Lecco, diritto allo studio: un piano da oltre 3milioni di €
Vale 3.282.500 euro il Piano di diritto allo studio 2025-2026 del Comune di Lecco e interesserà 4.704 alunni dai tre ai 14 anni, ovvero bambini e ragazzi iscritti alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado statali lecchesi. L’assessore all’Istruzione Emanuele Torri ha presentato il documento alle commissione IV di giovedì sera: in quanto aggiornamento del piano triennale approvato lo scorso anno, all’interno del documento si trova innanzitutto una fotografia aggiornata della popolazione scolastica che riflette il calo demografico in atto, più evidente alle scuole medie, dove ci sono 87 alunni in meno (ovvero quattro classi) rispetto allo scorso anno e più lieve alla scuola materna ed elementare dove il calo sul 2024-2025 è rispettivamente di otto e nove bambini. Gli alunni con disabilità che frequentano le scuole lecchesi pubbliche sono circa trecento: 45 all’infanzia, 145 alla primaria e 108 alla secondaria.
Rispetto ai progetti che arricchiscono l’offerta didattica, quest’anno saranno proposti 35 progetti gratuiti alle scuole, alcuni dei quali in continuità con lo scorso anno sulla base del gradimento espresso, e saranno finanziati dal Comune 27 progetti proposte dalle scuole, frutto del lavoro dei docenti. “Tra i temi su cui ci concentriamo c’è in particolare quello dell’educazione all’affettività e la lotta alla violenza di genere, con un progetto svolto in collaborazione con ATS per riflettere sull’importanza di gestire rabbia ed emozioni e di individuare la modalità corretta di gestire il conflitto. Una novità importante è anche il progetto Hey, proposto da ATS per i ragazzi di 14 anni, con l’idea di offrire un accompagnamento sui temi della sessualità e della pubertà, all’interno del quale faranno delle visite al consultorio per far conoscere ai giovani un luogo di confronto e di riferimento dove trovare adulti autorevoli sul tema. Stiamo anche organizzando incontri pubblici rivolti agli alunni in collaborazione con la Camera di commercio e c'è in programma un incontro con il papà di Giulia Cecchettin”. Altri aspetti che toccheranno i progetti sono quello dei Patti digitali e dello sport, in collaborazione con associazioni del territorio.
Il Piano di diritto allo studio prevede anche un affiancamento ai docenti con proposte di formazione in tema di psicomotricità per la scuola infanzia; l’attivazione di un coordinamento pedagogico alla scuola primaria di Stato Stefano che è una scuola potenziata; la promozione di azioni di conciliazione famiglia-lavoro con l’attivazione del post scuola alla Rosa Spreafico per ampliare l’orario scolastico di un’ora in più. Ci saranno anche proposte nella fascia dei pre-adolescenti per la quale viene riproposto il progetto EduLab alla Tommaso Grossi e viene introdotta una proposta analoga anche presso la Stoppani dal nome Stop and Chill, che prevede delle attività nella fascia oraria 14-16.30 per far vivere ai ragazzi a rischio di dispersione scolastica delle esperienze di sport, arte o musica per permettere loro di scoprire i propri talenti. È stato anche fatto un lavoro con i dirigenti scolastici per dare una risposta ai “NAI”, gli alunni neo arrivati in Italia, che hanno evidenti difficoltà linguistiche e le risorse per gestire i loro bisogni sono insufficienti: “Abbiamo pensato a un progetto di potenziamento dell’alfabetizzazione linguistica che parità all’inizio del 2026 e prevede 12 ore di insegnamento della lingua italiana concentrate in un solo ICS con un'insegnante messa a disposizione del provveditorato e un educatore finanziato dal Comune” ha concluso l’assessore.
A completare il quadro dell’offerta scolastica lecchese è stata la presentazione di due esperienze presenti in città da qualche anno che stanno riscuotendo molto successo: la scuola senza zaino e la scuola montessoriana. La sperimentazione della scuola senza zaino è in corso alla Torri Tarelli di Chiuso da quattro anni e a spiegare il modello è una delle insegnanti, Daniela Gianola: “La rete delle scuole senza zaino è nata da più di 20 anni ed è composta oggi da centinai di istituti che trovano nella rete un punto di riferimento per la formazione e di confronto. Il modello organizzativo si basa sull’idea di un approccio globale al curricolo e dei valori guida. Si tratta di pratiche che tendono di valorizzare il legame tra le discipline evitando conoscenze frammentarie. La parola ‘senza’ non deve farci pensare a qualcosa che si toglie perché è un percorso che ha aggiunto senso di cura e partecipazione a ciò che facciamo ogni giorno a scuola”.
