Mandello: per il 4 Novembre i canti del Coro Bilacus
"In questo giorno che celebra l'Unità Nazionale e le Forze Armate, un giorno sacro alla Patria, vi chiediamo un momento di riflessione. Oggi non celebriamo la guerra, ma il silenzio, il silenzio profondo di chi non è più tornato, quello dei nostri Caduti, che da quelle trincee, da quelle montagne innevate, ancora oggi ci chiedono di ricordare quei soldati del '15-'18 che erano giovani come i nostri figli, ragazzi che hanno sofferto, che hanno dato ogni goccia di sé per un Paese che spesso conoscevano appena, se non per nome”.

Queste alcune delle toccanti parole lette ieri sera dall'alpino Aldo Zucchi, della locale sezione ANA, prima dell'inizio di “Un pezzo di cielo”, una performance di canti e racconti eseguita nella chiesa di San Lorenzo a Mandello del Lario dal Coro Bilacus di Bellagio, fondato nell'inverno tra il 1963 e il 1964, che propone un repertorio di brani popolari religiosi e alpini diffusi in varie lingue e dialetti.

Invitato dall'Amministrazione comunale a celebrare la ricorrenza del 4 Novembre, il gruppo si è esibito sotto la direzione del maestro Isidoro Taccagni. “Cosa rimane della Grande Guerra? Non diciamo a cosa sia servita, non è una domanda che si possa fare alle vedove, agli orfani, a chi ha perso un figlio, un fidanzato. Dopo il 4 Novembre l'Italia si trovò più unita. La vittoria, “sciolte le ali al vento” come si cantò, spinse troppo in alto i sogni di gloria di chi la trasformò in vergognosa sconfitta, di nuovo fratello contro fratello, a morire ancora. Cosa rimane?", è l'unterrogativo letto dal direttore del Coro, quale spunto di riflessione tra un canto e l'altro del concerto che ha portato il pubblico presente alla condivisione della memoria della Grande Guerra.

Queste alcune delle toccanti parole lette ieri sera dall'alpino Aldo Zucchi, della locale sezione ANA, prima dell'inizio di “Un pezzo di cielo”, una performance di canti e racconti eseguita nella chiesa di San Lorenzo a Mandello del Lario dal Coro Bilacus di Bellagio, fondato nell'inverno tra il 1963 e il 1964, che propone un repertorio di brani popolari religiosi e alpini diffusi in varie lingue e dialetti.

Invitato dall'Amministrazione comunale a celebrare la ricorrenza del 4 Novembre, il gruppo si è esibito sotto la direzione del maestro Isidoro Taccagni. “Cosa rimane della Grande Guerra? Non diciamo a cosa sia servita, non è una domanda che si possa fare alle vedove, agli orfani, a chi ha perso un figlio, un fidanzato. Dopo il 4 Novembre l'Italia si trovò più unita. La vittoria, “sciolte le ali al vento” come si cantò, spinse troppo in alto i sogni di gloria di chi la trasformò in vergognosa sconfitta, di nuovo fratello contro fratello, a morire ancora. Cosa rimane?", è l'unterrogativo letto dal direttore del Coro, quale spunto di riflessione tra un canto e l'altro del concerto che ha portato il pubblico presente alla condivisione della memoria della Grande Guerra.
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