa, mi ha preso l'ombrello e me lo ha pestato in testa e poi lo ha buttato a terra. Hanno dichiarato che io avrei spruzzato lo spray al peperoncino. Io ero andato verso di loro per riprendermi le ciabatte che mi erano state sottratte e avevo con me lo spray per difendermi. Quando mi hanno caricato sono corso indietro e l'ho spruzzato alle mie spalle. Non ho mai spruzzato lo spray sulle scale o nel vano ascensore" ha concluso, specificando su domanda dell'avvocato difensore.
Ha poi ricordato l'episodio del maggio 2025 quando, intervenuto per capire cosa stesse succedendo alla compagna che era uscita per chiedere di non sbattere la porta, era stato "caricato" da due vicini che brandivano un mestolo e una mazza, e preso a calci e pugni, rimendiando un colpo al volto che gli aveva provocato un trauma al naso giudicato guaribile da uno specialista in due settimane.
Sul posto erano giunti i carabinieri "ma non passando per l'ingresso pedonale ma da un appartamento (uno dei condomini era un carabinieri, ndr). Ho detto alle forze dell'ordine di guardare le telecamere che puntavano sul mio ingresso ma mi hanno detto che non erano vere. Ho fatto svariate denunce sui fatti raccontati e mi sono sempre chiesto quando sarebbe stato il mio turno, ma poi ho scoperto le denunce erano state smarrite all'interno del tribunale ed erano state trovate all'ulitimo, compreso una chiavetta dove si vedere il video con l'aggressione".
Incalzato dal giudice che ha ripetuto alcune delle frasi presenti nel capo di imputazione e che sarebbero state rivolte ai condomini, in particolare alla coppia di uomini omosessuali, l'imputato ha ammesso he le offese ma era "normale rispetto a quello che hanno fatto loro".
Andato oltre il tempo previsto, il giudice si è visto costretto a interrompere l'audizione e a rinviare la conclusione al mese di dicembre
Una vicenda che, dal punto di vista giudiziario, si avvia a conclusione visto che martedì, davanti al giudice Martina Beggio, ha testimoniato l'imputato. Rinviata, causa orario ormai inoltrato, l'audizione della compagna. A dicembre, dunque, sarà il momento degli avvocati per la discussione e infine la sentenza.
Quest'oggi l'uomo ha ripercorso brevemente il suo arrivo nell'appartamento di 45 metri quadrati con un piccolo giardino, in via Giusti, assieme alla compagna e ai tre gatti, e ha descritto la dislocazione della casa su un pianerottolo con altre due abitazioni e il vano ascensore oltre alla porta di ingresso.
Al suo arrivo, mentre era impegnato nei lavori di installazione delle grate e di una rete per impedire la fuga dei felini, aveva conosciuto tre condomini che si erano presentati.
A loro aveva manifestato la passione per la musica e in particolare per uno strumento, la pianola che era abituato a suonare nel rispetto degli orari di riposo. Una passione condivisa da altri due ragazzi, per il flauto traverso e il sassofono, figli di una dei tre condomini. Pur rispettando gli orari, ha spiegato rispondendo alle domande del suo avvocato Ilaria Guglielmana, aveva omunque messo dei pannelli isolanti fonoassorbenti così da attutire al massimo l'eventuale disturbo. Nel corso della sua deposizione ha ricordato come la compagna fosse stata aggredita, accusata di avere sbattuto la porta con forza e di avere ricevuto una secchiata di acqua in testa, mentre lui si trovava fuori per un giro con la moto. "Ma la porta sbatteva perchè mancava il fermo, nonostante avessimo detto all'amministratrice che andava sistemata. Gli altri condomini non hanno voluto" ha precisato con riferimento al rumore provocato dalla chiusura senza accompagnamento "E le persone ddanneggiate dal rumore eravamo noi perchè abitiamo accanto all'ingresso".
Parlando della compagna ha poi elenccato le problematiche di salute che la affliggono, ribandendo i continui dispetti messi comunque in atto dai condomini: da una sordità che si fa sempre più presente, all'artrosi sino al decadimento cognitivo. Patologie certificate e prodootte al giudice a fine udienza.
Ha ricordato poi la notte in cui la donna aveva aperto la porta di ingresso e si era trovata un vicino che si accaniva sulla loro porta con un manganello. "Ho sentito il rumore, mi sono alzato e l'ho visto che continuava a picchiare sulla porta. Allora ho preso l'ombrello e ho cercato di allontanarlo ma lui è entrao in casa, mi ha preso l'ombrello e me lo ha pestato in testa e poi lo ha buttato a terra. Hanno dichiarato che io avrei spruzzato lo spray al peperoncino. Io ero andato verso di loro per riprendermi le ciabatte che mi erano state sottratte e avevo con me lo spray per difendermi. Quando mi hanno caricato sono corso indietro e l'ho spruzzato alle mie spalle. Non ho mai spruzzato lo spray sulle scale o nel vano ascensore" ha concluso, specificando su domanda dell'avvocato difensore.
Ha poi ricordato l'episodio del maggio 2025 quando, intervenuto per capire cosa stesse succedendo alla compagna che era uscita per chiedere di non sbattere la porta, era stato "caricato" da due vicini che brandivano un mestolo e una mazza, e preso a calci e pugni, rimendiando un colpo al volto che gli aveva provocato un trauma al naso giudicato guaribile da uno specialista in due settimane.
Sul posto erano giunti i carabinieri "ma non passando per l'ingresso pedonale ma da un appartamento (uno dei condomini era un carabinieri, ndr). Ho detto alle forze dell'ordine di guardare le telecamere che puntavano sul mio ingresso ma mi hanno detto che non erano vere. Ho fatto svariate denunce sui fatti raccontati e mi sono sempre chiesto quando sarebbe stato il mio turno, ma poi ho scoperto le denunce erano state smarrite all'interno del tribunale ed erano state trovate all'ulitimo, compreso una chiavetta dove si vedere il video con l'aggressione".
Incalzato dal giudice che ha ripetuto alcune delle frasi presenti nel capo di imputazione e che sarebbero state rivolte ai condomini, in particolare alla coppia di uomini omosessuali, l'imputato ha ammesso he le offese ma era "normale rispetto a quello che hanno fatto loro".
Andato oltre il tempo previsto, il giudice si è visto costretto a interrompere l'audizione e a rinviare la conclusione al mese di dicembre
S.V.