I tre valori si cui si basa il metodo sono quello della comunità, per cui la scuola è concepita come una comunità di apprendimento dove docenti, alunni, genitori e territorio collaborano per il benessere di tutti; i docenti collaborano tra loro per condividere materiali e prassi, gli alunni il senso di appartenenza al plesso, i genitori molto disponibili e sempre più coinvolti e si è sviluppato un legame con realtà del territorio come Laorca Lab e l’Istituto superiore di moda e design. Il secondo valore è quello dell’ospitalità che riguarda un atteggiamento di accoglienza diffusa, legato alla riorganizzazione degli ambienti che devono risultare più accoglienti, ordinati e ricchi di materiali; per questo sono state sistemate le aule con grandi banchi quadrati per promuovere la socializzazione tra gli alunni e armadi più leggeri a misura di bambino, sono state messe alle gambe delle sedie delle palline da tennis per ridurre il rumore, è stato curato allestimento dell’atrio con una biblioteca, cuscini e uno spazio di agorà per favorire momenti di confronto; inoltre il materiale di cancelleria è comune e questo è molto positivo perché si perde meno tempo, si evitando contrasti con le famiglie, non si fanno sentire in difetto i bambini e si insegna la cura delle cose comuni. L’ultimo valore è quello della responsabilità che vuol dire per il fondatore del metodo Marco Orsi “responsabilità verso la propria crescita per coltivare una dimensione interiore, responsabilità verso la crescita degli altri per cooperare, aiutare e coinvolgere; per l’ambiente circostante per promuovere valori e crescita individuale nell’ottica di cittadinanza attiva". Questo si traduce in pratiche che permettono ai bambini di sviluppare la propria autonomia, come il semaforo del bagno, il time table che permette di conoscere l’organizzazione della giornata, il consiglio dei ragazzi e l’autovalutazione degli alunni.
È stata invece Giancarla Nasatti a presentare la sperimentazione del metodo montessoriano partita da due anni alla scuola De Amicis: “La rete ReMo accompagna le scuole nell’apprendimento e sviluppo di questo approccio che si basa su tre principi fondanti. Oltre al ruolo del maestro, che quello di mediatore e facilitatore, è molto importante l’ambiente che deve essere accogliente, curato dove tutto deve essere a portata del bambino, con cancelleria comunitaria e materiali montessoriani che sono fatti in legno e sono scientifici, sono cioè degli strumento che permettono al bambino di auto-correggersi; i banchi sono a muro o in piccole isole e anche l’ambiente esterno è molto importante. Infine fondamentale è il ruolo della comunità educante: docenti, bambini e genitori costruiscono insieme dei percorsi. L’anno scorso avevamo una prima di 15 alunni, quasi tutti stranieri, e questo metodo ha funzionato abbiamo visto nascere e sviluppare un forte senso di comunità”.
Rispetto ai progetti che arricchiscono l’offerta didattica, quest’anno saranno proposti 35 progetti gratuiti alle scuole, alcuni dei quali in continuità con lo scorso anno sulla base del gradimento espresso, e saranno finanziati dal Comune 27 progetti proposte dalle scuole, frutto del lavoro dei docenti. “Tra i temi su cui ci concentriamo c’è in particolare quello dell’educazione all’affettività e la lotta alla violenza di genere, con un progetto svolto in collaborazione con ATS per riflettere sull’importanza di gestire rabbia ed emozioni e di individuare la modalità corretta di gestire il conflitto. Una novità importante è anche il progetto Hey, proposto da ATS per i ragazzi di 14 anni, con l’idea di offrire un accompagnamento sui temi della sessualità e della pubertà, all’interno del quale faranno delle visite al consultorio per far conoscere ai giovani un luogo di confronto e di riferimento dove trovare adulti autorevoli sul tema. Stiamo anche organizzando incontri pubblici rivolti agli alunni in collaborazione con la Camera di commercio e c'è in programma un incontro con il papà di Giulia Cecchettin”. Altri aspetti che toccheranno i progetti sono quello dei Patti digitali e dello sport, in collaborazione con associazioni del territorio.

