PAROLE CHE PARLANO/254
Pignolo
La parola pignolo nasce da un’immagine semplice e concreta: quella della pigna, il frutto scaglioso del pino. Il suo percorso etimologico comincia nel latino pīnea, legato al pino e ai suoi frutti; ma è nel passaggio dall’oggetto al carattere umano che la storia si fa interessante. Le scaglie fitte e ordinate della pigna, così precise e regolari, hanno ispirato un’analogia: chi è pignolo somiglia a quel frutto, perché si sofferma su ogni minimo dettaglio, come se volesse contare ogni singola scaglia.All’inizio, tra il XVI e il XVII secolo, pignolo veniva usato soprattutto per indicare qualcosa di piccolo, minuto, quasi invisibile agli occhi distratti. Col tempo, però, il termine ha preso una piega più umana e psicologica. Nel linguaggio quotidiano, soprattutto in Toscana, si è cominciato a chiamare pignolo chi si perdeva in minuzie inutili, chi pretendeva una precisione esasperata, trasformando una qualità in un difetto. Così, da semplice aggettivo descrittivo, la parola è diventata lo specchio di un tratto del carattere: la meticolosità portata all’eccesso.
Oggi pignolo è una di quelle parole che oscillano tra il complimento e il rimprovero. Può descrivere la precisione ammirata di un artigiano, ma anche la fastidiosa puntigliosità di chi non sa lasciar correre le inezie. È affascinante pensare che, dietro un termine così comune, si nasconda l’immagine di un frutto e la capacità della lingua di trasformare la natura in metafora.
Rubrica a cura di Dino Ticli