L'assessore Emanuele Torri
Il Piano di diritto allo studio prevede anche un affiancamento ai docenti con proposte di formazione in tema di psicomotricità per la scuola infanzia; l’attivazione di un coordinamento pedagogico alla scuola primaria di Stato Stefano che è una scuola potenziata; la promozione di azioni di conciliazione famiglia-lavoro con l’attivazione del post scuola alla Rosa Spreafico per ampliare l’orario scolastico di un’ora in più. Ci saranno anche proposte nella fascia dei pre-adolescenti per la quale viene riproposto il progetto EduLab alla Tommaso Grossi e viene introdotta una proposta analoga anche presso la Stoppani dal nome Stop and Chill, che prevede delle attività nella fascia oraria 14-16.30 per far vivere ai ragazzi a rischio di dispersione scolastica delle esperienze di sport, arte o musica per permettere loro di scoprire i propri talenti. È stato anche fatto un lavoro con i dirigenti scolastici per dare una risposta ai “NAI”, gli alunni neo arrivati in Italia, che hanno evidenti difficoltà linguistiche e le risorse per gestire i loro bisogni sono insufficienti: “Abbiamo pensato a un progetto di potenziamento dell’alfabetizzazione linguistica che parità all’inizio del 2026 e prevede 12 ore di insegnamento della lingua italiana concentrate in un solo ICS con un'insegnante messa a disposizione del provveditorato e un educatore finanziato dal Comune” ha concluso l’assessore.
A completare il quadro dell’offerta scolastica lecchese è stata la presentazione di due esperienze presenti in città da qualche anno che stanno riscuotendo molto successo: la scuola senza zaino e la scuola montessoriana. La sperimentazione della scuola senza zaino è in corso alla Torri Tarelli di Chiuso da quattro anni e a spiegare il modello è una delle insegnanti, Daniela Gianola: “La rete delle scuole senza zaino è nata da più di 20 anni ed è composta oggi da centinai di istituti che trovano nella rete un punto di riferimento per la formazione e di confronto. Il modello organizzativo si basa sull’idea di un approccio globale al curricolo e dei valori guida. Si tratta di pratiche che tendono di valorizzare il legame tra le discipline evitando conoscenze frammentarie. La parola ‘senza’ non deve farci pensare a qualcosa che si toglie perché è un percorso che ha aggiunto senso di cura e partecipazione a ciò che facciamo ogni giorno a scuola”.
I tre valori si cui si basa il metodo sono quello della comunità, per cui la scuola è concepita come una comunità di apprendimento dove docenti, alunni, genitori e territorio collaborano per il benessere di tutti; i docenti collaborano tra loro per condividere materiali e prassi, gli alunni il senso di appartenenza al plesso, i genitori molto disponibili e sempre più coinvolti e si è sviluppato un legame con realtà del territorio come Laorca Lab e l’Istituto superiore di moda e design. Il secondo valore è quello dell’ospitalità che riguarda un atteggiamento di accoglienza diffusa, legato alla riorganizzazione degli ambienti che devono risultare più accoglienti, ordinati e ricchi di materiali; per questo sono state sistemate le aule con grandi banchi quadrati per promuovere la socializzazione tra gli alunni e armadi più leggeri a misura di bambino, sono state messe alle gambe delle sedie delle palline da tennis per ridurre il rumore, è stato curato allestimento dell’atrio con una biblioteca, cuscini e uno spazio di agorà per favorire momenti di confronto; inoltre il materiale di cancelleria è comune e questo è molto positivo perché si perde meno tempo, si evitando contrasti con le famiglie, non si fanno sentire in difetto i bambini e si insegna la cura delle cose comuni. L’ultimo valore è quello della responsabilità che vuol dire per il fondatore del metodo Marco Orsi “responsabilità verso la propria crescita per coltivare una dimensione interiore, responsabilità verso la crescita degli altri per cooperare, aiutare e coinvolgere; per l’ambiente circostante per promuovere valori e crescita individuale nell’ottica di cittadinanza attiva". Questo si traduce in pratiche che permettono ai bambini di sviluppare la propria autonomia, come il semaforo del bagno, il time table che permette di conoscere l’organizzazione della giornata, il consiglio dei ragazzi e l’autovalutazione degli alunni.
È stata invece Giancarla Nasatti a presentare la sperimentazione del metodo montessoriano partita da due anni alla scuola De Amicis: “La rete ReMo accompagna le scuole nell’apprendimento e sviluppo di questo approccio che si basa su tre principi fondanti. Oltre al ruolo del maestro, che quello di mediatore e facilitatore, è molto importante l’ambiente che deve essere accogliente, curato dove tutto deve essere a portata del bambino, con cancelleria comunitaria e materiali montessoriani che sono fatti in legno e sono scientifici, sono cioè degli strumento che permettono al bambino di auto-correggersi; i banchi sono a muro o in piccole isole e anche l’ambiente esterno è molto importante. Infine fondamentale è il ruolo della comunità educante: docenti, bambini e genitori costruiscono insieme dei percorsi. L’anno scorso avevamo una prima di 15 alunni, quasi tutti stranieri, e questo metodo ha funzionato abbiamo visto nascere e sviluppare un forte senso di comunità”.
M.V.














